Pankaj Mishra, scrittore e giornalista indiano, titola ‘La speranza in un tempo buio’ l’Epilogo del suo libro sullo sterminio dei Palestinesi di Gaza, come reazione dell’esercito e del governo di Israele alla strage di Hamas del 7 ottobre 2023. “Molto è accaduto nel mondo negli ultimi anni: guerre, catastrofi naturali, crisi finanziarie, terremoti politici. Eppure niente sembra paragonabile a Gaza: niente suscita in noi uno sgomento e un senso di impotenza così insopportabili. Ecco perché esisterà un prima e un dopo Gaza, e la reazione a questa tragedia sarà per una generazione che non ha visto né vissuto gli sconvolgimenti del Novecento la base per costruire una nuova coscienza politica”.
«Gaza ha allungato l’ombra della Shoah su molte più persone della popolazione ebraica mondiale. Nella storia moderna, è stato il destino di miliardi di persone in tutto il mondo quello di vedere la pulsione di morte all’opera. Rimarranno a lungo impressi nella loro memoria momenti isolati di un’orgia di violenza bestiale: Sha’ban al-Dalou, uno studente di ingegneria di diciannove anni, bruciato vivo, con una flebo attaccata al braccio, in uno dei tanti ospedali bombardati da Israele; soldati israeliani, intervistati dalla CNN, che affermano di “non riuscire più a mangiare la carne” dopo avere schiacciato centinaia di palestinesi sotto i bulldozer ed essersi accorti di come “tutto schizza fuori”. Imprimendo nella nostra coscienza la violenza gratuita delle nostre società, un’offesa così incomprensibile è insanabile, come avvertiva Primo Levi.
(…) Dopo avere assistito per diversi mesi a un feroce genocidio, con la consapevolezza che è stato concepito, eseguito e approvato da persone molto simili a loro, che lo hanno presentato come una necessità comune, legittima e persino umana, milioni di persone adesso si sentono meno a casa nel mondo. Lo shock di questa rinnovata esposizione a un male tipicamente moderno non può essere ignorato. Né può esserlo l’abisso morale che abbiamo davanti.
Il Ventesimo secolo – segnato dai conflitti più brutali e dai più grandi cataclismi morali della storia – ha messo in luce i pericoli di un mondo in cui non esisteva alcun vincolo etico su ciò che gli esseri umani potevano o osavano fare. La ragione secolare e la scienza moderna, che avevano rimpiazzato e sostituito la religione tradizionale, non solo hanno rivelato la loro incapacità di legiferare sulla condotta umana, ma hanno anche avuto un ruolo nella realizzazione delle nuove e più efficienti modalità di sterminio impiegate a Auschwitz e Hiroshima (…).
Quella a cui siamo di fronte oggi è una rottura definitiva nella storia etica globale dopo il Ground Zero del 1945: la storia in cui la Shoah era il riferimento universale per indicare un tragico fallimento della moralità umana (…).
I crimini di Gaza e i numerosi atti di complicità e voluta indifferenza che li hanno resi possibili hanno avuto un impatto più profondo tra i giovani nella tarda adolescenza e nei ventenni. Al confine tra l’infanzia e l’età adulta, hanno ricevuto una rapida e brutale formazione sulle barbarie della storia e su come gli adulti che detengono il potere le giustificano: un’esperienza finora del tutto estranea alla loro percezione collettiva (…).
Si ha sempre più l’impressione che per ripristinare la forza e la dignità della coscienza individuale si possa confidare solo nelle persone in cui la catastrofe di Gaza ha prodotto una scossa di consapevolezza etica (…). È possibile, persino probabile, che saranno sconfitte. Israele, con la sua psicosi di sopravvivenza… è il presagio del futuro di un mondo fallito ed esausto (…).
Chi si oppone alla ferocia israeliana e alla propaganda occidentale basata sull’omissione e l’offuscamento non può aspirare a molto di più (…). Ma le manifestazioni di indignazione e gli atti di solidarietà che hanno avuto luogo in questi mesi potrebbero avere in qualche modo alleviato la grande solitudine del popolo palestinese. E possono offrire una speranza per il mondo dopo Gaza.»
Pankaj Mishra. Il mondo dopo Gaza.