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Moby. Ricavi in crescita e ricorsi

by Redazione
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Lo scorso 12 settembre il Gruppo Moby ha presentato il bilancio semestrale 2019. Numeri confortanti, con un ebitda che da meno 8,8 passa a più 47,8 milioni di euro e ricavi complessivi incrementati di 20 milioni, attestandosi sopra quota 253,6 milioni.

Sul miglioramento dei conti avrebbe inciso il trend positivo passeggeri sulle navi ferries, l’incremento dei ricavi totali derivanti dal settore merci, l’assorbimento positivo dei costi di implementazione delle start up avviate nel 2018, la gestione dei costi, le operazioni di razionalizzazione della struttura della flotta.

Netta inversione di tendenza, quindi, rispetto al 2018 condizionato in particolare dall’avvio di nuove linee. Tanto che il CEO, Achille Onorato, ha dichiarato che “L’action plan varato nel 2018 … sta centrando tutti gli obiettivi … consentendo alla compagnia di rafforzare la sua posizione finanziaria … Oltre ai risultati reddituali, il miglior indicatore è fornito dalla crescita nei livelli occupazionali nei vari settori di attività del Gruppo…”.

Questi risultati sarebbero stati facilitati anche dall’entrata in servizio della nuova flagship ‘Maria Grazia Onorato’ costruita nei cantieri di Flensburg e destinata a breve ad essere affiancata sulle rotte del Gruppo dalla gemella ‘Alf Pollak’.

Eppure, solo una settimana più tardi, si apprende che “Moby S.p.A. ha dato mandato ai propri legali di denunciare alla Procura della Repubblica i gravi fatti calunniosi contenuti nel ricorso alle procedure concorsuali presentato da alcuni fondi di investimento a carattere speculativo tutti con sede in paradisi fiscali. Moby denuncia questo fatto come l’ultimo atto di una strategia iniziata con un’ossessiva campagna diffamatoria a mezzo stampa, più volte denunciata a diverse autorità giudiziarie. Moby confida nell’operato della magistratura italiana con serenità in quanto pienamente consapevole della calunniosità del ricorso”.

Ci si riferisce, evidentemente, all’azione di alcuni fondi arrivata dopo la cessione di due navi alla danese Dfds (Det Forenede Dampskibs-Selskab, una delle più grandi compagnie traghetti del Nord Europa) e al contestuale acquisto di altre due unità dalla stessa società.

A la guerre comme a la guerre.