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Pandemic Fatigue

by Flavio Cioffi
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Campare è una cosa difficile di per sé. Anche quando le cose vanno, in generale, discretamente. Se vivi in un Paese in crisi economica da oltre dieci anni, è ancora più difficile. Se ci aggiungi una pandemia globale col suo carico di vittime, paura, limitazioni della libertà personale, mancanza di lavoro e chi più ne ha più ne metta… allora ditelo.

Tecnicamente la pandemic fatigue sarebbe la stanchezza da pandemia che porta la gente a non seguire più i comportamenti protettivi raccomandati. Una reazione naturale e prevedibile, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quando l’emergenza si trascina per molto tempo.

Ma non è solo questo. E’ un senso di spossatezza generale. Una mancanza di motivazione che si riflette non solo e non tanto, che so, sull’uso della mascherina o sul distanziamento sociale ma su tutti i comportamenti quotidiani. A cominciare dalla voglia di alzarsi la mattina. Certo, se stai bene a soldi, un lavoro ce l’hai e puoi svolgerlo in sicurezza, ami le persone con le quali vivi e abiti in un Paese civile allora ringrazia il Signore con la faccia per terra, resisti e anzi dai una mano agli altri. Ma nella stragrande maggioranza dei casi non è così. A cominciare dalla civiltà del nostro Paese.

L’OMS per combattere il fenomeno suggerisce agli Stati membri alcune strategie chiave, informate a 5 principi trasversali: trasparenza; correttezza ed imparzialità; coerenza; coordinamento; prevedibilità. State già ridendo? Si tratterebbe di condividere le ragioni che sono alla base delle restrizioni con chiarezza e semplicità. Di utilizzare criteri oggettivi. Di evitare risposte discordanti. Di comunicare con chiarezza le tempistiche delle restrizioni in modo che i cittadini sappiano cosa aspettarsi.

Roba appunto da ridere dalle nostre parti. Dove sono i TAR a decidere se si va a scuola, le Regioni diventano rosse a causa dei dati sbagliati, i “decisori” si mandano esplicitamente a quel paese sui piani vaccinali. Ecco la pandemic fatigue.

Noialtri cosa possiamo fare? Resistere. Seguire con attenzione e buon senso le regole igieniche e di distanziamento sociale che ormai ben conosciamo. Aiutare chi è meno fortunato di noi con un supporto materiale, un gesto, un sorriso. La consapevolezza di un comportamento corretto ci aiuterà a reggere la fatica. Però, quando sarà il momento e potrebbe essere vicino, liberiamoci dei dilettanti allo sbaraglio.