“’Componenda’ è accordo, compromesso, transazione intesa a sanare un contenzioso tra parti. Fa pensare all’accordo tra due privati o, quando non privati, a pattuizioni di poteri occulti, torbidi, segreti”. Andrea Camilleri racconta di alcune ‘componende’ fino a imbattersi in quella in cui “il potere ecclesiastico garantiva a chi, pagando un obolo più o meno grande secondo il reato, acquisiva diritto preventivo all’assoluzione”. “Lo Stato italiano quando venne si aggiustò a questa pratica tradizionale, con il brigantaggio, con la mafia e con i tanti prepotenti” afferma Camilleri, che inizia la sua narrazione dalla prima ‘componenda’ tra il bandito Carmine Crocco e il generale dell’esercito dell’Italia unitaria Della Chiesa. Quello citato è il capitolo conclusivo, che rivela lo scopo della ricerca: il tributo alla memoria di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino.
«Mi sono abbandonato alla fantasia, all’invenzione, e forse è atteggiamento disdicevole in un contesto tanto serio: ma è stato come un istintivo gesto di autodifesa, un tentativo inutile di fuga.
Se ho messo mano a questa ricerca, e l’ho magari scritta, è stato soprattutto perché mi è parso giusto dare una risposta, sia pure con centotrent’anni e più di ritardo, a due persone che tentarono di farsi conto e ragione di certi andamenti difficilmente comprensibili dell’animo della mia gente.
Magari se adesso il problema a loro, dal posto dove si trovano, può apparire assai lontano e futile.
É vero, bisognava primeramente conoscere e studiare le “cagioni” di uno stato di cose (…).
Tutte le inchieste sulla Sicilia… nel labirinto delle “cagioni” non hanno mai voluto addentrarsi, sia che venisse offerto loro il filo di Arianna o un sofisticatissimo computer.
E perciò si sono sempre limitate a descrivere un paesaggio ai loro occhi di necessità indecifrabile e a cercare di modificarlo con maldestre, rozze pennellate di alti commissariati, superprocure, supergiudici, senza conoscere il tocco del pittore, la tela, la composizione dei colori.
Sicché ogni volta è bastato un solvente a portare alla luce il vecchio paesaggio intatto, perfettamente restaurato.
(…) Che l’uso della bolla di componenda sia scomparso non può che rallegrarmi anche se rimane la componenda.
Ma se mi tornano a mente quegli anni che furono detti di piombo, della bolla di componenda mi assale una sottile nostalgia.
Quelli che ritennero necessaria l’invenzione e l’azione del terrorismo erano in buona parte di provenienza cattolica e pensate con quanto entusiasmo avrebbero accolto la bolla.
(…) La bolla però ci avrebbe risparmiato, non la scia di sangue certamente, ma la tarantella dei pentimenti, delle dissociazioni, della crisi di coscienza, dei rimorsi, dei distinguo, dei cristiani perdoni.
Tutti, assassini e no, innocenti o colpevoli, avremmo goduto di tranquilla coscienza.
Quando il disegno di questo scritto mi divenne chiaro, dissi a Leonardo Sciascia che avrei voluto scrivere qualcosa sulla bolla di componenda.
Non ne sapeva niente, conosceva solo la componenda, quella laica.
Allora gli spiegai di cosa si trattava e lo pregai di aiutarmi bibliograficamente… Dovevo assolutamente trovare una bolla di componenda originale per dare maggior credito a quanto avevo in mente di scrivere.
Fece una pausa, mi taliò, sorrise del suo sorriso. “Tu una carta così non la troverai mai” mi disse.
E infatti non l’ho trovata.»
Andrea Camilleri. La bolla di componenda.