«Una volta, durante una conversazione con Tony Hecht a Breadloaf, si parlava dell’uso della Bibbia in poesia, e lui mi ha detto: “Joseph, non pensi anche tu che quello che fa un poeta, in definitiva, è cercare di dare più senso a queste cose?”. Ed è proprio così, si cerca di dar loro più senso.
Quando leggi le opere dei grandi poeti hai la sensazione che non stiano più rivolgendosi alla gente, o a qualche creatura serafica. Quello che stanno facendo, in realtà, è rispondere alla lingua, in termini di bellezza, sensualità, saggezza, ironia, vale a dire quegli aspetti della lingua che il poeta riflette come uno specchio limpido. La poesia non è un’arte, o una branca dell’arte, è qualcosa di più. Se la parola è ciò che ci distingue dalle altre specie, allora la poesia – l’operazione linguistica per eccellenza – è il nostro scopo antropologico. Chiunque consideri la poesia alla stregua di intrattenimento, di “lettura”, commette un crimine antropologico, in prima istanza contro sé stesso.»
Iosif Brodskij, Conversazioni.