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LE CITAZIONI: Canfora, libri/liberi

by Ernesto Scelza
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Lo storico e filologo Luciano Canfora, in un testo sorprendente e appassionato, ci ammaestra sul potere del libro. E sul rapporto tra libro e potere segnato da censura, roghi, libri immaginari, bibliomania e criminalità.

«Don Chisciotte fu spinto all’agire dalla continua e sempre più coinvolgente lettura di libri. Dopo le nottate passate a leggere “da un crepuscolo all’altro” (noctes vigilare serenas aveva detto di sé Lucrezio) e le giornate “dalla prima all’ultima luce”, gli parve “conveniente e necessario” farsi cavaliere errante, al fine di cimentarsi “in tutto ciò che aveva letto che i cavalieri erranti si cimentavano, disfacendo ogni specie di torti”. Invece il saggio antico, ma anche l’umanista, suo emulo, legge per rinsaldarsi nella sua saggezza. Non per agire. Perciò Don Chisciotte è “pazzo”, come più volte lo chiama il suo autore, il quale lo fa “rinsavire” in articulo mortis. Nella scelta di vita del “ingenioso hidalgo” si può forse ravvisare un poetico antecedente della tesi, aforisticamente espressa due secoli dopo, secondo cui “sino ad ora i filosofi si sono limitati a interpretare il mondo, ora l’importante è cambiarlo”. Entrambi debbono molto ad un motto ripetuto spesso, anche da chi poco lo intende: “la verità ci farà liberi”. Dove l’accento è sul fare.

Con amarezza temperata dall’ironia, Cervantes scrive nel Prologo di aver generato “nel fondo di un carcere” questo figlio “secco, ossuto e Fantastico”. Non era una metafora: fu vero carcere. Nel carcere fascista, Antonio Gramsci scrisse alcune delle pagine più durevoli della nostra prosa novecentesca, le Lettere dal carcere, e schizzò il profilo e meditò la sostanza di alcuni libri, complessivamente indicati come i Quaderni del carcere, che hanno sospinto poi all’agire per la libertà intere generazioni. È antico e molteplice il nesso tra libro e libertà.»

Luciano Canfora, Libro e libertà.