Home Russia La fase costituzionale (01-07/1906)

La fase costituzionale (01-07/1906)

Il tentativo di riforma agraria

by Giulia Cioffi
0 comments

 

La terza fase della lunga rivoluzione del 1905 si apre all’incirca con la nuova legge elettorale del dicembre dello stesso anno.

La nuova norma prevedeva l’introduzione della segretezza del voto e l’ampliamento del suffragio grazie alla riduzione della soglia censuaria. In particolare, si vennero a formare quattro ordini: la curia dei proprietari terrieri, la curia urbana formata da proprietari di immobili, la curia contadina, nella quale avevano però diritto al voto solo gli agricoltori capofamiglia, e la curia operaia.

L’ampliamento della partecipazione politica a fasce più povere e minoritarie della popolazione poteva costituire un fattore determinante nell’elezione di una Duma di opposizione, come infatti accadrà in un secondo momento, ma i socialisti boicottarono le elezioni non candidando il proprio partito. La conseguenza fu che i voti dei socialisti confluirono nel Partito Cadetto che ottenne una chiara maggioranza, anche per gli scarsi risultati registrati dagli ottobristi.

La Duma aprì le sue porte il 27 aprile 1906 con un’inaugurazione che si tenne a Palazzo d’Inverno anziché nella sede dell’assemblea, costituendo un chiaro messaggio delegittimante da parte dello zar; per la precisione, i rappresentanti eletti consideravano l’impianto legislativo ancora insufficiente e sostenevano un ampliamento delle competenze della camera, traducendosi in un disconoscimento reciproco dell’autorità zarista.

Il lavoro della Duma si sviluppò prevalentemente intorno al problema della riforma agraria; tre progetti vennero presentati e sostenuti dalle diverse fazioni.

Una prima proposta, la più moderata, venne presentata dai cadetti e prevedeva l’esproprio delle terre dei signori non utilizzate e la loro distribuzione ai contadini che le avrebbero coltivate.

Il progetto 101, sostenuto dai Trudovichi, esponenti dell’intelligencija con background populista votati prevalentemente dai contadini, portava avanti l’idea che tutti i contadini dovessero detenere una quantità di terra pari alla norma del lavoro, quindi, in base a quello che ogni famiglia poteva coltivare.

L’ultimo progetto, il numero 33, era il più rivoluzionario e prescriveva la socializzazione delle terre.

Simultaneamente all’attività dei deputati della camera bassa, anche il governo lavorava alla riforma agraria, tentando di stilare una proposta che rendesse più stabili e affidabili le campagne, entrando in aperta competizione con la Duma per assicurarsi il sostegno popolare.

La reazione dei deputati fu quella di rivolgersi direttamente al popolo per discutere delle proposte, spingendo così lo zar a decretare lo scioglimento dell’assemblea (si era già detto nell’articolo precedente che l’autocrate deteneva la facoltà di poter sciogliere la camera in qualsiasi momento).

L’atto di forza compiuto da Nicola II trovava giustificazione nella sua concezione dell’autocrate come unico possibile intermediario del popolo, e quindi leggeva il proclama pubblico della Duma come illegittimo.

La reazione dei rappresentanti dell’assemblea non si fece attendere e i cadetti organizzarono una protesta a Vyborg, Finlandia, firmando un appello (Appello di Vyborg) alla popolazione chiedendole di manifestare con uno sciopero contro lo scioglimento della Duma.

Apponendo i propri nomi al documento, i cadetti si posero fuori legge, venendo infatti processati e vedendosi negata la possibilità di candidarsi alle nuove elezioni.

 

 

La fase costituzionale fu seguita da una controrivoluzionaria, che si analizzerà nel dettaglio in un secondo momento. Quest’ultimo momento della rivoluzione sarà caratterizzato dalla figura di Pëtr Stolypin, conosciuto come “l’uomo dal pugno di ferro”, nominato dallo zar primo ministro nel tentativo di porre fine ai tumulti politici dell’epoca.