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La relegatio di Fazio

by Piera De Prosperis
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Il potere politico è da sempre intervenuto sulla cultura indirizzando, richiamando, punendo gli intellettuali non organici.

Esempio ben noto di letteratura non asservita ma pienamente aderente al proprio committente è la produzione legata al Circolo di Mecenate. Ottaviano e il suo ministro impostarono sapientemente la celebrazione dell’ideologia augustea, esercitando forti condizionamenti sulla produzione dei poeti di corte, vedi Virgilio, Orazio. Tuttavia non parliamo di programmi propagandistici tirannici: Ottaviano sapeva toccare le corde intime, i desideri, le aspirazioni di pace dei suoi letterati, usciti dal dramma delle guerre civili. Tutta la res publica desiderava la pace e Ottaviano gliela offrì, ovviamente nelle forme a lui più congeniali cioè quelle del principato. La riconoscenza verso chi aveva saputo risolvere decenni di stragi si concretizzata in opere celebrative. Voci discordanti saranno quelle di chi, una generazione dopo i grandi nomi che abbiamo citato, nella letteratura proponeva altro, non più in linea con il regime ma rivolgendosi ad un pubblico giovane più interessato alla mondanità che al rispetto del severo mos maiorum, espressione del conservatorismo augusteo. Ovidio subì la relegatio sul mar Nero, un posto inospitale, abitato da barbari che a stento conoscevano il latino, dove scontò la colpa di aver istigato nell’’Ars Amatoria, a detta della censura, le donne all’adulterio, colpa severamente punita dalle leggi sulla moralità pubblica del 18 a.C.

Torniamo ai nostri giorni. Non faremo un confronto puntuale che è impossibile e soprattutto antistorico, segnaliamo piuttosto qualche concordanza. Il mancato rinnovo del contratto televisivo al conduttore Fabio Fazio per un programma su Rai3, Che tempo che fa, appuntamento ventennale per un pubblico tendenzialmente di sinistra ma non solo, sembra ricalcare l’esilio ovidiano. Certo Fazio non va in esilio, non perde soldi o opportunità di lavoro, ma quello che sconcerta è la manovra di accerchiamento che lentamente ma inesorabilmente ha portato all’addio. Non sono un uomo per tutte le stagioni e questa stagione, che stiamo vivendo, non consente di parlare liberamente o dibattere educatamente su temi caldi, sui quali la politica fa scelte solo in linea con il programma elettorale con cui ha vinto le elezioni. Fazio forse era particolarmente insopportabile per la sua educazione, la moderazione nei toni che comunque però arrivava a creare un tarlo nello spettatore, una riflessione di troppo su temi caldi quali immigrazione, accoglienza, pace in Ucraina. Basti pensare alla costante presenza di Saviano, altro intellettuale inviso. Come per Ovidio non si sa per quale colpa evidente ci sia stato l’allontanamento. Il cachet troppo oneroso? Sappiamo, però, che le spese sono sempre state abbondantemente coperte dalla pubblicità e che gli indici di ascolto hanno sempre superato la media del canale. Si vuole costruire una cultura di destra? Abbiamo già parlato delle esternazioni di Sangiuliano su Dante teorico di destra, delle picconate al 25 aprile ed al 1 maggio. La cultura si nutre di confronto, si sviluppa nel dialogo e nelle relazioni (Mattarella).

Faranno di Fazio un martire, ma soprattutto impoveriranno l’offerta del servizio pubblico e sappiamo quanti ospiti nazionali ed internazionali sono passati per il salotto buono di Rai3. E’ forse un memento per gli altri conduttori? La spartizione politica della Rai è ormai più una presa di possesso che non può che avere contraccolpi. Ottaviano agiva nel nome di un programma di pacificazione e restaurazione dell’ordine travolto dai decenni precedenti, qui si lavora per smantellare, senza giustificazioni.

Bisogna vigilare nel senso più pieno del termine: prestare attenzione sollecita ed assidua perché iniziative del genere non ci sembrino normali.

Teniamo a mente che in 1984, il romanzo distopico di Orwell, il potere è retto da un solo partito, che non ha rivali all’opposizione.