Da qualche decennio soltanto, il grande pubblico ha scoperto il fascino della “Napoli sotterranea”, il territorio delle origini greche abitato dalla sirena Parthenope. Ma c’è ancora una Napoli alla luce del sole che deve essere ancora scoperta e portata a conoscenza, non solo dei turisti, ma anche degli stessi suoi concittadini.
A questa operazione si dedica ora Antonio Emanuele Piedimonte, con il libro “Le 99 vie massoniche di Napoli. La città dei fratelli. La storia della massoneria meridionale nella toponomastica”, Edizioni Sub Rosa. Dopo aver aperto il sentiero alla emersione della Napoli sotterranea, ora Piedimonte guarda agli orizzonti che schiudono nella superficie della città, non per questo meno nascosta agli occhi distratti di chi la attraversa guardando solo ai panorami della natura.
Per un lungo tempo Napoli è stata una città esoterica: un incrocio tra filosofia, magia, religione e politica ha percorso la storia di quella che era allora, nel Settecento, la terza città europea per popolazione. Spazio di confine tra Oriente ed Occidente, tra Nord e Sud, la terra dei vulcani ha rappresentato sempre la linea di faglia del Mediterraneo, sin dal mito della sirena Parthenope, quando tutto è cominciato.
Lungo i sentieri della storia e dei saperi esoterici si intrecciano i destini dei Federico II, Stupor Mundi, gli influssi della magica Toledo portati da Alfonso X di Castiglia, il misterioso movimento dei Rosa Croce, l’Accademia dei Segreti di Giovan Battista della Porta, per giungere poi alla esplosione di pensieri e misteri che si determinano nel Settecento napoletano. In questo clima si sviluppa nella città partenopea la cultura e la organizzazione massonica.
Nata a Londra nel 1707, la massoneria conosce le prime tracce nel nostro territorio nel 1728, quando giunge, secondo alcune fonti, alla Loggia inglese una richiesta di costituire a Napoli una Loggia regolare. In ogni caso attorno al 1730 opera a Napoli una organizzazione massonica. Altri attribuiscono il primato della prima Loggia italiana a quella del Girifalco, fondata sul versante jonico. In ogni caso Napoli ed il Mezzogiorno vantano certamente un primato nella iniziazione al rito massonico.
Il conflitto con le istituzioni ecclesiastico ebbe subito inizio e costituì uno dei tratti caratterizzanti nella storia della massoneria italiana e meridionale, fortemente condizionata dal potere temporale della Chiesa, oltre che dalla sua ideologica opposizione ai valori della Massoneria.
Per guidarci in questo cammino alla riscoperta di origini nostre smarrite, Piedimonte utilizza la toponomastica, che aiuta a ricostruire questi frammenti di storie che si susseguono dentro i luoghi che racchiudono tracce di storia vissuta. Piedimonte lo fa seguendo le indicazioni di Raimondo di Sangro, il principe di Sansevero, e del Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, entrambi gran maestri della massoneria italiana.
Si parte dalla strada simbolo della città partenopea, Via Caracciolo, il fantastico lungomare delle cartoline, che prende il nome dall’ammiraglio che guidò prima la marina borbonica e poi quella della Napoli rivoluzionaria del 1799. Tra via Chiatamone e via Parthenope si colloca via Venanzio D’Aquino, principe di Caramanico, e viceré di Sicilia, oltre che autorevole maestro massonico. L’avvelenamento del principe, nel 1795, è probabilmente dovuto alla opera riformatrice che era osteggiata dai baroni isolani.
Sulla collina di Posillipo si snoda la via dedicata a Giovanni Pascoli: il grande poeta, pur avendo smesso di frequentare con assiduità la loggia massonica Rizzoli a Bologna, rappresentò sempre i valori di quella associazione, che nell’Ottocento animò la lotta di liberazione dei popoli, come testimonia in Italia l’adesione di Giosuè Carducci e soprattutto di Giuseppe Garibaldi.
A ridosso di Marechiaro si trova la stradina Franco Alfano, che ricorda il musicista napoletano, noto soprattutto per aver completato, su invito di Arturo Toscanini, la Turandot, lasciata incompiuta per la morte da Giacomo Puccini.
Per trovare via Carducci si deve arrivare a Chiaia: il premio Nobel della poesia soggiornò a Napoli nel 1891, mentre esercitava il ruolo di supervisione delle commissioni di maturità dei licei. Gli ideali risorgimentali si univano strettamente con i valori massonici ed i confini erano talora difficilmente tracciabili.
Sempre a Chiaia incrociamo poi Via Giovanni Amendola, napoletano di origini salernitane, giornalista di razza, politico liberale, antifascista coraggioso: fu lui a proporre a Benedetto Croce di scrivere un documento che unisca gli uomini di cultura contro la dittatura. A Nievole una squadraccia di 15 fascisti lo massacra a colpi di bastone. Rifugiato in Francia è operato in un ospedale a Vannes, ma muore per le conseguenze delle ferite riportate nell’agguato fascista.
Nell’incrocio tra due strade che portano il nome di due massoni, Via Francesco Crispi e Via Giuseppe Martucci, si forma Piazza Amedeo, uno snodo tra Chiaia, Vomero e Mergellina. Il nome è stato attribuito per ricordare Amedeo Ferdinando Maria di Savoia. Dopo una breve esperienza sul trono di Spagna si trasferisce a Napoli e dimostra un eccezionale coraggio per l’assistenza durante l’epidemia di colera del 1884.
Via Gaetano Filangieri ricorda uno dei massimi esponenti della cultura mondiale di quell’epoca., amico di Benjamin Franklin: autore della Scienza della legislazione influenza il pensiero e l’azione di tanti intellettuali e politici in quella stagione di transizione dal vecchio regime alla rivoluzione ed alla successiva affermazione delle democrazie borghesi.
Piazza dei Martiri ricorda i cittadini che si batterono per la libertà, sacrificando la propria vita, nel passaggio della rivoluzione partenopea del 1799, uno dei momenti più alti della stagione che intende trasferirei lumi del pensiero dentro la vita politica e sociale della nazione. Gennaro Serra di Cassano, Eleonora Pimentel Fonseca, Mario Pagano, e tutti gli altri protagonisti di quella breve pagina.
Il libro prosegue con la radiografia toponomastica delle figure massoniche alle quali sono state dedicate vie e piazze della nostra città, nel centro storico, nel perimetro tra Foria, Borgo e Vasto, al Museo, Avvocata e Montesanto, nell’area occidentale (tra Fuorigrotta e Soccavo), nell’area nord (Scampia, Piscinola, San Pietro a Patierno), nella zona orientale (Gianturco, Poggioreale, Barra, Ponticelli).
Si susseguono personaggi illustri che hanno lasciato traccia non solo alla città, ma anche alla nazione. Basta sfogliare le pagine dell’elenco dei nomi citati nel libro per comprendere il Pantheon che troviamo poi scritto sulle targhe di vie e piazze della città.
Quella Napoli esoterica che ha calpestato il palcoscenico della grande storia soprattutto per due secoli – tra Settecento ed Ottocento – costituisce una delle radici forti della identità partenopea. Le abbiamo lasciate troppo nei sotterranei della nostra memoria.
Per guardare al nostro futuro dovremmo conoscere meglio il nostro passato. Piedimonte ci aiuta a farlo, con un libro molto bello, molto ricco di suggestioni, che attraversa racconti individuali e collettivi: fati che sono ancora dentro il nostro presente, inconsapevolmente.