La Giunta comunale di Napoli ha approvato una deliberazione che interviene sullo strumento urbanistico vigente, intendendo allinearlo alla nuova legge urbanistica regionale, in attesa di proporre il piano urbanistico comunale previsto dalla stessa normativa Regionale. Il vigente piano della città, ritenuto eccessivamente vincolistico e paralizzante, si segnala appena l’11% di interventi, dovrà essere rivisto sulla base dei criteri indicati nel documento strategico approvato.
Di fatto, si abbandona l’urbanistica pianificata per affidarsi ad una sorta di modello Milano. La pianificazione urbanistica si costruisce sulla base di una visione della città del futuro, infatti lo strumento si attua nel corso di anni e spesso non esaurisce la sua funzione ed i suoi obiettivi. Tant’è che occorre poi ritoccarlo, riadeguandolo ai cambiamenti che esso stesso induce con la sua applicazione o che purtroppo intervengono anche al di fuori delle sue prescrizioni.
Il documento della Giunta è ampio e complesso, ci dice di un profondo cambiamento rispetto a quello vigente. Oggi l’urbanistica pianificata non gode di troppi affezionati. Anche la legge Regionale è più vicina al modello Milano. Una sorta di urbanistica semplificata fai da te. E si rinuncia al disegno strategico con il rischio di implementare una città, se non proprio affollata di cemento, ma che cresce occupando spazi con interventi che diventano isole autonome autosufficienti. La città perde i connotati della comunità collettiva. Forse già siamo a questo stadio. Sappiamo comunque che il vero problema delle nostre città metropolitane sono le immense periferie che non hanno soluzione di continuità con i comuni viciniori. Non si distingue il confine se non per l’indicazione della cartellonistica stradale. Non un albero, non un’aiuola, per superare il confine tra comuni contermini. Ecco una nuova urbanistica più che dedicarsi ai nuovi insediamenti cementizi, dovrebbe ripensare ad offrire strumenti di riqualificazione e rigenerazione urbana delle nostre periferie. Sembra però che la voglia di consumo di suolo e le pressioni delle categorie legate al cemento siano più vicine al potere politico anziché ai valori di solidarietà, bellezza e cura ordinaria dei comuni. Di recente a Cava dei Terreni una due giorni di ALI (Autonomie locali) ha visto un excursus di Sindaci entusiasti di raccontare la dedizione e la cura di bellezza per il proprio Comune. E se l’urbanistica può esserne di ulteriore supporto, certo le nostre città ma soprattutto i nostri cittadini ne Godrano con effetti benefici anche per le condizioni di salute.
Torneremo sul I documento della Giunta di Napoli per comprendere al meglio quale evoluzioni ci saranno nelle scelte future. La sua prima lettura ci induce a pensare che si sia abbandonata la strada della pianificazione in favore di un’urbanistica pret a porter