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La Zucca rapita agli Scavi di Pompei

by Federico L.I. Federico
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La zucca – l’ortaggio comune che domina in Autunno – era presente sulle tavole già nella antichità, tant’è che sia Columella, scrittore romano di agricoltura, che Plinio il Vecchio, scienziato autore della enciclopedica opera “Naturalis Historia”, oltre che Comandante in capo della Flotta Romana a Miseno, ne scrissero. Ovviamente parlando bene delle sue virtù alimentari, di cui coglievano anche la “familiarità” con il cetriolo.

Seneca, il filoso stoico e politico romano, scrisse addirittura un testo satirico dedicato alla Zucca, in occasione della morte per avvelenamento dell’Imperatore Claudio, ucciso dalla seconda moglie Agrippina.

L’opera, dal titolo complicatissimo: “Apokolokìntosis” (che il lettore non deve certo imparare a memoria), ebbe lo scopo di dileggiare la memoria dell’Imperatore. Claudio aveva infatti perseguitato ed esiliato Seneca, il quale si vendicò raccontando in parodia la figura dell’imperatore, paragonato a uno Zuccone osannato come un semidio dai suoi leccapiedi.

La Zucca, detta volgarmente anche Cocozza, appartiene alla famiglia vegetale delle erbe cucurbitacee ed è ritenuta dagli studiosi di origine orientale, come testimoniano i semi di zucca trovati nella necropoli di AnKòn, la ellenica poi Ancòn romana e oggi Ancona, capoluogo regionale delle Marche, allora antico porto d’approdo di migrazioni pelasgiche “inverse”, via Adriatico.

In epoca Romana, comunque, erano note solo due varietà di Zucca: la “zucca a fiasco”, che ha forma di bottiglia panciuta o di fiaschetta e la “zucca da pergola”, chiamata dalle nostre parti – chissà perché – anche “cucuzziello” del prete. Quest’ultimo è anch’esso una zucca: di colore verde chiaro e di forma notevolmente allungata, che cresce pendula e raggiunge e spesso supera il metro di lunghezza.

Abbiamo raccontato le origini antiche della Zucca, prima di passare alle tante varietà di zucche oggi diffuse sulle tavole. Dopo la scoperta dell’America, infatti, un’altra serie numerosa di varietà di zucche invase l’Europa, arrivando stabilmente negli orti italiani nel Millecinquecento. Alcune tra queste zucche – di origine americana e già coltivate dagli Indiani di America ben prima di Cristo – hanno avuto particolare successo in Italia.

Una zucca di origine americana molto diffusa è detta oggi comunemente “Zucchetta Italica”. Un’altra, molto consumata dappertutto, è la “Zucca Mantovana”. Infine, grande successo sulle tavole ha la “Zucca Napoletana”, la mastodontica “Cocozza maxima”, che la Treccani descrive così: “Frutti enormi, di un diametro fino quasi a un metro”.

Si tratta di quelle Zucche grosse e pesanti decine di chili, che si tagliano faticosamente a pezzi, a causa della loro mole, vanto dei contadini campani. E anche nel Parco Archeologico di Pompei hanno di recente lanciato un Programma di piantumazioni arboree per la “Svolta Verde”, sull’onda delle recente commemorazione della proficua e innovativa attività “verde” dell’agronoma Annamaria Ciarallo, scomparsa appena qualche anno fa.

Le Viti e il Vino saranno i padroni della scena della “Svolta Verde”. E noi da questo colonne l’argomento lo abbiamo già trattato, anche se aspettiamo l’esito della Gara Internazionale relativa, che scadeva il 26 di Agosto, pochi giorni or sono.

Ma le Zucche non potevano mancare in giardini e orti delle Domus pompeiane coinvolte nelle attività verdi, didattiche, sperimentali e non.

A questo punto una ulteriore notizia da cronisti curiosi la dobbiamo dare.

Stando ai rumors attendibili provenienti dagli Scavi di Pompei, sembra che cinque o sei grandi Zucche Napoletane, coltivate in un Orto didattico degli scavi di Pompei siano scomparse. Sono state raccolte furtivamente insomma. E portate via, faticosamente, salvo che non siano state tagliate prima a pezzi, per agevolare… l’asporto e il trasporto.

Sicuramente da qualcuno che di cucina “verde” tipica se ne intende. Ma di storia e cronologia non tanto. Perché, come abbiamo già visto, la pianta di Zucca Napoletana è di origine americana, quindi essa non doveva comparire in un orto didattico di Pompei Scavi.

Il raccoglitore-trasportatore non però era tenuto a saperlo.

Almeno in questo l’autore della “sottrazione” era in assoluta buona fede… diciamocelo!

A noi comunque è venuta in mente l’occasione in cui – soltanto pochi anni fa – durante un evento conclusosi con una importante tavolata gourmet, allestita con prodotti e piatti della Pompei antica, comparve tra le altre salse a tavola una gustosa salsa di pomodoro, pianta anche essa di origine sfacciatamente americana. Noi ne fummo testimoni.

Ma quella volta l’antico piatto gourmet con la “pummarola ‘ncoppa” fu consumato sul posto.

E in buona fede…