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Qualità dell’acqua: il lavoro sul territorio del Dipartimento Arpac di Napoli

by Flavio Cioffi
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Lo scorso 10 marzo, si è tenuto nella sede di ABC Napoli un incontro pubblico tra i vari soggetti che governano il settore idrico in Campania per mettere a confronto esperienze, buone pratiche e tecnologie nel servizio idrico integrato. Si è discusso anche di qualità dell’acqua distribuita e di sinergie realizzate tra gli Enti coinvolti. Tra i quali, in primis, l’Arpac. Ma qual è concretamente il ruolo dell’Agenzia e come e da chi viene svolto? Lo abbiamo chiesto a Dario Mirella, direttore del Dipartimento provinciale di Napoli, a Beatrice Cocozziello, direttrice dell’Area analitica, e a Clarice Tucci, dirigente il laboratorio acque ad uso umano.

Dottor Mirella, se dico ABC lei cosa mi risponde?

Con ABC esiste una collaborazione che va avanti da anni. Arpac è in qualche modo il controllore dell’attività di controllo svolta da ABC, in un’interlocuzione quotidiana per garantire una elevata qualità delle acque che vengono distribuite agli utenti. Ad ABC è affidata l’erogazione del servizio e la normativa definisce quali sono i suoi compiti di controllo sulla risorsa che viene erogata. La stessa normativa definisce anche l’attività di analisi dell’Arpac per il controllo dell’attività dell’Ente gestore.

Di quali risorse dispone il suo Dipartimento?

Abbiamo un Settore acque destinate al consumo umano dotato di tutte le apparecchiature necessarie per effettuare le analisi sulla risorsa e tutte le metodiche analitiche attualmente utilizzate sono state accreditate. Si tratta di una richiesta normativa ed è una garanzia che le risposte analitiche siano certe. Allo stesso requisito deve rispondere anche ABC come Ente gestore e il confronto avviene quindi su metodiche accreditate e pubblicate.

Dottoressa Cocozziello com’è organizzata l’Area analitica di Napoli?

E’ strutturata in sei Unità Operative e in Campania è il laboratorio al quale affluisce il maggior numero di campioni, quasi il 50% di tutta l’attività analitica si svolge qui. Oltre al laboratorio acque destinate al consumo umano, abbiamo un laboratorio multizonale sugli alimenti di origine vegetale, un laboratorio ecotossicologia, un laboratorio fitofarmaci e microtossine, un laboratorio acque reflue e il laboratorio regionale mare che oltre ad occuparsi di balneazione si occupa del monitoraggio di tutto l’ambiente marino. L’intera Area analitica è costituita da 49 persone di cui sei dirigenti. Anche se occorrerebbe altro personale e altra strumentazione. La strumentazione però sta arrivando e ci permetterà di lavorare ancora meglio, sia come tempi di risposta che come performance.

Dottoressa Tucci, è il suo laboratorio che fa le analisi per l’ABC?

Si, e non solo per l’ABC ma per tutti i gestori delle Asl cittadine. Quindi: Napoli 1, Napoli 2 nord e Napoli 3 sud. Il laboratorio è organizzato in due settori, chimico e microbiologico. Noi siamo il supporto tecnico analitico delle Asl. Quindi il personale ispettivo delle Asl va a campionare nei punti di prelievo stabiliti dal programma di monitoraggio, insieme all’ABC, poi il campione viene conferito ai nostri laboratori. Qui, entro le 24 ore come prevede la normativa, viene analizzato sia dal punto di vista chimico che microbiologico. Il laboratorio dispone di sette unità di personale ed è dotato di idonea strumentazione sia per la microbiologia che per la chimica.

Negli ultimi anni avete registrato criticità a Napoli?

No, assolutamente no. Nell’ultimo decennio le non conformità sono diminuite fino all’1% dei circa 4.000 campioni analizzati ogni anno. Questo grazie ad una maggiore sinergia. Noi trasmettiamo le non conformità in tempo reale all’Asl, che le trasmette all’Ente gestore, che a sua volta adotta i provvedimenti correttivi.

Dottor Mirella, sinergia è la parola chiave?

In realtà con le Asl ormai c’è una collaborazione decennale e rapporti anche di stima professionale che vanno ben oltre quelli ufficiali. Ritengo di poter dire che l’acqua è una delle risorse più e meglio controllate e si va verso un miglioramento ulteriore attraverso la diversificazione normativa dei piani di controllo, perché la risorsa idrica non è la stessa in tutto il territorio regionale. La gestione complessiva della risorsa e la sinergia tra più Enti consentono di avere buoni risultati.

Dottoressa Cocozziello, anche l’informazione/formazione aiuta.

E noi andiamo spesso nelle scuole a tenere seminari, quando ci vengono richiesti, illustrando le nostre attività e approfondendo particolari criticità ambientali. E’ un lavoro molto utile anche per noi, perché i giovani sono uno stimolo e li accogliamo in visita nella nostra sede. Anzi, l’anno prossimo avvieremo i progetti di alternanza scuola lavoro. Ma lavoriamo molto anche con gli studenti universitari che vengono qui a fare lo stage, le tesi e la formazione post-laurea. Arpac non è un Ente di ricerca, come si intende la ricerca universitaria, ma il nostro lavoro è una ricerca in materia ambientale.

Dottor Mirella?

La ricerca universitaria porta frutti a medio/lungo termine legati alla conoscenza. La nostra è una ricerca concreta che ha dei risvolti immediati. Quindi, oltre al controllo, dovremmo avere margini per fare ricerca specifica sul miglioramento di quello che andiamo ad analizzare.

Dottoressa Tucci, cosa chiederebbe per il suo laboratorio?

Personale, tanto. Il laboratorio è cresciuto in questi anni, anche dal punto di vista dell’informatizzazione dei dati, che sono tanti, e che in virtù della nuova normativa dovranno essere resi sempre più trasparenti per l’utenza e andare a popolare la banca dati dell’ISS. Poi c’è l’implementazione di nuove metodiche per quelli che sono i parametri emergenti dalla normativa. Le nuove metodiche ISO, che consentono risultati in tempi rapidissimi, 24/48 ore. Per tutto questo c’è bisogno di personale.

Dottor Mirella, in conclusione, quanto è concretamente efficace la collaborazione istituzionale sul territorio?

L’Agenzia nell’ultimo periodo si è aperta moltissimo al colloquio con gli Enti e le Istituzioni. E anche nell’informazione, dando visibilità alla nostra attività. Con l’ABC e con gli altri Enti gestori si è definito un percorso comune. Il piano di sicurezza delle acque elaborato per l’ABC è stato richiesto subito da altri gestori, la GORI ha chiesto la nostra collaborazione perché il meccanismo è piaciuto, perché è più efficace del precedente. Con ABC stiamo anche affrontando il problema degli scolmatori e stiamo chiedendo alla Regione misure di salvaguardia con meccanismi automatici di inibizione alla balneazione in occasione di eventi meteorici particolari – sempre più frequenti con le variazioni climatiche in atto – che salvaguardi i bagnanti ed eviti che l’inibizione si prolunghi per la mancanza di tempistica adeguata.