Generoso tentativo quello di Marcello Veneziani, autore della nuova destra italiana, ideatore di molte tesi della svolta An di Fiuggi nel 1994, che oggi manda in libreria per Marsilio il suo “Nietzsche e Marx si davano la mano”.
La tesi è questa incorniciata da un immaginario incontro tra i due in una taverna siciliana al sud nel 1882. Nietzsche era a Messina e Marx reduce da un viaggio di salute in Algeria. Entrambi ribelli figli di Hegel – ma Nietzsche ne sapeva poco – con un problema di rivolta contro il padre e un gran prometeismo ribelle. L’uno materialista sociale tutto forze produttive, l’altro aristocratico vitalista estetico energetico romantico antistorico e ciclico, mentre il barbone era scientifico e lineare storico. Due opposti profeti di una medesima ribellione. Due diversi tipi di materialismi, uno economico l’altro psichico. Anche se questa distinzione lo spiritualista cattolico Veneziani non la fa. Bene, facciamoli far pace, propone Veneziani irenico, senza sprangate come negli anni di piombo. Ciascuno, per l’autore, ha le sue ragioni e oltretutto sono entrambi trascesi e superati dalla tecnica, essa si vero prometeismo contro classe operaia che non c’è più e superuomo che è ormai bionico e tecno biologico, altro che Zarathustra super umanista faustiano!
Ma già qui Veneziani ripete un vecchio ritornello. Quello severiniano e heideggeriano per cui la tecnica trascende e mangia tutto come un Golem che va per suo conto.
Non è così. Non si intende la tecnica senza il suo rapporto al capitale e alla razionalità secondo lo scopo capitalista o di potenza di ceti dominanti. La tecnica stessa è impresa capitale come mostrano le imprese big tech in sé e nei loro rapporti con politica e gruppi dominanti, nazionali e imperiali. Senza di essi sarebbe poca cosa. Quanto agli operai essi son certo dispersi atomizzati e flessibili. Un gigantesco esercito di riserva che tracima dalle fabbriche meccaniche e rifluisce nei servizi o nelle imprese atomizzate e disperse. Già in una stessa fabbrica gli operai sono infatti dipendenti di diverse agenzie di servizi. Come andare in aeroporto e trovare in un solo luogo i box di diverse compagnie, spiegava il grande sociologo industriale Luciano Gallino. Il post umano? Che allarma Veneziani? Verrà certo, anzi è già qua e sarà fatto forse di replicanti oppure di geni senza che ciò cancelli il sentire proprio del soggetto nella sua carne, e la solitudine, la morte, o il vuoto o il dolore o la sua singolarità. Perciò il tema esistenziale di Kierkegaard e quello di Nietzsche resterà e semmai il trait d’union tra Nietzsche e Marx sarà e resta quello della rivolta che cova nell’individualismo di massa fintamente libero e gregarizzato, ricattato e abbacinato dai media che lo triturano e gratificano profilandolo, e nell’elargire gratificazioni illusorie. E cioè. Consumi, immaginario e simulacri, condivisioni immateriali evanescenti.
Perciò in conclusione buona la (vecchia) idea di Marx con Nietzsche. E ci avevan già pensato un sacco di persone da Karl Lowith al nostro Remo Cantoni e persino Ernst Nolte o l’heideggero marxismo di Kostas Axelos, e poi Cacciari e Tronti. E a parte Mussolini che li mischiò da giovane con accrocco populista e demagogico. E tuttavia per evitare equivoci e pasticci già visti a destra, oltre a ripetizioni, meglio sarebbe aggiornarli entrambi i due ribelli, per capire dove e come essi possano aiutarci ancora nella battaglia contro il dominio di forze e poteri immensi ben precisi, che si mascherano dietro il destino impersonale della tecno economia spacciata come natura neutra e inarrestabile. Come fa anche e di bel nuovo Veneziani in una notte dove nella tecnica tutte le vacche sono nere.
