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“Orgoglio 1943” all’Arci Movie di Ponticelli

by Piera De Prosperis
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Martedì 3 dicembre, presso il Centro di cultura e animazione Arci movie “Giorgio Mancini” di Ponticelli è stato presentato il volume di Giulia Buffardi e Guido d’Agostino Orgoglio 1943 (Edizioni Scientifiche Italiane). L’iniziativa si inserisce nel più ampio programma dei Martedì del libro – Incontro con gli autori (a cura dell’Arci Movie di Ponticelli) che propone un ciclo di conversazioni con esponenti del mondo della cultura e della politica.

Nello specifico, Orgoglio 1943 ha consentito un’ampia riflessione sulle quattro giornate di Napoli. Il professor Ciro Raia ha introdotto l’argomento soffermandosi sul valore della memoria, in un Paese, il nostro, abitato solo da “contemporanei”. Persone prive di ricordi o con la sola “memoria del criceto”, che ci fa volontariamente ignorare quanto ci accade intorno.

Il ricordo degli eventi del ’43 è invece fondamentale. Non solo per capire quel che significò per la svolta della guerra, ma anche per comprendere, dalla valutazione che gli storici ne hanno fatto, quale discutibile interpretazione sia stata data dell’impegno del popolo napoletano.

Giulia Buffardi, direttrice dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi”, ha illustrato la struttura del libro che consta di tre parti: le prime due curate da lei, la terza dal professore D’Agostino. Il volume, realizzato sotto lo stimolo di due occasioni importanti quali il 76° anniversario delle Quattro giornate ed il 55° anno di nascita dell’Istituto Campano intestato a Vera Lombardi, fa entrare nella storia, come diceva Gaetano Arfè, il sapore della vita.

Nella prima parte sono state raccolte poesie, interviste e testimonianze di alcuni dei protagonisti dei fatti. Nella seconda analisi e giudizi storiografici. La lettura di una poesia di Bassani Per un caduto di Napoli, del brano che racconta la vicenda di Capuozzo, scritto da Nino Aversa, uno stralcio da La pelle di Malaparte, ha consentito di citare alcuni degli autori coevi agli eventi. In realtà la letteratura sull’argomento è sterminata ed ancora oggi è presente nell’opera di Erri De Luca ed Enzo Moscato.

La seconda sezione raccoglie diari e memorie di gente comune. Ci sono le storie di Antonio Amoretti (Tonino ‘o biondo) presidente dell’Anpi Napoli, testimone e protagonista di quelle giornate. Di Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni. Di Maddalena Cerasuolo, rappresentante delle donne combattenti e di tanti altri. Tra le icone si è ricordata la foto che Robert Capa fece dello scugnizzo sulle macerie, immagine che fece il giro del mondo ma che, in realtà, contribuì ad un’interpretazione fuorviante dell’evento. Essa riuscì a depotenziare per gli americani il movimento, temibile arma anche contro di loro, nuovi occupanti. Già a metà degli anni ’70 Luigi Cortese definirà la Campania terra di antifascismo e resistenza, sfatando la leggenda della spontaneità della vicenda delle Quattro giornate.

L’intervento di Guido D’Agostino, che sviluppa la terza sezione del libro, investe proprio questo aspetto: il pregiudizio nei confronti di un Sud ritenuto assente dai grandi appuntamenti della storia. Più specificamente, il pregiudizio investe le Quattro giornate perché la Resistenza si identifica con la lotta partigiana. Nonostante fin da subito, pochi anni dopo i fatti, storici quali Barbagallo o Battaglia, avessero parlato di urto primordiale tra popolo ed esercito invasore, giudizi più recenti, quali ad esempio quelli di Erra o di Allum, arrivano a paragonare le vicende di Napoli alle Jacqueries parlando di marginalità degli scontri di Napoli e dimostrando così scarsa attenzione ai meccanismi che generarono la protesta.

In realtà, dice D’Agostino, le Quattro giornate sono l’esplosione di una sentenza politica, maturata all’interno delle coscienze e della collettività. Fu il popolo a capire, per primo, cosa fosse giusto fare. La storiografia ha privilegiato la lotta partigiana, ma in realtà l’evento politico più vero lo ha determinato la nostra città, sempre in bilico tra il bisogno di protezione e l’istinto di libertà.

Le Quattro giornate sono state, piuttosto, un’occasione mancata di coesione sociale perché, poi, ogni parte della collettività si è mossa con i suoi riti, senza creare davvero comunità. L’opera di disinnesco politico degli americani porterà al voto monarchico che si giustifica con quel bisogno di protezione che il popolo napoletano vive in una sorta di bipolarismo schizofrenico.

Da queste riflessioni comprendiamo anche il significato del titolo dell’opera Orgoglio 1943, in cui con un accostamento quasi paradossale si unisce un anno tragico di guerra ad un termine pieno di significato, in cui il valore della memoria acquista un valore forte e pregnante specie quando è narrato.

Dalla sera del 27 settembre al pomeriggio del 1 ottobre 1943, quando poi arrivarono gli eserciti degli alleati, il popolo napoletano dimostrò la sua presa di posizione politica, al di fuori di qualunque formalizzazione, ma affondando le radici nel suo secolare bisogno di libertà.