È un atto d’amore per la città di Napoli il libro del giornalista e scrittore Vittorio del Tufo, che dedica uno dei primi capitoli a uno dei quartieri più suggestivi e affascinanti della città, ‘Forcella’. Un racconto, quello di Del Tufo, che ritrova nei labirinti dei vicoli e delle strade di Napoli le tracce dei miti, delle leggende e delle storie che vi sono celate. “Da Virgilio Mago al fiume ‘fantasma’, dalla leggenda nera di Raimondo di Sangro alla maledizione della Gaiola, dalla Sirena Partenope, demone marino o uccello antropomorfo, umanizzata al punto da morire per amore, ai misteri della città sotterranea, dal mito di Iside all’enigmatica Y di Forcella, dai filosofi-maghi al diavolo della Pietrasanta, dalle Compagnie della Morte ai cori perduti delle fate, dai misteri archeologici ancora da svelare alle incredibili storie ambientate nei Castelli della città, si dipanano in queste pagine storie di sangue, di delitti e morte, di sesso e amanti insaziabili. Storie romantiche, cupe, feroci”.
«C’è un quartiere di Napoli che reca fin nel tracciato delle strade, nel segno urbanistico, le stigmate del suo passato. Quel quartiere è Forcella e quel segno è una lettera dell’alfabeto: la Y. Ipsilon come lo stemma dell’antico Seggio, che era proprio una forca a forma di Y. E Y come l’emblema della Scuola Pitagorica che sorgeva tra i vicoli dei Decumani: i suoi geniali adepti – i pitagorici napoletani – erano convinti che quella lettera dell’alfabeto rappresentasse la sintesi della perfezione assoluta. Ma Y è anche l’inconfondibile tratto della strada principale di Forcella, che nella parte finale si biforca assumendo l’aspetto, appunto, di una forcella (…).
Non c’è pietra, a Forcella, che non racconti il passato. Un passato spesso leggendario e ricco di suggestioni, anche esoteriche. Non a caso Forcella è stata teatro di alcune delle imprese che la tradizione popolare attribuisce a Virgilio, sommo poeta ma soprattutto, nell’immaginario collettivo della città, negromante e mago. (…) Tra gli incantesimi e gli esorcismi praticati dall’autore dell’Eneide – considerato il primo, vero santo protettore della città – v’è il rito propiziatorio compiuto per liberare Forcella, e Napoli, dai rettili che la infestavano. Secondo la leggenda, dopo aver catturato una serpe enorme e velenosissima, Virgilio l’avrebbe uccisa e imprigionata sotto due metri di terra: come per incanto, da quel momento i rettili smisero di terrorizzare i napoletani. Con l’affermarsi del cristianesimo sorse un problema: poteva mai tollerare, la nuova religione, che il ricordo di Virgilio e dei suoi incantesimi facesse concorrenza al culto della Santa Romana Chiesa? Ovviamente no: per questo motivo la storia, da quel momento, venne raccontata in modo diverso. A liberare la città dai serpenti fu la Madonna, e nel luogo del prodigio fu costruita una chiesa, che venne dedicata a Maria (…). Sia come sia, l’antico edificio che affaccia sullo slargo di vico della Serpe è tutto ciò che resta di quel luogo di culto e di quella controversa leggenda…
Intrisa di storia e leggende, Forcella è custode di segreti millenari, ma anche di arcani simbolismi. A cominciare proprio dalla lettera magica dei pitagorici: nella Y di Forcella vi sono la memoria e il destino, il marchio e le radici di uno dei quartieri più antichi e nobili della città. Ma qual è il significato che la tradizione esoterica attribuisce alla Y pitagorica? La Y indica lo sdoppiamento, la scelta tra due sentieri, il bivio tra virtù e peccato. E ancora la croce di Cristo e l’albero della vita. Anche sullo stemma dell’antico Seggio di Forcella, poi confluito in quello di Montagna, la Y campeggia accanto al motto Ad bene agendum nati sumus (“Siamo nati per fare il bene”). Secondo gli appassionati di esoterismo il tracciato urbanistico di Forcella sarebbe dunque un emblema dell’armonia pitagorica, e quasi un atto di consacrazione del quartiere (e della città) alla divinità matematica e in particolare alla scuola fondata da Pitagora a Crotone intorno al 530 a.C., sull’esempio delle comunità orfiche e delle sette religiose d’Egitto e di Babilonia: più che un sinedrio di geni, insomma, qualcosa di molto simile a una setta mistica-religiosa.
Poco prima della biforcazione della strada di Forcella, nel vicoletto che un tempo si chiamava Ercolanense e poi dei Tarallari, sorge una chiesa parzialmente distrutta, quasi irriconoscibile nel suo stato di abbandono, dedicata a Sant’Agrippino, protettore della città e vescovo nel II secolo… venerato come amator patriae e defensor civitatis prima che il culto del più famoso Gennaro prendesse il sopravvento. Sull’architrave della facciata è tuttora riconoscibile la lettera Y, simbolo di Forcella e del Seggio.»
Vittorio Del Tufo, Napoli magica.