Non importa se siamo pro-Pal o filoisraeliani, se riteniamo che a Gaza sia in corso un genocidio o che si tratti di un eccesso di legittima difesa, se siamo contro il riarmo o pensiamo che per avere la pace bisogna mettere la pistola sul tavolo, se giudichiamo Trump un oligarca o uno statista, se pensiamo che l’azione della Flottilla sia stata giusta e coraggiosa o inutile e forse dannosa.
Non conta come votiamo. Se preferiamo la Schlein alla Meloni o viceversa o magari ora l’una ora l’altra a seconda dei casi. O nessuna delle due. Se siamo anti o filo governativi a prescindere. Oppure anti ma non ci dispiace come ha lavorato, che so, Crosetto. Oppure filo ma quante fesserie dice quell’altro ministro là.
Di fronte ai milioni di italiani scesi in piazza negli ultimi giorni come non accadeva da decenni, di ogni età, di ogni sesso, delle più svariate estrazioni sociali, con le mani alzate o a volte strette sul bastone, non importa se abbiano ragione o meno. Conta che ci sono. E’ importante che ci siano.
Perché vuol dire che l’Italia è ancora viva. Che è ancora capace di mobilitarsi spontaneamente oltre: i partiti, i sindacati, i vari leader del piffero, la propaganda e così via. Di valutare autonomamente, fosse anche solo in parte, le situazioni. Di creare empatia. Gli automobilisti bloccati nel traffico che applaudono i manifestanti. Come le persone affacciate ai balconi. I bambini in corteo. I tanti anziani.
E i giovani. Gli studenti. Testimoniano con la loro partecipazione che la scuola e l’università non sono ancora del tutto diventate luoghi di preformazione aziendale, ma continuano a sviluppare lo spirito critico, la capacità di porsi domande e provare a darsi delle risposte. Alla prova dei fatti magari sbagliate, ma frutto e testimonianza di vita.
La dialettica, il confronto, magari il contrasto. Le scelte. Ripensarci su tornando sui propri passi. Ascoltare e farsi sentire. Rischiare. Far crescere intimamente i propri figli portandoli in piazza. La piazza, il luogo dell’incontro fisico, vero, vivo.
Siamo ancora vivi e, accidenti, lo resteremo.