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Luminarie campane

by Pietro Spirito
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L’atmosfera di Natale esprime una parte dell’anima delle città. Strade affollate, vetrine addobbate, sensazione di fretta punteggiata dai pacchi e dalle borse per gli acquisti. Non tira però sempre la stessa aria. Il momento che viviamo condiziona inevitabilmente lo sguardo con il quale accogliamo gli stimoli festivi dentro i quali siamo immersi.

Sono trascorsi i Natali della pandemia ed ora arriva il Natale delle bollette. Dopo i lockdown avevamo la necessità di reagire alla solitudine costruita dentro le mura domestiche, tornando alle abitudini scintillanti delle festività passate. E così, a cavallo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 Napoli è stata attraversata da una pluralità di installazioni nelle principali piazze della città, con una iniziativa promossa dalla Camera di Commercio. Non è stata esattamente la fiera del buon gusto e non sono mancate polemiche in città.

Proprio per questa ragione quest’anno si è tentato di partire con largo anticipo, per innalzare la qualità delle luminarie: lodevole proposito. Ma il diavolo ci ha messo la coda. Prima l’aumento nel costo dell’energia elettrica, poi le gare andate deserte ed infine uno sfilacciamento continuo nei tempi di esecuzione: si è progressivamente slabbrato il cronoprogramma delle attività per illuminare le festività del Natale 2022 e del Capodanno 2023.

Il Comune di Napoli ha messo a disposizione di ogni Municipio la somma di 150.000 euro, con un impegno di spessa totale pari a 1,5 milioni di euro. Accese le luci a San Gregorio Armeno, si aspetta che nei prossimi giorni si completino le installazioni nelle altre municipalità cittadine. Realizzata l’autonomia differenziata delle luminarie, avremo modo di capire quale sarà l’esito di uno spezzettamento delle responsabilità che in genere determina confusione, ritardi, incertezze.

E la Camera di Commercio? Dopo una partenza lancia in resta per prendersi la rivincita rispetto alle critiche dell’anno precedente, inizialmente si era pensato ad una iniziativa in grande stile, in coordinamento con il Comune e con una grande attenzione alla qualità delle installazioni. Poi, in un momento di resipiscenza da parte del Presidente della Camera di Commercio, considerata la situazione di crisi che intanto si era determinata per effetto della guerra in Ucraina, e per l’aumento conseguente dei costi di energia elettrica, è giunta la decisione di puntare esclusivamente sulla realizzazione di dieci grandi alberi di Natale addobbati nelle principali piazze di Napoli, per il modico impegno finanziario di mezzo milione di euro. Alla gara ha partecipato, come lo scorso anno, una sola impresa, che però ha poi dichiarato di non essere in grado di effettuare le installazioni entro l’otto dicembre.

Non se ne farà nulla, la gara è stata annullata in autotutela. Segno dei tempi, anche perché la Camera di Commercio di Napoli si trova, come è noto, in una situazione di semi paralisi amministrativa. Con l’Immacolata, ci avviamo verso le festività natalizie e la città sta registrando picchi nelle presenze di turisti mai registrati precedentemente. I commercianti allora non si sono persi d’animo ed hanno tentato di dare vita ad iniziative per abbellire almeno i luoghi centrali della città. A Via Calabritto i principali marchi commerciali hanno piantato 20 abeti per addobbarli successivamente. Nella notte, una banda di ragazzini ha portato via tutto, come un po’ accadeva negli anni passati all’albero di Natale nella Galleria Umberto. In questo caso, tristemente, la tradizione è stata confermata, con una geografia differente.

Le luci insomma si spengono, anzi, in qualche modo, non si accendono nemmeno. Queste festività, del resto, sono condizionate da un orizzonte difficile. Il clima che respiriamo continua ad essere caratterizzato dalla preoccupazione verso il futuro. Le previsioni economiche per il 2023 nel Mezzogiorno indicano uno scenario negativo, con un tracciato recessivo, mentre l’Italia nel suo insieme dovrebbe segnare una crescita del PIL pari a solo lo 0,5%.

Non pare dunque tempo di luminarie. Non solo per l’incremento dei consumi elettrici, che rendono queste iniziative particolarmente onerose per le casse pubbliche. Del resto, Luci d’Artista a Salerno è stato possibile quest’anno solo perché la Regione Campania ha messo a disposizione del Comune la consistente cifra di due milioni e mezzo di euro. Non facciamoci però soverchie domande. Chiedere perché la Regione finanzi una iniziativa di luminarie a Salerno e non a Napoli potrebbe essere considerato delitto di lesa maestà.

A Napoli dovremo piuttosto accendere le luci nei nostri animi, per rendere questa città ancor più accogliente verso il milione di turisti che sarà presente a Natale. In fondo, in questa storia sono presenti tutti gli ingredienti classici dei nostri limiti: mancanza di programmazione, incertezza decisionale, decentramento poco funzionale, iniziative frustrate dalla inciviltà diffusa, provincialismo. Sperare di cambiare non costa, ed anzi è necessario. E’ Natale ancora.