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Ma Berlusconi ci crede davvero?

by Luigi Gravagnuolo
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A cinque giorni dalla prima chiama a Montecitorio per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica Italiana tiene ancora banco la candidatura di Silvio Berlusconi; la più improbabile tra le ipotesi in campo, ma anche quella su cui più si disputa sui media.

E lui, il Cavaliere, ci crede davvero? Insomma, ci è o ci fa?

La domanda è legittima, sembra infatti incredibile che un politico della sua stazza non si renda conto dell’impudenza della proposta di se stesso al Quirinale.

In molti, specie di ambienti parlamentari e giornalistici romani, bisbigliano che il Cavaliere ci crede davvero, che si è impuntato e che è disposto anche a sfasciare il centrodestra se si dovesse sentire tradito. Eppure, prima facie, i leader tutti della coalizione di centrodestra giurano e spergiurano che, se ci saranno cinquanta voti circa in aggiunta a quelli di cui già dispongono – quelli necessari per superare il quorum dalla quarta chiama in poi – loro andranno fino in fondo. C’è anche chi tra loro si sta affannando a telefonare a destra e a manca ai singoli grandi elettori che si sono messi in vetrina al mercato del voto pur di raggiungere lo scopo.

Altri invece sostengono che i leader della coalizione di destra lo stanno seguendo solo in apparenza, per rispetto e per umana riconoscenza per quanto da lui fatto per la destra italiana dal ‘93 ad oggi, ma che alla fine lo molleranno per entrare nel merito dei candidati reali.

Fin qui restando nel perimetro del Berlusconi che ci è. E se invece lui ci fa?

In questo caso, perché uno con la sua storia starebbe esponendosi addirittura della berlina se in realtà fosse il primo a non crederci? Non è che abbia un disegno ben definito in mente?

Qui le ipotesi sono diverse. La più gettonata è quella dell’astuto stratega e dell’eroico combattente, che si immola per spaventare il centrosinistra ed indurlo ad accettare il vero candidato del centrodestra, che per ora resterebbe coperto.

Nel mio piccolo, sommessamente, mi permetto di avanzare un’ipotesi diversa. È una mia una supposizione, niente di più, prendetela per quello che è.

Berlusconi non ci è, ci fa, ma il bersaglio delle sue provocazioni non è il centrosinistra, bensì i suoi alleati Salvini e Meloni.

Forza Italia e cespuglietti vari sono sempre più invaghiti della prospettiva di essere i soci fondatori di un redivivo Grande Centro liberal-riformista ed avrebbero già rotto gli ormeggi che li legano alla destra, se non avessero temuto di regalare a Salvini-Meloni parte delle proprie truppe superstiti. Berlusconi, dunque, starebbe provocando i due alleati sovranisti per indurli ad essere loro quelli che tagliano le cime.

Sentirsi dire che non è cosa, che uno come lui si deve togliere dalla testa l’aspirazione a trasferirsi al Quirinale, sarebbe un motivo più che nobile per giustificare l’addio agli amici di un trentennio ed avviarsi su una strada nuova a braccetto con Renzi, Calenda, Della Vedova, Toti, Mastella e via narrando.

Peraltro, il gruppo del centro riformista potrebbe anche aggregare – se facilmente o difficilmente dipenderà dalla legge elettorale – le componenti moderate del PD, del M5S, della Lega e degli stessi FdI. Ed è altresì ben evidente che, qualora questo rassemblement neocentrista risultasse determinante nella scelta del nuovo Presidente della Repubblica, sarebbe esso poi a guidare il nuovo governo fino al voto del ‘23.

Meloni e Salvini pare che abbiano annusato il pericolo e, per un verso, stanno attenti a non cadere nella trappola – quindi ufficialmente: Tutti uniti, Viva il Berlusca, Viva l’Austa – per un altro, neanche tanto sottotraccia, stanno trattando già con il PD ed il M5S per tentare di decidere da subito in quattro – FdI, Lega, M5S e PD, mettendo nell’angolo le manovre centriste – sia il Presidente della Repubblica che la composizione del prossimo governo a cominciare dal premier.

Intanto la candidatura di Silvio Berlusconi dà l’impressione di perdere colpi ogni giorno che passa.

E Draghi? Pensateci, lui è il candidato ideale sia per un’eventuale larga intesa dai FdI al PD sia per uno schieramento egemonizzato dal grande centro, vuoi che quest’ultimo sia sbilanciato un po’ più a destra, vuoi che lo sia a sinistra. Così ad oggi, a cinque giorni dal primo traguardo, in fuga si vede solo lui, Mario Draghi. Oops, oggi è il 19 gennaio, auguri di buon onomastico signor Presidente!