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Le prospettive politiche in Campania. L’analisi di Massimo Paolucci

by Flavio Cioffi
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Per 15 anni consigliere comunale a Napoli, poi deputato, quindi parlamentare europeo. Alle ultime elezioni per l’europarlamento ha raccolto circa 60.000 preferenze, che però non sono state sufficienti. Espressione di Articolo 1, è considerato un dalemiano assoluto, politicamente e sotto il profilo personale. Massimo Paolucci è un protagonista della politica del nostro territorio con il quale proviamo a comprendere i prossimi scenari elettorali.

Con la scissione di Renzi, Leu rientrerà nel PD?

Si apre una fase sicuramente nuova ma non ci sono pedine intercambiabili, esce Renzi entriamo noi. Nel PD sono avvenute tante cose. Zingaretti ha vinto le primarie. E’ stata presentata la lista unitaria alle europee. Sono state messe in discussione, dal mio punto di vista ancora tiepidamente, alcune delle scelte sbagliate fatte dai precedenti governi di centrosinistra. E’ caduta la pregiudiziale nei confronti del M5Stelle. Ora siamo al Governo insieme e Leu e Articolo 1 sono parte organica della maggioranza ed esprimono due sottosegretari e un ministro, Roberto Speranza, alla guida di un dicastero di assoluta importanza. Siamo in un mondo completamente nuovo. Dopodiché, le cose vanno fatte per bene. Il tema è quello di ricostruire una grande forza della sinistra, che faccia tesoro degli errori fatti in questi anni, in grado di battere Salvini che è tutt’altro che morto.

Questa grande forza di sinistra stringerà un’alleanza con i 5Stelle in vista delle prossime regionali in Campania?

Io penso che abbia ragione chi nel PD, Franceschini, Zingaretti, sostiene tesi molto simili alle nostre. Cioè che non dobbiamo considerare l’alleanza con i 5Stelle come il male minore per liberarci di Salvini, ma come il tentativo di costruire un nuovo centrosinistra. Per la sinistra, non solo italiana ma anche europea, separare il populismo di destra da forme di protesta antipolitica, 5Stelle in Italia, Podemos in Spagna, alcune forze della sinistra tedesca, è un punto essenziale. Separarli, non permettere che la parte di società arrabbiata si unisca a una destra pericolosa, razzista e, in alcuni casi, anche con venature fasciste. Quindi si a un’alleanza che vada anche oltre il governo. Io, che sono stato amministratore locale per tanti anni, so bene che queste cose non si inventano e non si decidono a Roma. Vanno costruite con il consenso dei territori, verificate realtà per realtà, ma quella è la strada.

Ci riuscirete? Punteresti sul si?

Si, sul si. E’ molto importante fare il primo passo e trovare un buon accordo per l’Umbria, sarebbe un segnale. Come nei sondaggi, non devi guardare i singoli numeri ma l’andamento. Se dopo aver fatto il Governo, inizi a fare una, due alleanze nelle Regioni, la strada è tracciata. Però il tema vero dei prossimi mesi e dei prossimi anni, mi auguro, è governare bene, cioè rispondere ai problemi del Paese.

In questo quadro, che prospettive ha il partito di Renzi in Campania?

A naso, non grandissime. Ma Renzi ha fatto una mossa dal suo punto di vista intelligente. Ha ufficialmente riconquistato un ruolo nel Governo e scommette sul fatto che c’è un pezzo d’Italia, non di sinistra, che vede con sospetto l’accordo coi 5Stelle ma che non vuole morire salviniano e pensa di rappresentarlo. Non so se ci riuscirà. Per quello che capisco, la sua partita è svincolata dai capicorrente e dalla filiera delle preferenze e si gioca molto sul rapporto con l’opinione pubblica. Un’operazione da non sottovalutare e da non bollare come fallita. A differenza di altri, penso che non sia sbagliata la riflessione di Goffredo Bettini. Può essere un rafforzamento del centro sinistra, nel senso che può riconquistare dei voti che diversamente la sinistra non avrebbe. Detto questo, Renzi è Renzi e vedremo cosa farà.

Hai parlato di un’alleanza per la Campania che vada oltre l’attuale maggioranza di Governo. Ti riferisci a De Magistris?

Per le regionali i comandamenti sono pochi ma chiari. Primo. Nessun autolesionismo e non regalare la Campania al centrodestra e a Salvini. Secondo. Superare l’insopportabile diatriba tra De Magistris e De Luca, nel senso che l’obiettivo è quello di costituire un’alleanza il più larga possibile. Terzo. Ci vuole da parte di tutti disponibilità e generosità. Quarto. E’ del tutto evidente che in questo quadro non aiutano atteggiamenti narcisistici, di autosufficienza. Il tema è ricostruire e, per ricostruire, ognuno deve portare il suo mattone e deve predisporsi a dare una mano.

Stai sostanzialmente dicendo ok a De Magistris purché accetti De Luca?

De Luca è il Presidente uscente e oggettivamente rappresenta la soluzione naturale. Poi questa soluzione va verificata con il consenso delle altre forze politiche sulla base di quello che De Luca dice di voler fare.

Chi sarà invece il candidato del centrodestra?

Immagino che sarà espressione di Forza Italia. Il centrodestra senza Forza Italia perde sicuramente le regionali. Comunque, è una partita molto aperta. Vince chi fa meno errori.

Tu ti candiderai?

No, ho 60 anni e mi sono candidato tante volte. Con le elezioni europee considero per me chiusa questo tipo di esperienza. Però darò una mano ad Articolo 1 e al tentativo di ricostruire una grande forza di sinistra.

Le mie fonti mi dicono che farai il Capo della segreteria politica del Ministro Speranza.

Le tue fonti sono attendibili. Nella mia vita mi sono sempre occupato di cose facili: rifiuti, traffico, sicurezza urbana. Vado a fare un’altra cosa facile. Lo faccio perché penso che dobbiamo fare di tutto per il successo di questa esperienza di governo e credo che la sanità sia un banco di prova fondamentale.

Possiamo aspettarci vera attenzione al Mezzogiorno?

Nel programma del Governo Conte c’è grande attenzione al Sud, a partire dal fatto che viene messa nel cassetto un’idea sbagliata di federalismo. Quella che, con un’espressione molto indovinata, è stata definita secessione dei ricchi. Va bene il decentramento, va bene un diverso rapporto fra Stato e Regioni, ma lo Stato è uno e alcune questioni fondamentali devono rimanere di competenza statale. Non si può fare il federalismo uccidendo il Sud. Da questo punto di vista il Governo Conte segna già un punto di importante novità per il Mezzogiorno.