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I falò della mia vita, di Stefania Presta

poesie a colori

by Piera De Prosperis
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Conoscete la sinestesia? E’ una condizione percettiva in cui la stimolazione di un senso provoca la percezione in un altro senso. Per esempio, vediamo un colore e riusciamo a mettere su carta la nostra sensazione trasformandola in parole ed immagini poetiche. Potremmo definirla sinestesia grafema-colore. E’ questa l’operazione intellettuale a cui partecipiamo quando leggiamo la raccolta I falò della mia vita, poesie a colori di Stefania Presta a cura di Concetta Bennici.

Ma partiamo dall’inizio, da uno dei tanti momenti di conoscenza e diffusione della produzione artistica di Stefania che, grazie all’opera instancabile della madre Concetta, continua a parlarci ed a commuoverci.

Sabato 15 novembre, nella biblioteca di villa Bruno a San Giorgio a Cremano è stato presentato il volume la cui esistenza è imprescindibile dalla visione dei quadri dell’artista esposti nel museo civico al piano nobile della Villa vesuviana.

Artista poliedrica ed appassionata del suo lavoro, Stefania è stata ricercatrice di materiali naturali da utilizzare in produzioni originali. Quando tra le sue carte sono state trovati testi poetici come un altro ma non estraneo filone della sua arte, è stato quasi inevitabile che si determinasse la suddetta sinestesia. Nell’esposizione, ai quadri sono accostati i testi non ad interpretazione di essi ma quasi a maggior approfondimento delle sensazioni che la pittura suscita. Esegeta privilegiata Concetta Bennici, madre e sacerdotessa del culto di Stefania per restituirti quel futuro negato e farti ritornare nella memoria di chi ti ha conosciuto e nella memoria di chi potrà conoscerti solo attraverso la tua ARTE. Queste le parole dell’introduzione che ben rendono il senso dell’operazione ma soprattutto sottolineano l’importanza della memoria e del ricordo, come diceva Foscolo, l’arte ha la funzione di procrastinare il ricordo del personaggio nel tempo «E me che i tempi ed il desio d’onore/ Fan per diversa gente ir fuggitivo,/ Me ad evocar gli eroi chiamin le Muse/ Del mortale pensiero animatrici./ Siedon custodi de’ sepolcri, e quando/ Il tempo con sue fredde ale vi spazza/ Fin le rovine, le Pimplèe fan lieti/ Di lor canto i deserti, e l’armonia/ Vince di mille secoli il silenzio» (I Sepolcri vv. 236-245).

L’incontro, arricchito dalla presenza di un folto pubblico, attento e partecipe, si è avvalso della presenza di una studiosa la professoressa Gelsomina Zeno che ha contribuito fin dal 2015 ad una esegesi dell’artista, scrivendo parole di grande sensibilità: la sua voce poetica non è, dunque, una prova di insospettata fragilità e men che mai una traccia di alienazione sociale. E’, semmai, la coscienza di un animo inquieto che trascende la propria materialità per consegnarsi alla mestizia che spesso assale chi si affaccia sull’abisso dell’universo. Stefania è stata particolarmente sensibile alla filosofia di Giordano Bruno di cui ammirava la dottrina dell’infinito per la quale solo l’infinito può riscattare il finito, mostrando come nelle percezioni empiriche si rifletta la struttura di un universo senza limiti. Ed è il colore, soprattutto quello naturale, che trasfigura le immagini in visione universale, infinita. Ogni quadro è un verso e ogni verso un colore. Nel suo atelier aveva creato un mondo di luce e poesia, destinata ad un dialogo personale e solo in seguito scoperta e valorizzata. Stefania insomma ci racconta in versi e colori la sua vita e i turbamenti della sua anima. Non a caso il suo colore prediletto è il nero inteso come una summa di tutti i colori, il particolare e l’universale.

Durante l’incontro sono state lette varie poesie di Stefania, vi propongo quella che dà il titolo alla raccolta: I falò della mia vita, premiata con la segnalazione d’onore al XXXII Premio Firenze del 2014 per la poesia inedita.

 

I miei pensieri,

fuochi fatui che vagheggiano erranti

tra le tenebre feconde della notte.

Lucciole i miei sogni

Che si perdono come vergini comete

Nell’immenso luccicar della Via Lattea.

Questi fuochi non mi riscaldano più;

freddo ormai è il mio cuore:

ora più che mai, il mio cuore.

Il mio vagheggiamento

Accompagna il suono del mare

Che va e si perde

Là dove il sole si spegne.

Qui comincia un altro ciclo della mia vita infinita.

 

Potrete vedere tutte le opere di Stefania sul sito www. stefaniapresta.it e scegliere voi stessi con quale tela stabilire una relazione empatica, sinestetica tra testo e immagine.

Artisti si è col cuore e con la mente; la mente viene educata all’aspetto pratico-artistico-culturale, alla disciplina dell’osservazione e dell’analisi del mondo circostante, il cuore deve imparare a comprendere tutto ciò, a cogliere tutte le sfumature che poi l’opera d’arte, qualunque essa sia, raccoglie ed evidenzia (Stefania Presta 1996).

 

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