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LE CITAZIONI: Colombo. Il suicidio della pace

Alessandro Colombo

by Ernesto Scelza
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Alessandro Colombo è docente di Relazioni internazionali all’Università di Milano. Nei suoi studi ha indagato il cambiamento degli scenari geo-politici a partire dal crollo del ‘Muro di Berlino’, l’implosione del ‘Sistema sovietico’ e la fine della ‘Guerra fredda’. “Dopo quasi quarant’anni, la guerra è tornata dalla periferia al centro del sistema internazionale, costringendo l’Europa e il mondo a confrontarsi con il rischio di uno scontro diretto tra grandi potenze”. La citazione è tratta dal capitolo introduttivo del suo ultimo libro.

 

«Per la prima volta dalla fine della Guerra fredda, il mondo e la stessa Europa si trovano a fare i conti con l’eventualità di una guerra aperta fra grandi potenze. È ciò che traspare nelle retoriche politiche di tutti i principali protagonisti dell’attuale contesto internazionale, dagli Stati Uniti alla Cina, alla Russia, a diversi degli stessi paesi europei (…).

Il ritorno dello spettro della guerra costituisce una novità assoluta degli ultimissimi anni. Per tutti i primi due decenni del dopo Guerra fredda, sebbene non fossero affatto scomparse dal contesto internazionale, le guerre avevano potuto essere comunemente guardate dall’Europa e dall’America come “fatti periferici”, se non come contrassegno per eccellenza della perifericità (…). La fine di questo incanto è soltanto un capitolo… di una crisi molto più comprensiva. Che ha già fatto piazza pulita della condizione di eccezionale sicurezza e benessere della quale avevamo goduto nella fase di passaggio dalle grandi catastrofi del ventesimo secolo alla presunta “fine della storia” del secolo successivo. (…) Non può stupire che un rovesciamento così radicale dell’immagine del mondo porti con sé la tentazione di dividere anche la storia degli ultimi quarant’anni in due fasi contrapposte e, quasi per principio, prive di qualunque rapporto fra loro: un’età dell’oro simboleggiata dagli anni Novanta dell’ultimo secolo e un’età, la nostra, di “multicrisi”, se non già di una “guerra mondiale per pezzi”; una fase di “apertura” al mercato, alla democrazia e al futuro… e subito dopo una fase “regressiva” di sovranismi, nazionalismi e protezionismi (…).

Se si vuole comprendere la crisi attuale è necessario, come prima cosa, resistere a questa tentazione. Per riconoscere, tutto all’opposto, che la condizione nella quale ci troviamo nel 2025 è in larghissima parte un prodotto di quella dalla quale eravamo partiti trent’anni fa. Perché il celebratissimo “ottimismo” degli anni Novanta del Novecento nascondeva, in realtà, un repertorio culturalmente e umanamente desolante di inconsapevolezza; perché dietro quella inconsapevolezza si celava già un complesso di incomprensioni e di amnesie sulla storia dell’ultimo e degli ultimi secoli, destinato a permeare e a impoverire la formazione delle classi dirigenti (politiche e intellettuali) di tutti gli anni successivi; e perché, anche in virtù di queste amnesie, l’ottimismo euro-americano di fine Novecento non aveva saputo esprimersi che in un trionfalismo anacronistico, culturalmente narcisistico e politicamente arrogante ma soprattutto, alla lunga, insostenibile.»

Alessandro Colombo, Il suicidio della pace: perché l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989-2024).

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