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La Comunità di Sant’Egidio a Napoli

by Francesco Dandolo
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Gli inizi

La Comunità di Sant’Egidio giunge a Napoli nell’autunno del 1973. Si tratta di un anno particolare per la città, c’è una epidemia di colera, una situazione quasi impensabile in Europa. Un’amara vicenda che interrogò la Comunità, il cui cammino era ancora agli inizi, essendo stata fondata da Andrea Riccardi a Roma nel febbraio del 1968. Quattro giovani romani danno così inizio alla storia della Comunità di Sant’Egidio di Napoli, accolti dalla comunità religiosa dei Camaldoli. I quattro giovani prendono contatti con il parroco della vicina chiesa di Guantai, don Mariano Imperato, che da quel momento diventa il responsabile spirituale della Comunità di Sant’Egidio a Napoli e in Campania. Si riuniscono con don Mariano nella preghiera serale e nel frattempo alcuni di loro cominciano a lavorare come insegnanti di Religione nelle scuole del Vomero.

Le Scuole popolari

I primi ragazzi napoletani invitati a prendere parte alla Comunità sono della zona collinare e di Chiaia. Questi ragazzi cominciano a conoscere una realtà molto diversa rispetto a quella dove vivono, il primo servizio che la Comunità promuove è infatti con i bambini del rione Traiano, il quartiere di edilizia popolare costruito a Napoli negli anni Sessanta. Nasce la prima Scuola Popolare (oggi si chiamano Scuole della Pace) che si richiama all’esperienza di don Lorenzo Milani con i ragazzi di Barbiana. Sono centri completamente gratuiti, in cui sono accolti con grande familiarità bambini e adolescenti “a rischio”, a causa della povertà materiale e culturale in cui vivono. E’ un servizio che nel tempo è continuato e si è rafforzato. Oggi, sempre i più giovani della Comunità organizzano Scuole della Pace: Scampia, Sanità, Quartieri Spagnoli e Ponticelli. Dagli inizi ad oggi, la Comunità ha aiutato migliaia di minori nell’inserimento e accompagnamento scolastico, collaborando con i genitori nel compito di educare i figli e proponendo un modello educativo aperto agli altri, solidale verso i più sfortunati, arricchito da una pedagogia della non violenza, volta a superare pregiudizi, discriminazioni e condizioni di marginalità. E’ stato così inevitabile portare avanti la grande sfida di sottrarre tanti minori al reclutamento della camorra. Ed è proprio agli inizi degli anni Ottanta che la Comunità di Sant’Egidio scrive l’opuscolo Bambini a Napoli tra abbandono e camorra che nasce dall’esperienza diretta con i minori delle periferie.

Gli anziani

Fin dai suoi primi passi, accanto ai bambini, a Napoli la Comunità ha dedicato grande attenzione agli anziani poveri e malati. Spesso erano i nonni dei bambini delle Scuole Popolari che vivevano in una condizione quasi di inutilità gli ultimi anni della loro vita. Con le visite, la compagnia, le cure mediche, ma anche la condivisione dei momenti di preghiera, si è sviluppata un’amicizia tra generazioni diverse che ha reso la Comunità ancora più esplicita nel difendere la debolezza e la fragilità di queste persone. Anche in questo caso sono state varie migliaia gli anziani seguiti dalla Comunità, la quasi totalità fino al momento estremo della morte. Da vari anni, poi, lo stare accanto agli anziani ha spinto a elaborare forme innovative di welfare, come il progetto “A casa è meglio”, alla Sanità e a San Lorenzo, volto a far rimanere gli anziani nelle loro abitazioni, mediante una capillare rete di assistenza sanitaria e allo stesso tempo impedendo l’istituzionalizzazione. La Comunità, inoltre, ha aperto da circa 15 anni a San Lorenzo una casa di accoglienza per anziani che vivevano in condizioni di grave difficoltà a causa della malattia, la povertà e la solitudine. Infine, da pochi mesi è stato inaugurato il Fondaco della solidarietà, sempre a San Lorenzo, un luogo di incontro per gli anziani e allo stesso tempo un centro di ascolto dove potere trovare supporto da parte dei componenti della Comunità.

I senza dimora

Da 25 anni molti componenti della Comunità di Sant’Egidio a Napoli sono impegnati nel sostegno ai senza dimora. I membri della Comunità, prendendo esempio dalla parabola del Buon Samaritano, si fermano accanto a chi tra i poveri è il più abbandonato e rifiutato. Gli “homeless” vivono nei pressi delle stazioni, in particolare a piazza Garibaldi, sotto i portici del centro storico, o anche nei pressi del porto. Si è ormai consolidata una rete a Napoli che prepara e distribuisce la cena a oltre 400 senza dimora per 4 sere alla settimana. Ma poi si assicurano anche coperte, medicine, visite mediche, assistenza legale e tutto ciò che può essere utile per mitigare la sofferenza fisica e psicologica di queste persone. Ogni anno si pubblica la guida “Dove”, un vademecum curato dai volontari della Comunità e distribuito gratuitamente ai poveri, agli operatori sociali, alle associazioni, in cui si riportano i luoghi e i centri dove poter trovare mense, ambulatori medici, dormitori. Infine, dall’estate scorsa, è stato inaugurato un centro con delle docce nella zona di Gianturco che permette ai senza dimora di potersi lavare e intrattenersi nel corso della giornata.

La Scuola di Lingua e Cultura Italiana per immigrati e profughi

Dall’autunno del 1989 la Comunità di Sant’Egidio ha attivato a Napoli i corsi di Lingua e Cultura Italiana per immigrati e profughi. Ad oggi si sono iscritti oltre 20 mila studenti. La Scuola, posta nel centro storico di Napoli, nei pressi di via San Biagio dei Librai, è il luogo di prima accoglienza per tanti immigrati appena giunti a Napoli. Così la scuola è un luogo di apprendimento della lingua – al momento si tratta della scuola per stranieri più grande della Campania – ma è anche il posto dove imparare a convivere, dove elaborare un nuovo modello di cittadinanza, affrontando i temi del razzismo, della pace e della guerra, in un clima di grande rispetto per la dignità di ciascuno. La Scuola è aperta la domenica, il lunedì pomeriggio, il martedì sera, il mercoledì mattina, il giovedì e il venerdì pomeriggio. Lo scorso anno gli studenti immigrati e profughi sono stati oltre 1100, con l’attivazione di oltre 30 corsi, che vanno dall’alfabetizzazione al livello avanzato. A gennaio, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, partirà il Corso di formazione per “Mediatori europei per l’Intercultura e la Coesione Sociale”. Le lezioni si terranno nella Scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant’Egidio il giovedì pomeriggio e la domenica mattina, in modo da rendere possibile la frequenza dei migranti e tutti i docenti ed esperti insegneranno a titolo gratuito al fine di limitare al massimo i costi di iscrizione. Fra i vari intenti del Corso, vi è innanzitutto quello di permettere a migranti e profughi lo studio e la specializzazione in profili professionali che negli ultimi anni sono richiesti dalle pubbliche amministrazioni e dai privati.

I corridoi umanitari

Strettamente correlato all’accoglienza ai migranti è il progetto dei corridoi umanitari, sviluppatosi in questi ultimi due anni. La Comunità di Sant’Egidio con la Chiesa Valdese e la Federazione delle Chiese evangeliche, ha assicurato fino a oggi a oltre 1.000 siriani, per lo più soprattutto bambini e donne, provenienti dai campi profughi del Libano, di evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, assicurando un ingresso legale e sicuro in Italia e un percorso di integrazione. A oggi, a Portici è ospitata una famiglia siriana di Damasco composta da genitori e tre figli e la Comunità provvede al loro sostentamento.

I disabili

La Comunità di sant’Egidio segue anche 100 disabili nel centro storico, a Scampia e a San Giovanni a Teduccio. Il servizio è orientato soprattutto nei confronti dei disabili mentali che sono accolti, stimati e amati. Esiste nei disabili un’intelligenza che va capita, e che è testimoniata dai loro gesti, parole, espressioni del volto. Con i disabili, si fa un percorso di catechesi la domenica mattina, che è culminato per la quasi totalità di queste persone con la somministrazione del Sacramento della Cresima da parte del Cardinale Sepe, in Cattedrale, nella prima domenica di Avvento. Inoltre, ogni settimana i disabili, con i loro amici della Comunità, si riuniscono nei Laboratori di Arte perché possano esprimere con la loro sensibilità e genio la loro visione del mondo, caratterizzata da una grande umanità. Infine, a Napoli, nei pressi di piazza Garibaldi, un gruppo di 4 disabili vive in una casa gestita dalla Comunità, iniziativa che ha permesso di evitare il ricovero di queste persone in un istituto.

Le carceri

Da svariati anni la Comunità ha intrapreso le visite alle carceri di Napoli e della Campania. Il carcere è per eccellenza un luogo di emarginazione e di isolamento. La condizione del carcerato è disumana e raramente si mira, con un programma ben definito, alla rieducazione di chi è detenuto. Alcuni, poi, non ricevono visite da nessuno versando in una condizione di totale abbandono. Pertanto, la Comunità ha avviato delle visite dapprima nel carcere di Poggioreale, e poi anche a Scampia, nel carcere femminile di Pozzuoli e in altri luoghi di detenzione campani. Le visite, il sostegno psicologico, l’ascolto, sono gesti insostituibili che rendono la detenzione più umana. Con alcuni, in particolare con coloro che hanno compiuto reati gravi, si è iniziato un percorso di catechesi, per indicare concretamente un cammino interiore che accompagni tutti a riconciliarsi e a vivere in pace. Da questa esperienza di fede emerge un desiderio di bene, nascosto da una vita spesso soffocata da gesti violenti e di rabbia, da cui da soli è impossibile uscire.

I rom

Da tempo la Comunità di Sant’Egidio è fortemente impegnata accanto alle famiglie rom nei campi di Scampia, Barra, Ponticelli e di Poggioreale. Nell’ambito di questo servizio si sono avviate due iniziative di particolare rilevanza La prima consiste nell’agevolare l’inserimento scolastico dei bambini rom nell’ambito del progetto “Diritto alla Scuola e diritto al futuro”, che gode del patrocinio morale della Prefettura di Napoli. Grazie a contributi economici assicurati da alcuni finanziatori privati, l’intervento punta, con la somministrazione di borse di studio di 50 euro al mese per ciascun bambino, a rendere assidua la frequenza scolastica, a incrementare le occasioni di incontro tra le famiglie rom e il tessuto sociale in cui sono inseriti, nell’intento complessivo di promuovere una rete che superi pregiudizi e isolamento e faciliti percorsi di integrazione. Altra iniziativa a sostegno dei rom è l’ambulatorio medico che da oltre 10 anni garantisce nel quartiere di Ponticelli un luogo gratuito di assistenza medica alle famiglie rom, grazie anche all’aiuto di un gruppo di medici che presta gratuitamente la sua collaborazione.

 Alle soglie dei Cinquant’anni

L’illustrazione sintetica della storia dei servizi, tutti gratuiti in cui si confonde chi serve e chi è servito, trae costantemente linfa dalla fede che anima e motiva quotidianamente i 500 componenti della Comunità di Sant’Egidio a Napoli. Si è così instaurata un’alleanza fra miti e poveri che rende tangibile e gioiosa la solidarietà e che si concretizza con i pranzi nel giorno di Natale, che ormai coinvolgono in Campania circa 8.000 poveri. E alla vigilia dei 50 anni che la Comunità di Sant’Egidio festeggerà nel febbraio del 2018, vogliono essere sempre di più un modello positivo e praticabile del vivere insieme, in cui le peculiarità di ciascuno possono contribuire ad arricchire tutti nell’edificare un nuovo umanesimo.

 

prof. Francesco Dandolo

Responsabile del servizio agli Immigrati della Comunità di Sant’Egidio a Napoli