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Il punto di vista della Scienza Urbana

by Alessandro Bianchi
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Sintesi della relazione presentata al XVII Atto Internazionale dell’Accademia di Scienze Economiche e Finanziarie di Spagna, tenutosi a Barcellona il 16 e 17 novembre 2022

 

Una breve introduzione

La Scienza Urbana non appartiene solamente al campo delle Scienze Economiche, in quanto fa riferimento ad un ampio spettro di discipline: storia, geografia, economia, sociologia, archeologia, letteratura, estetica oltre, ovviamente, urbanistica, architettura e ingegneria. Questo significa che coloro che studiano, pianificano e progettano le città devono fare riferimento a diverse discipline e devono farlo contaminando i loro rispettivi saperi.

Detto questo vorrei riportare il tema generale del convegno al particolare aspetto che intendo mettere in evidenza: “perché non possiamo avere città sostenibili?”

La sostenibilità

La prima questione riguarda il significato da attribuire al concetto di “sostenibilità” quando lo si applica agli studi urbani.

In termini generali il concetto è stato definito fin dal 1987 nel documento “Our Common Future” della World Commission on Environment and Development, meglio conosciuto come “Rapporto Bruntland” dal nome della Presidente Gro Harlem Bruntland.

La definizione, ormai universalmente accettata, è: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Negli anni successivi questa definizione è stata specificata nelle sue varie componenti, a partire dalla formulazione della “Triple Bottom Line and Sustainability” di J. Elkington (1994) riferita all’ambito aziendale.

Successivamente, il “Trattato di Amsterdam” (1997) ha sostituito l’iniziale triade “Popolo-Pianeta-Profitto” con “Sociale-Ambientale-Economico“, che sono diventati i tre pilastri dello sviluppo sostenibile ai quali la Scienza Urbana fa attualmente riferimento.

La città sostenibile

La seconda questione da affrontare  è: che significa “città sostenibile”?

In altre parole, occorre precisare come le definizioni generali che abbiamo citato possono essere applicate al caso particolare della Città.

Il riferimento principale è rappresentato dalla “Carta di Lipsia” – adottata nel corso della riunione dei ministri per lo Sviluppo urbano e la coesione territoriale tenutasi a Lipsia il 24 e 25 maggio 2007 – che indicava le linee di azione da mettere in pratica per assicurare uno sviluppo sostenibile delle città: “creare spazi pubblici di alta qualità; modernizzare le reti infrastrutturali; migliorare l’efficienza energetica; prestare attenzione alle periferie degradate; promuovere trasporti urbani efficienti”.

 

Lo schema base della sostenibilità

 

Nel 2020 la Carta è stata aggiornata per tenere conto dei grandi cambiamenti intervenuti nei tredici anni precedenti, individuando quattro caratteristiche-chiave che una città deve possedere per essere sostenibile: “ecologica, inclusiva, produttiva, connessa”.

Si tratta di caratteristiche del tutto generali, che dobbiamo precisare tenendo conto di quali sono le condizioni in base alle quali i cittadini valutano la sostenibilità della loro città, vale a dire la qualità della vita che la città garantisce loro.

  • Qualità dell’ambiente naturale: salubrità dell’aria e dell’acqua; disponibilità di spazi verdi; protezione della flora e della fauna
  • Qualità della vita: case confortevoli; buona fornitura di servizi; collegamenti efficienti; sicurezza, decoro e bellezza degli spazi pubblici
  • Qualità del lavoro: massimizzazione delle opportunità di lavoro; facilitazione dei collegamenti casa-lavoro; sicurezza e salute nei luoghi di lavoro
  • Qualità delle relazioni sociali: disponibilità di spazi comuni; buona connettività; supporto alle situazioni di marginalità

Come ottenere tutto questo?

Detto questo la questione si sposta sulle prospettive future: “come costruire una città che abbia le caratteristiche necessarie per essere sostenibile?”

Si tratta di un compito certamente non facile, perché riguarda non solo gli studi scientifici ma anche i comportamenti dei principali attori che agiscono nella città: “pubbliche amministrazioni, imprenditori, tecnici, cittadini”.

A seconda del comportamento di questi attori, la città può andare in una direzione o nell’altra: disponibile o no; giusta o no; vivibile o no.

In sintesi, “sostenibile o no”.

Allora il compito della Scienza Urbana è quello di fare in modo che quei comportamenti possano basarsi su riferimenti scientificamente fondati, che possono derivare solamente da studi di discipline diverse contaminate tra loro.

La Rigenerazione urbana sostenibile

È questa la linea scientifica praticata dalla Scuola di Rigenerazione Urbana Sostenibile denominata “La Fenice Urbana”, un nome che richiama quel misterioso volatile che mille volte muore e mille volte rinasce dalle sue ceneri.

Parlando per metafora “La Fenice Urbana” indica la strada da seguire affinchè la città rinasca dalla bruttezza, dal degrado e dall’insostenibilità in cui spesso viene ridotta, per diventare “bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile”.

 

“La Fenice Urbana” – Scuola di Rigenerazione Urbana Sostenibile