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Puigdemont: un catalano ad Alghero

by Luigi Gravagnuolo
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La farsa dell’arresto di Carles Puigdemont ad Alghero si è chiusa in 48h. E meno male, stava per crearsi un complicato incidente diplomatico. La questione catalana e quella dell’UE però restano irrisolte. Cerchiamo di fare il punto.

L’Unione Europea è figlia della Comunità Economica Europea, a sua volta figlia della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, costituita nel 1951, sotto l’egida e su impulso degli Stati Uniti, vincitori del conflitto. La sua genesi ne ha segnato anche il destino. Finora.

Definite le aree di influenza a Yalta e Potsdam, gli USA temevano il riarmo della Germania, ferita dalla cocente sconfitta e dalla conseguente divisione in due, con Berlino spartita addirittura in quattro parti. Già questa umiliazione avrebbe ferito i sentimenti dei Tedeschi, ma castigare oltremisura i perdenti può determinare spinte incontrollabili per una rivincita. Bisognava tenere sotto tutela e sorveglianza Germania ed Italia, senza però oltraggiarle. Non si doveva reiterare il grave errore di Versailles al termine della Prima Guerra Mondiale. Sullo sfondo c’era la minaccia comunista. Con Hiroshima e Nagasaki si era chiusa la guerra calda, ma si era subito aperta quella fredda. Non si potevano regalare i sentimenti dei popoli tedesco ed italiano alla propaganda comunista.

La Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio (CECA) fu un espediente per togliere alla Germania, senza offenderne oltre misura i sentimenti, la gestione autonoma, oggi diremmo sovrana, delle proprie miniere di carbone e delle acciaierie, per passarla ad un organismo sovranazionale in cui la Francia, l’Olanda e il Belgio avrebbero avuto un ruolo determinante.

Man mano questa prima intesa allargò il suo raggio di azione e la CECA si Trasformò in Comunità Economica Europea (CEE), 1957. Quindi l’istituzione dell’Europarlamento e, nel 1979 le prime elezioni dei suoi componenti a suffragio universale. Nel ‘92, col Trattato di Maastricht, la CEE divenne CE, la ‘E’ di ‘Economica’ fu cancellata, e si avviò il processo di trasformazione di un patto economico in un embrione di confederazione. Infine – 2009 Trattato di Lisbona – ha preso vita l’Unione Europea. Intanto, a fine secolo, crollata l’Unione Sovietica e riunificata la Germania, si era presentata una nuova minaccia ‘tedesca’: il marco si candidava a soppiantare il dollaro nelle transazioni internazionali. Ed ecco l’Euro e la subordinazione delle politiche monetarie della Germania a quelle comunitarie. Stessa logica che aveva indotto a costituire la CECA.

In sintesi, l’UE è il frutto di una serie di Patti e Trattati stipulati tra Stati sovrani sotto impulso del vincitore della Seconda Guerra Mondiale. Nessuno degli Stati fondatori e di quelli che vi hanno aderito in un secondo momento, sottoscrivendo quegli atti, ha avuto intenzione di rinunciare alla propria sovranità territoriale. Hanno accettato di subordinare ad un coordinamento europeo una quota anche rilevante delle proprie politiche economiche e finanziarie – ora anche sociali, ambientali, culturali ed altro – ma non di perdere la propria sovranità. Meno che mai quella territoriale.

Questi passaggi storici si sono incrociati con un fenomeno imprevisto all’inizio, la globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia planetaria. Per non farla lunga, sotto i colpi della globalizzazione gli Stati nazionali stanno perdendo giorno dopo giorno terreno a vantaggio di poteri sovranazionali, spesso invisibili. Ciò senza aver mai sottoscritto alcun trattato al riguardo. Diciamo che la globalizzazione è andata avanti infischiandosene di Governi, Stati e Nazioni. Lo svuotamento progressivo dei poteri sovrani degli Stati-Nazione e il loro conseguente indebolimento, unitamente all’omologazione culturale del pianeta, ha comportato per contraltare l’emersione degli identitarismi locali pre-moderni, soffocati nell’età dei nazionalismi.

La Catalogna ne è l’espressione emblematica. Avverte la debolezza del Regno di Spagna, cioè dello Stato di cui malvolentieri fa parte, e nel contempo si riconosce parte integrante dell’Europa, da cui vuole essere riconosciuta come Stato autonomo alla stregua di quello di cui è invece formalmente e giuridicamente parte e che ha sottoscritto i trattati di adesione all’UE. La Spagna, a sua volta, difende la sua sovranità sul territorio catalano, ma nell’UE trova convenienze ormai strutturali. Non ha certo la forza per sfidarla, né di fantasticare su un’improbabile ispan-exit. Insomma, né la Spagna, né la Catalogna, né l’UE sono nelle condizioni giuridiche e politiche di prendere una posizione netta.

Puigdemont, condannato per sedizione e malversazione dai tribunali spagnoli e parlamentare europeo eletto, si trova ad essere contemporaneamente uno spagnolo latitante ed un rappresentante ufficiale della principale istituzione elettiva dell’UE.

Diciamo che il buon uomo è l’incarnazione delle contraddizioni della nostra cara Europa nel tempo della globalizzazione.