Il generale Andrea Rispoli, attualmente Capo dell’ufficio per la tutela della cultura del Ministero della Difesa, ha coniugato il suo brillante ed articolato percorso nell’Arma dei Carabinieri con un’intensa passione per la storia militare e gli studi napoleonici, di cui è acuto analista e cultore, coltivata anche come autore di una buona produzione saggistica.
Qualche anno fa ho recensito l’interessante volume “Rivoli. La nascita di un condottiero” (2022), in cui Rispoli focalizza la clamorosa battaglia consumata in territorio veneto che vide il giovane generale Bonaparte sbaragliare imprevedibilmente, il 14 e 15 gennaio 1797 – dopo uno scontro molto cruento – le truppe austriache più attrezzate e numericamente superiori di quelle francesi, schierate nella località di Rivoli Veronese, consacrando così la sua irresistibile ascesa verso sempre maggiori trionfi politici e militari e legittimando la progressiva costruzione del suo mito di condottiero vittorioso.
L’ultima pubblicazione di Luca Gandini ed Andrea Rispoli, “Marcia per la gloria” (Ed. Sometti), è dedicata alla “prima Campagna d’Italia”, condotta con folgorante successo dal ventiseienne Bonaparte nel biennio 1796-97 e ripercorsa nei suoi passaggi più significativi, introdotta dall’illuminante prefazione dello storico Luigi Mascilli Migliorini. L’opera è impreziosita da tantissime immagini e documenti, con la postfazione di Giancarlo Volpato – significativamente intitolata “un libro di bellezza e di gloria” – ed è corredata da una puntuale ed esaustiva bibliografia, che sorregge l’accuratezza, la perizia ed il rigore ricostruttivo dell’analisi storica degli autori, su temi su cui si è scritto tantissimo ma che ancora presentano margini per riflessioni interessanti ed originali.
Rispoli, pur con spirito critico, è affascinato dall’epopea napoleonica e, soprattutto, dalla sua straordinaria ed insuperabile genialità militare, che gli autori esplorano nella prima parte della sua controversa leggenda – punteggiata da tratti “doree” e “noire” – che lo colloca, nell’immaginario collettivo, tra i più grandi condottieri della storia antica e moderna, accanto ad Alessandro Magno e Giulio Cesare, nella dimensione leggendaria conseguita attraverso una sequenza di imprevedibili quanto strepitosi successi. L’ideale e morale napoleonica è riassunta nell’esergo, la magniloquente citazione dello stesso Napoleone – che precede l’inizio del libro – secondo cui “meglio varrebbe non aver vissuto che vivere senza gloria“.
L’illustre prefatore Mascilli Migliorini inquadra la spedizione napoleonica nella pianura italiana in funzione antiaustriaca della primavera 1796-autunno 1797, nel suo realistico scenario storico-bellico. La campagna rimasta nella memoria di Bonaparte come “l’epoca più bella della sua vita”, non si svolse come “una marcia trionfale su un tappeto rosso” ma fu piuttosto il primo grande laboratorio di applicazione delle virtù militari dell’astro nascente napoleonico, che disponeva di un limitato esercito di soli 30.000 uomini, scarsamente armati, contrapposti ai ben più muniti 80.000 soldati austriaci e piemontesi. Eppure le straordinarie capacità di azione, comando, pianificazione ed innovazione delle tattiche militari del ventiseienne generale corso ebbero ragione a sorpresa degli oggettivi rapporti di forza in campo, costituendo la premessa dalla inesauribile leggenda di Napoleone – condottiero e politico – proiettato verso il dominio dell’Europa e lo sconvolgimento della sua geografia politica, concluso però con la disastrosa campagna di Russia, la capitolazione finale ed il definitivo esilio nella sperduta isola di Sant’Elena.
Il saggio storico di Rispoli e Gandini, corposo e ben articolato, evidenzia acutamente nel primo capitolo (“la propaganda bonapartista agli albori dell’ascesa“) l’abilità retorica e trascinante di Napoleone e l’importanza decisiva da lui attribuita alla comunicazione ed all’acquisizione dell’appoggio popolare e, soprattutto, dell’appassionato consenso dei suoi soldati, attraverso una sistematica ed efficace “offensiva propagandistica”, che tra l’altro spiega lo sviluppo di una diffusa e molteplice produzione iconografica sui successi napoleonici, funzionale alla costruzione ed al consolidamento del suo mito. Giustamente, rilevano gli autori, Napoleone “è stato l’inventore delle moderne tecniche di comunicazione di massa”.
Il secondo capitolo tratteggia i passaggi iniziali della fulminante carriera militare di Bonaparte, ufficiale della Rivoluzione di origine corsa, le sue prime esperienze ed il vittorioso assedio di Tolone con la cacciata degli inglesi occupanti e la conseguente promozione a generale di brigata assegnato all’esercito francese d’Italia, fino alla sorprendente nomina, per l’età giovanissima nel marzo 1796 a comandante dell’Armee d’Italie, affidatagli in pessime condizioni, allo scopo perseguito dal Direttorio di Parigi di sviluppare un fronte “diversivo” e secondario nella guerra contro l’Austria.
La parte centrale dell’opera è incentrata in modo puntuale e particolareggiato sulla prima campagna d’Italia, illustrata in tutti i suoi molteplici momenti dal marzo/aprile 1796 con l’entrata di Napoleone a Nizza, i vari scontri e la conquista del Piemonte fino all’ingresso a Milano, alla memorabile battaglia di Rivoli del gennaio 1797ed all’epilogo con la pace di Tolentino, la marcia su Vienna, i preliminari di Leoben e la sottoscrizione del trattato di Campoformio.
Il momento più clamoroso e culminante della campagna italiana è rappresentato proprio dalla strepitosa vittoria di Rivoli Veronese, immortalata nelle più importanti iconografie, formidabile battaglia di annientamento e pietra miliare della gloria di Napoleone condottiero, a cui lo stesso coautore Rispoli aveva dedicato alcuni anni fa il valido saggio storico già citato. Il successo veronese manifesta la eccezionale capacità di Bonaparte di preparare e pianificare con accuratezza il combattimento – anche con una precisa conoscenza topografica delle caratteristiche e dello stato dei luoghi – non in modo statico, ma piuttosto coniugandola con la prontezza necessaria e la versatile duttilità di soluzioni efficaci ed innovative messe in campo all’occorrenza, nel momento e nel modo più utile.
Gli autori evidenziano l’intuito e le straordinarie capacità innovative di Napoleone nella tattica e strategia militare – messe in campo per sopperire alla condizione di inferiorità quantitativa dell’Armee francese – che si esprimevano nella fluidità e rapidità di manovra, nella originalità e varietà di schemi, nella intraprendenza manifestata attraverso azioni e movimenti a sorpresa per contrastare un nemico numericamente più forte, oltre che avvalendosi dell’innovativo supporto di un efficace gabinetto cartografico e topografico (Bureau Topographique).
Ulteriori approfondimenti di interesse sono dedicati – dopo i passaggi che segnano la fine della campagna d’Italia – agli avversari austro-piemontesi, al loro non trascurabile valore ma anche ai demeriti dei comandanti, all’eroe antinapoleonico Hofer, al ruolo delle donne per l’esercito napoleonico, alle spoliazioni e requisizioni di opere d’arte in Italia da parte delle truppe francesi, al filo conduttore che da quella fase storica prepara ed accelera il processo del Risorgimento italiano, fino ad un’interessante appendice sulle battaglie memorabili nella spedizione italiana di Napoleone, richiamate nei vessilli dei reggimenti francesi.
Emerge dal ponderoso saggio la complessa, straordinaria, controversa e poliedrica personalità di Napoleone Bonaparte, tra doti di audacia e carisma, genialità di intuito e capacità dominatrice, soprattutto caratterizzato da quella rapidità mentale ed intelligenza straordinariamente prensile e versatile, da cui scaturisce l’ancora attuale ed appropriata espressione diffusa nel linguaggio comune di “mente napoleonica”, intesa come capacità di tener testa contemporaneamente ed efficacemente a tanti fronti simultanei e diversi.
È un libro di lettura certamente godibile e formativa, ricco di spunti di interesse ricostruttivo ed elementi di originalità storica, scritto con rigore metodologico e capacità narrativa, volto ad esplorare un personaggio cruciale ed un tema di assoluta centralità nello sviluppo della vicenda moderna d’Europa e d’Italia.