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Ordinanza 514. La fuga in avanti della Regione Lombardia

by Luca Rampazzo
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Ieri sera la Regione Lombardia ha prima annunciato e subito dopo pubblicato un’ordinanza in tema di lotta all’epidemia di Covid-19. L’obiettivo è restringere vieppiù la possibilità di movimento dei cittadini. Il detonatore è stato l’aumento ulteriore di contagi e morti in Regione.

A sua volta, unita alle altre ordinanze regionali che spingevano avanti le restrizioni, ha probabilmente causato l’annuncio da parte di Conte di un nuovo DPCM. Il testo di questo atto del Governo ancora non c’è e non ci attarderemo in speculazioni, ma il contenuto sarà in parte coincidente, in parte più restrittivo rispetto all’Ordinanza che andiamo ad esaminare.

Alcune note preliminari: l’Ordinanza 534 raccoglie in sé il testo del DPCM 9 marzo, aggiungendo alcuni elementi che andremo ad elencare. Talvolta le due cose si fondono. Per esempio, al comma 1 della lettera a. si prevede il divieto di entrata ed uscita dalla Regione, alla circolazione al suo interno e poi si prevedono le solite eccezioni. Tra queste si specifica l’assenza del diritto di recarsi alla seconda casa. Questo è un inasprimento sia rispetto al DPCM 9 marzo che al decreto del Ministero della Salute che prevedeva la possibilità di recarvisi dal martedì al giovedì.

Per quanto riguarda le attività all’aperto: sono vietate. Punto. Si può portare fuori l’animale di compagnia, ma solo entro 200 metri. Le attività fisiche sono consentite, invece, nei pressi. Se questo nel decreto del Ministero della Sanità era interpretato estensivamente, qui sorge il dubbio che non sia affatto una licenza a correre oltre i duecento metri concessi a Fido. Di certo sono chiusi parchi e giardini. Gli assembramenti di più di due persone sono puniti con una multa da 5.000 euro. Un incremento netto rispetto ai 226 finora previsti.

Veniamo poi alle chiusure. Sono chiusi gli uffici pubblici, salvo quelli indispensabili. Ed anche questi vengono monitorati. Si misurerà la temperatura corporea a tutti gli operatori sanitari ad inizio turno. Sono chiusi anche i cantieri, salvo la concessione dei termini per la messa in sicurezza, però con molte eccezioni (sanità, protezione civile, trasporto pubblico, strade e ferrovie). Sono chiusi gli artigiani, salvo appartengano a filiere di prima necessità. Sono chiusi anche gli studi professionali, salvo che non abbiano esigenze indifferibili e urgenti, o sottoposte a termine di scadenza.

Chiuse, inoltre, tutte le strutture ricettive. Gli ospiti hanno 72 ore per andarsene. Resteranno aperte quelle connesse all’emergenza Coronavirus. Qui la situazione si fa complessa. Gli studentati vi rientrano? Se sì, come si coniuga questa previsione con la richiesta agli studenti fuori sede di non rientrare? Dove possono stare questi ragazzi? La domanda è aperta, ma il tempo passa. E ormai restano solo 60 ore per una risposta.

Vengono, finalmente dal punto di vista dei sindaci, chiusi i mercati all’aperto. Dove era, all’atto pratico, impossibile garantire la distanza di sicurezza tra le persone. Chiudono anche, e la ragione è di meno pronta comprensione, anche i distributori automatici aperti h24 di cibo e bevande. Salvo che negli ospedali, dove restano aperti anche i bar.

Per quanto riguarda le attività produttive non sono previste restrizioni particolari, perché la competenza è governativa. Dice il Governatore. Chi scrive ha un paio di dubbi, sembra più che altro che la fuga in avanti avesse dei limiti politici che era opportuno non superare. In ogni caso erano (e sono) previsti solo dei consigli, delle buone prassi. Per cui, quando arriverà il DPCM annunciato in tarda serata da Conte, questo si inserirà in apparenza senza traumi nell’Ordinanza. Anche se, in contesti delicati come questo, le apparenze talvolta ingannano.