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Il laboratorio Alimenti dell’Arpac di Napoli

by Flavio Cioffi
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Terza tappa del nostro viaggio all’interno del Dipartimento provinciale Arpac di Napoli. Dopo il laboratorio acque ad uso umano (https://www.genteeterritorio.it/qualita-dellacqua-il-lavoro-sul-territorio-del-dipartimento-arpac-di-napoli/) e il laboratorio mare (https://www.genteeterritorio.it/il-laboratorio-mare-dellarpac/) è la volta del laboratorio alimenti. Siamo con il dottore Dario Mirella, Direttore del Dipartimento, e con il dottore Eugenio Scopano, dirigente del Laboratorio Multisito Alimenti.

Come sempre, introduciamo l’argomento.

Mirella. Oggi parliamo del laboratorio Alimenti del Dipartimento di Napoli, un laboratorio multisito che effettua cioè analisi per più ambiti provinciali della Campania ed uno dei più antichi che sono transitati in Arpac. Infatti, a Napoli l’attività analitica sugli alimenti risale ai primi del ‘900: dapprima è stata svolta dai laboratori provinciali di igiene e profilassi, poi è stata trasferita alle Asl e infine è stata assorbita dall’Arpac all’atto della sua costituzione. In origine si trattava di controlli che vertevano su esigenze puntuali o in base a specifiche definite dalle Asl e dalla Polizia provinciale. Col tempo, il sistema è stato riorganizzato a livello nazionale e regionale.

Scopano. Il laboratorio si occupa di analizzare, sia dal punto di vista chimico che microbiologico, i prodotti alimentari di origine vegetale e tutto il materiale che viene utilizzato per contenere o cuocere o trasportare questi alimenti. Mentre le analisi sui prodotti di origine animale sono attribuite all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale.

Come funziona il meccanismo?

Scopano. Il Regolamento comunitario del 2017 ha stabilito le regole. La normativa nazionale le ha recepite e ha delegato le Regioni. La Regione Campania ci ha nominato formalmente “laboratorio ufficiale di controllo” competente per le province di Napoli, Salerno e Caserta, mentre su quelle di Avellino e Benevento operano i Dipartimenti Arpac locali. I campionamenti vengono effettuati e ci vengono forniti dalle Asl e dalla cosiddetta unità sanitaria di frontiera, cioè dal porto e dall’aeroporto di Napoli, in base a piani di monitoraggio in parte definiti dalle stesse Asl e in parte stabiliti a livello nazionale e regionale. Questo comporta che il nostro laboratorio analizza oltre 2.000 campioni all’anno, di cui il 75/80% per analisi microbiologiche e il resto per la ricerca di contaminanti chimici “storici” o “emergenti”. A questi vanno aggiunti i campioni, una cinquantina all’anno, conferiti dai NAS, i Nuclei Anti Sofisticazione del Ministero della sanità

Quale quadro emerge dai risultati delle analisi?

Mirella. Non si riscontrano criticità particolarmente significative. In genere le non conformità rilevate seguono un andamento costante, senza picchi, che potremmo definire fisiologico nonostante ci siano stati nel tempo allarmi legati a fatti di cronaca. Perlopiù le maggiori criticità riguardano la conservazione dei cibi piuttosto che le caratteristiche intrinseche degli alimenti. In alcuni casi è stata rilevata presenza di contaminanti, ma sono casi abbastanza rari e soprattutto non localizzati in particolari ambiti. Il laboratorio comunque è collegato a un sistema di allerta nazionale che, in caso di particolari contaminazioni, innesca un meccanismo di controllo più ampio su tutto il territorio nazionale.

Parliamo della struttura del laboratorio.

Scopano. Quanto al personale, attualmente vi prestano servizio sette tecnici, tutti laureati, tra chimici e biologi. Tecnici di elevatissima specializzazione e di grande professionalità. Ma non bastano, ne occorrerebbero altri 4 o 5 e spero che l’Agenzia riesca a reperire le risorse necessarie. Quanto all’attrezzatura, parte è di altissima tecnologia ed è estremamente costosa, motivo per il quale è a disposizione di tutta l’area analitica del Dipartimento di Napoli, come ad esempio quella necessaria per la determinazione dei metalli. La restante parte risponde alle esigenze, ma stiamo attingendo ai fondi del Pnrr per il necessario ricambio e per poter adottare metodi che ci consentano di fornire una risposta più rapida e con impiego di minor personale. L’aggiornamento tecnologico è fondamentale anche per consentirci di mantenere e irrobustire il nostro sistema di gestione di qualità nel rispetto della normativa che detta i requisiti dei laboratori di prova che effettuano attività di controllo su alimenti ed altri matrici sanitarie ambientali. L’area Analitica e i laboratori afferenti, fra cui il laboratorio Alimenti, sono accreditati da Accredia già dal 2009 e ciò garantisce imparzialità, competenza del personale adeguatamente formato e aggiornato, oltre ad un’attività di controllo improntata alla tracciabilità e trasparenza.

Mirella. Di recente è stato acquisito da Arpac un nuovo software, chiamato LIMS, strettamente connesso al sistema GISA regionale, che gestisce tutte le attività e le informazioni dei laboratori di analisi dell’Arpac. Questo programma consente il passaggio rapido ed automatico di tutti i dati, man mano che vengono prodotti dai laboratori, alla Regione in modo tale che possano essere trasmessi in tempo reale al livello nazionale e comunitario.

Veniamo alle conclusioni.

Mirella. Sicuramente il laboratorio alimenti è perfettamente in linea con le richieste nazionali di controllo. Potrebbe però essere implementato. Attualmente una parte delle attività analitiche vengono commissionate all’esterno per necessità legate alla carenza di personale. Le metodiche accreditate hanno infatti bisogno di un importante lavoro anche solo per tenere sotto controllo tutte le procedure analitiche. Quindi le prove affidate all’esterno potrebbero, con più personale e ulteriori apparecchiature, essere riportate in sede. Questo è il nostro obiettivo principale.