L’offerta formativa universitaria è sempre più articolata nel tentativo costante di rispondere alle esigenze produttive della società e in questa specifica ottica si sviluppa, con crescente successo, l’insegnamento telematico, un mondo da approfondire e raccontare. Con questo obiettivo, ci siamo rivolti all’avvocato Francesco Fimmanò, direttore scientifico dell’Università Telematica Pegaso.
Preferisce essere definito professore o avvocato?
Mi è indifferente, ho cominciato a fare l’avvocato molto presto a 22 anni, poi ho avuto la fortuna di diventare professore giovanissimo, ma mentre per i medici o gli ingegneri, ad esempio, lavorare all’università determina un valore aggiunto, per problemi legati alle strutture e alla ricerca, nel mio campo ci sono molti professori che troppo tardi cominciano a fare gli avvocati quando già sono in cattedra, con tutte le relative conseguenze. Per la professione occorre l’elasticità mentale e l’umiltà per conoscere la professione da un punto di vista strutturale. Se si ha la possibilità, che ho avuto io, di partire dalle gloriose “preture”, per arrivare alla corte di giustizia europea e alla cassazione in processi importanti, si acquista una sensibilità professionale completamente diversa. Chi mi stima concretamente in genere mi chiama avvocato.
Uno studente che vuole diventare avvocato quali vantaggi ha dal frequentare una telematica?
Esistono materie che non possono ancora essere insegnate in via telematica, penso a medicina o a veterinaria, nel diritto o l’economia invece non vi è alcuna differenza rispetto alle università tradizionali, anzi la telematica rappresenta un vantaggio competitivo. Le università, infatti, competono sui processi, sui modelli, sulla qualità, sulla risposta alle esigenze. Pensiamo alle specializzazioni professionali. Si immagina un avvocato costretto a seguire le lezioni in presenza, magari a 50 anni, per diventare tributarista? A chi prende la seconda laurea o perfeziona il proprio percorso o si specializza. Ai cosiddetti giuristi d’impresa, ad un avvocato che va a fare il curatore fallimentare, l’amministrazione giudiziario, che si occupa di diritto dell’impresa e societario e ha bisogno di una formazione post universitaria cui arriva quando è già un professionista formato. Ancora, in Pegaso abbiamo avvocati che diventano anche commercialisti e viceversa, geometri che diventano ingegneri, architetti che diventano ingegneri e viceversa. Esistono problemi di formazione cui solo la telematica può dare una risposta efficace ed efficiente.
Come valuta il rapporto umano tra docente e discente?
Nelle università tradizionali alcuni professori sono portatori di una particolare capacità di comunicazione che però non è appannaggio di tutti. Si può essere un grande scienziato e non avere capacità comunicativa, o uno studioso mediocre ed essere un ottimo divulgatore. E’ necessario che l’organizzazione dell’università in presenza sia diversa da quella attuale, con classi meno affollate e più qualificate. In questo caso, un’interazione fisica può generare una capacità di competizione sana. E’ un po’ quello che succede negli Usa dove a fronte di migliaia di università i migliori studenti scelgono quelle con alto rating.
Lei è direttore scientifico della Pegaso, qual è il suo ruolo?
La nostra università ha tre missioni: la didattica, della quale non mi occupo, la ricerca e la cosiddetta terza missione. La ricerca è ancorata, sul modello americano e poi francese, alla valutazione della sua qualità (VQR), per cui con cadenza normalmente quadriennale si opera appunto una valutazione dei prodotti di ricerca nei vari settori. La ricerca va evidentemente programmata, realizzata, monitorata, finalizzata secondo le linee dell’Ateneo e questa è una mia prima responsabilità. Nella mia attività di coordinamento generale mi avvalgo di sub responsabili per singole aree: ingegneristica, pedagogica, sociologica, giuridica, aziendalistica, economica e così via. Inoltre, mi occupo particolarmente della terza missione, che è la grande novità del gruppo Pegaso e Mercatorum, le uniche telematiche ad aver ricevuto un accreditamento senza riserve da parte dell’Agenzia nazionale. Si tratta della capacità dell’Ateneo e dei suoi docenti di interagire con il mondo reale. Per quanto riguarda l’area giuridica, con le professioni, i consumatori, gli utenti, i sindacati, ecc. Per l’area economica, con le istituzioni come ad esempio lo Svimez e l’Eurispes, che sono nostri abituali partner. Per le aree tecniche, attivando spin off, cioè partecipazioni a organismi specifici. Per esempio, siamo soci di Benecon che è un centro di eccellenza nel campo del monitoraggio ambientale.
Concretamente come avviene l’interazione?
Abbiamo attivato la novità delle scuole dei praticanti avvocati, che non sono più lasciati semplicemente agli studi professionali privati, ma, con una legge di quest’anno appena entrata in vigore, possono essere formati anche dalle università sulla base di accordi con gli ordini professionali. Questo è un esempio di interazione immediata nel rapporto con le professioni, ma ci sono anche i seminari, i convegni, gli aggiornamenti, la formazione continua. Abbiamo tanti segmenti di formazione per così dire applicata.
In questo quadro rientrano anche gli accordi che Pegaso ha con le categorie produttive per la formazione del personale?
Questa è una specifica componente della terza missione, cioè quella dei tirocini e degli stage formativi ed è un elemento di collegamento con la didattica, come ve ne sono con la ricerca. Io sono il trait d’union tra didattica, ricerca e terza missione che, nella prospettiva moderna, devono costituire un continuum: formazione, approfondimento, applicazione industriale se ingegnere, ordinamentale se avvocato, aziendale se commercialista, e così via.
Torniamo alla ricerca. Com’è strutturata?
L’università è organizzata per raggruppamenti scientifici. Ogni settore ha un sotto settore che a sua volta ha un raggruppamento scientifico disciplinare. Io mi occupo personalmente della mia materia ovvero il settore scientifico disciplinare ius 04, diritto commerciale. Poi coordino i capi delle singole aree che mi sottopongono le loro esigenze, alle quali si risponde con progetti, borse, contratti o concorsi nei vari gradi. A me spetta di seguire le linee generali dell’ateneo per tradurle in filoni di ricerca comuni che possano avere un approccio anche interdisciplinare e siano soprattutto collegati alle esigenze reali della società.
Pegaso ha conquistato una posizione di primo piano nell’ambito dell’insegnamento telematico.
Pegaso, a differenza di altre università che hanno applicato la telematica ai modelli classici, ha investito in quello che rappresenta veramente la telematica, ossia la piattaforma ed il processo formativo costituito da tante componenti. Non solo visionare il filmato della lezione del professore Tesauro sulla funzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma al tempo stesso avere i materiali di riferimento a disposizione, i tutor, i test di autoapprendimento, i forum, i social, i blog riferiti a quella materia, lo streaming su tutto quello che l’università fa come terza missione piuttosto che come convegnistica e come seminari. Tutto questo in base a processi e percorsi studiati per facilitare l’apprendimento. Poi c’è la nostra extraterritorialità, che è solo nostra, nel senso che abbiamo la concreta capacità di raggiungere anche territori o condizioni di disagio.
Pegaso è un po’ quello che rappresenta Facebook o WhatsApp, è copiabile e viene copiata, ma avendo inventato il sistema ha il vantaggio dell’innovazione. E’ il metodo che l’ha resa vincente, l’approccio all’innovazione continua. Ogni giorno ci copiano ma ogni giorno sviluppiamo innovazione di processo e di prodotto.
di Flavio Cioffi