Fondazione Marevivo ha lanciato “MedCoral Guardians”, progetto per la tutela dei coralli del Mediterraneo con l’obiettivo di “promuovere più consapevolezza tra cittadini, studenti, turisti e subacquei mediante attività di sensibilizzazione, educazione ambientale e iniziative di ricerca scientifica”. Le barriere coralline coprirebbero solo l’1% dei fondali ma più del 25% della vita marina dipenderebbe da loro.
Marevivo, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, ha quindi avviato nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella un’attività di monitoraggio e restauro della Cladocora caespitosa, una specie endemica del Mediterraneo nota come “madrepora a cuscino”. Stamattina, presso il Centro Recupero Tartarughe e Biologia Marina dell’AMP nel porto Marina della Lobra a Massa Lubrense, Raffaella Giugni (Segretario Generale di Marevivo), Carmela Guidone (Direttore dell’AMP) e Alberto Colletti (ricercatore della Federico II) hanno presentato il progetto: 12 impianti, per un totale di 156 frammenti di corallo che verranno ripristinati attraverso delicate operazioni di restauro.

Studenti delle scuole secondarie del territorio durante l’anno scolastico prenderanno parte ai laboratori didattici. Guidati dagli operatori di educazione ambientale dell’Area Marina Protetta, “potranno approfondire la conoscenza dei coralli del Mediterraneo, le minacce che ne mettono a rischio la sopravvivenza e riflettere sui comportamenti virtuosi da adottare per preservare questi delicati organismi”. Ma non solo coralli, anche le foreste dell’alga bruna Cystoseira. Due centri diving, “Capri e Amalfi Coast” e “Punta Campanella”, hanno già inviato segnalazioni e foto di Cladocora caespitosa per individuare i siti nei quali è presente il corallo mediterraneo.
Insomma, un’opportunità per mapparne la distribuzione nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, consentendo un monitoraggio a lungo termine del suo stato di conservazione. Un laboratorio naturale per implementare e perfezionare le conoscenze di base e i protocolli di restauro. Parole d’ordine: divulgazione efficace e coinvolgimento diretto delle comunità locali.

