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LE CITAZIONI: Tronti. Il messaggio dell’imperatore

Mario Tronti

by Ernesto Scelza
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In uno dei suoi ultimi scritti, pubblicato nel 2015 in ‘Dello Spirito Libero. Frammenti di vita e pensiero’, e quindi raccolto ne ‘Il demone della politica. Antologia di scritti (1958-2015)’ per la cura di Matteo Cavalleri, Michele Filippini e Jamila M.H. Mascat, il filosofo Mario Tronti ripropone e rilegge il celebre racconto di Franz Kafka ‘Un messaggio dell’imperatore’ come una grande metafora della politica rivoluzionaria. “Questo dimostra che il messaggero doveva partire, che il messaggio era necessario. Non ha portato a termine la missione. E però il fatto che abbia tentato ha provocato una presa di coscienza e un salto di conoscenza di come stanno realmente le cose: è quanto rimarrà per chi verrà. L’evento c’è stato: si può sostenere che era sbagliato, si può dimenticare che sia avvenuto, ma né l’uno né l’altro di questi atteggiamenti si potrà sostenere a lungo. Il messaggio non è stato consegnato, eppure il messaggio non è andato perduto. Noi siamo qui a dirlo. E fosse solo questa la funzione che ci resta, basta per sapere, e far sapere, che abbiamo ben vissuto”.

 

«“L’Imperatore – dice la leggenda – ha inviato a te, singolo individuo, suddito miserando, ombra minuscola riparata nella più remota lontananza dinanzi al dardeggiante sole imperiale, proprio a te dal suo letto di morte l’Imperatore ha inviato un messaggio. Ha fatto inginocchiare il messaggero presso il letto e gli ha bisbigliato il messaggio all’orecchio; quel messaggio rivestiva per lui un’importanza tale che se l’è fatto ripetere nuovamente all’orecchio. Con cenni del capo ha confermato l’esattezza di quanto ripetutogli. E di fronte all’immensa folla che assiste alla sua morte (tutte le pareti d’ostacolo vengono abbattute e sulle ampie scalinate esterne che si slanciano alte e sterminate stanno in cerchio i grandi dell’Impero), di fronte a tutti costoro egli ha fatto partire il messaggero. E il messaggero si è subito messo in viaggio: un uomo vigoroso, infaticabile; protendendo in avanti ora un braccio ora l’altro egli si fa strada tra la folla; se incontra resistenza indica il sole impresso sul suo petto, e procede piú spedito di qualunque altro. Ma la folla è così grande; e delle sue case non si intravede mai la fine. Come volerebbe se dinanzi a lui si schiudesse libero il cammino! Ben presto udresti allora alla tua porta i colpi maestosi dei suoi pugni. E invece quanto vani sono i suoi sforzi! Egli cerca ancora di farsi strada attraverso le stanze del palazzo piú interno; mai riuscirà a superarle; e se anche vi riuscisse, non avrebbe ottenuto nulla; dovrebbe farsi largo con la forza giù per le scale; e quand’anche vi riuscisse non avrebbe ancora ottenuto nulla; resterebbero da attraversare i cortili; e dopo i cortili la seconda serie di palazzi tutt’intorno; e poi ancora scalinate e cortili; e ancora un palazzo; e così via per millenni; e se anche, alla fine, riuscisse a precipitarsi fuori dell’ultima porta (cosa che però non potrà avverarsi mai e poi mai) egli si troverebbe di fronte la città imperiale, il centro del mondo, ricolma di mucchi di tutti i suoi detriti. Qui nessuno riesce a passare, e men che mai con il messaggio di un morto. Tu però siedi affacciato alla tua finestra, e al messaggio dai vita nei tuoi sogni, sul far della sera”.

1883: muore Marx, nasce Kafka. Una metafora, che descrive, spiega, accenna, a modo suo conosce, trasversalmente interpreta: solo con l’arma dell’ironia politica si riesce ormai a combattere la serietà tragica della storia. Il messaggero, con il suo messaggio, non è uscito dal palazzo imperiale, è partito ma è rimasto impigliato nel lungo seguirsi delle stanze, nel disporsi dei successivi cortili, nelle infinite case fuori, nelle scalinate dentro e poi altri palazzi, affollati di cose, vicende, masse, istituzioni, guardie, resse e risse. Un groviglio inestricabile. Uno spazio/tempo in continuo movimento e mutamento. È quello che si chiama, ed è, il capitalismo moderno.

Il messaggero non è fuoriuscito dal palazzo, ma, passando, ha creato parecchio scompiglio all’interno. Parti del messaggio sono state nel frattempo recepite, creando paura tra i principi e speranza tra i popoli. È già qualcosa, e non da poco.»

Mario Tronti. Un messaggio dell’imperatore.

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