Ingeborg Bachmann, la più nota scrittrice austriaca del Novecento, dopo la fine della Seconda guerra mondiale “propone di ricominciare da zero con una logica antimilitarista, ma soprattutto con l’impegno morale di non dimenticare nazismo, olocausto, guerra. Perché ritrovare il filo smarrito di una comune umanità non è utopistico” (Isabella Fantin). “Alle Tage/Tutti i giorni”, scritta al tempo degli accordi di Jalta tra i leader delle potenze alleate, Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna, che avrebbero sconfitto il nazifascismo e definito i futuri assetti dell’Europa, è pubblicata nella raccolta “Il tempo dilazionato” del 1953. La traduzione proposta è quella di Maria Teresa Mandalari, dal volume “Poesie”.
La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita. L’inaudito
è divenuto quotidiano. L’eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
è trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi è la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata sul cuore.
Viene conferita
quando non accade più nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico è divenuto invisibile
e l’ombra d’eterno riarmo
ricopre il cielo.
Viene conferita
per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all’amico,
per il tradimento di segreti obbrobriosi
e l’inosservanza
di tutti gli ordini.
Tutti i giorni.