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#NonStaAndandoTuttoBene

by Flavio Cioffi
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No, non sta andando proprio tutto bene. Orribile a dirsi, soprattutto a Pasqua. Ma non c’è Resurrezione senza coscienza e consapevolezza. Dell’attuale stato dell’arte e di come ci si è arrivati. Degli obiettivi futuri e degli strumenti con i quali raggiungerli. E non c’è Resurrezione senza espiazione. Non mi riferisco ai presunti reati che già vengono contestati, penso piuttosto agli errori di sistema. Un sistema che, semplicemente, non ha funzionato come avrebbe dovuto. Basta guardare i numeri.

Lasciamo perdere la stucchevole retorica degli eroi in prima fila. Tutte le guerre hanno i loro eroi, anche quelle che vengono perse, e hanno pure i loro imboscati che magari si sono messi in malattia. O quella sulle tanto strombazzate eccellenze. Di eccellenze senza posti letto si muore. La nostra sanità, dopo anni di tagli alla spesa e di privatizzazioni selvagge, si è ritrovata con pochi operatori e strutture insufficienti. A questo si è aggiunta la confusione nella quale sono caduti sia i decisori politici che i loro consiglieri scientifici. Una confusione legata all’impostazione regionale del nostro sistema sanitario. Per cui, in tempo di pace, in alcune regioni si viene assistiti peggio che in altre, e in tempo di guerra alcune strutture collassano, a cominciare dalla medicina del territorio.

Tempo di guerra. Altra figura retorica abusata, che però rende l’idea. Ebbene, in guerra è doveroso prendere provvedimenti eccezionali, univoci e tempestivamente applicati. In Italia è stato imposto il lock down e sono state varate formidabili misure di sostegno per le famiglie, i lavoratori e le aziende.

Quindi, il requisito dell’eccezionalità è stato rispettato.

Quello dell’univocità, assai meno. Regioni in ordine sparso, magari ansiose di sedersi al tavolo della spartizione degli aiuti economici. Sindaci alla ricerca di visibilità. Commissari a go-go. Dialettica politica ridotta ad una lite da trivio. La filiera di comando sembra perdere colpi.

La tempestiva applicazione, poi, è solo un’opzione. Il lock down più o meno sta funzionando, anche se c’è stato il tentativo di imputare alle nostre condotte scorrette il propagarsi del contagio, ma famiglie e lavoratori non hanno ancora visto un euro. Le aziende, vedremo. Gli annunci continuano a susseguirsi.

Forse qualunque Governo si sarebbe trovato in questa situazione. Però ora c’è questo Governo. Al quale nessuno ha ricette da offrire, ma dal quale ognuno di noi si aspetta chiarezza e capacità di comando. Abbiamo accettato la quarantena, che non vuol dire solo stare in casa (per chi una casa decente ce l’ha) ma anche fare i conti con la precarietà del lavoro, spesso con gravi problemi economici, con la carente assistenza domiciliare, con la violenza domestica e via dicendo. L’abbiamo accettata e continueremo doverosamente a seguirne le regole, nel rispetto innanzitutto dei caduti.

Il Governo, però, si assuma le sue responsabilità e faccia la sua parte. Non deve esserci alcun mare tra il dire e il fare. Il virus è veloce, e noi?