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Quel mondo diverso

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Quel mondo diverso: così si intitola il libro di Fabrizio Barca ed Enrico Giovannini, pubblicato recentemente dall’editore Laterza. E’ un dialogo fitto tra due economisti che hanno conosciuto importanti esperienze istituzionali: ora Enrico Giovannini è Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo guidato da Mario Draghi.

Proviamo ad estrarre qualche tema tra i tanti che vengono affrontati. Comincia Fabrizio Barca sul concetto di capitalismo, fondato su uno squilibrio di poteri ed articolato su una asimmetria di controllo. C’è chi controlla il capitale, nelle sue diverse articolazioni, e chi controlla solo il proprio lavoro. Il capitalismo tende a portare tutto dentro la dimensione del mercato, trasformando tutto da valore d’uso a valore di scambio. Questo squilibrio insito al capitalismo può a sua volta squilibrare il rapporto fra democrazia e capitalismo.

Sempre Fabrizio Barca sottolinea che la prevalenza della decisione tecnica sulla decisione politica è diffusa, ed ha fatto grandi danni. Questo assetto è dovuto alla depoliticizzazione delle politiche nazionali e dei livelli internazionali di governo determinato dal neoliberismo.

Enrico Giovannini sottolinea che il dilagare di un capitalismo e di una democrazia orientati al breve termine è stata il frutto dei valori dominanti che si sono consolidati a partire dagli anni Ottanta del secolo passato. Su questo portato di cultura si è determinata una crisi della politica: se un sistema democratico non è in grado di garantire ai nuovi poveri di oggi, ai precari, ai giovani un futuro migliore, allora è facile che essi riterranno che sia il sistema politico a dover cambiare, invece che quello economico. L’Italia ha bisogno di una politica forte, che sostenga un’idea di Paese chiara, potente, dirompente, di lungo periodo.

Fabrizio Barca torna sul ruolo giocato dalla tecnocrazia. Sono i tecnici convinti che il mercato abbia fondamentalmente ragione. Anche di fronte ad una crisi planetaria come quella che stiamo vivendo, non stanno ancora mutando con adeguata decisione gli atteggiamenti decisionali. Aver ceduto le chiavi dell’esecutivo ali tecnocrati assesta un colpo letale alla politica dei partiti.  Si è poi persa la capacità di ascolto, nella società e nei corpi intermedi. Una sola cosa è peggiore di non ascoltare le persone, ed è ascoltarle e non tenerne conto.

Enrico Giovannini sottolinea che i movimenti dal basso hanno tentato di supplire alla politica dei partiti. La prospettiva è venuta meno: l’Italia è l’unico Paese che non si è dotato di un istituto pubblico di studi sul futuro. In Svezia, per qualche tempo, hanno di converso sperimentato un Ministero del futuro. Il ripiegamento sul breve periodo ha indotto ad una assenza di riflessione strategica sul domani. La pandemia introduce evidentemente una frattura di discontinuità destinata a lasciare traccia. Questa crisi ci lascerà un capitalismo più responsabile, più avverso al rischio, anche se ancora alla continua ricerca di occasioni di profitto.

Fabrizio Barca ricorda che l’impegno per riequilibrare capitalismo e democrazia non consiste nel ripristinare assetti che non abbiamo avuto, ma nel riprendere il moto riformatore. Ed è anche una questione di approccio: il metodo Ciampi prevedeva una sintesi a partire da un conflitto di idee. Come qualunque manager di impresa sa benissimo, se di fronte alla esistenza di valutazioni e strategie diverse non si apre un confronto anche assai acceso, l’organizzazione si incarta e sbaglia.

Enrico Giovannini sottolinea come la differenza tra un leader di successo è una meteora sta proprio nella capacità di saper stimolare l’elaborazione di punti di vista molto differenti tra di loro, saper ascoltare, immaginare soluzioni a cui altri non pensano e realizzare il cambiamento con l’autorevolezza che costruisce un consenso, non con l’autorità che impone dall’alto una determinata soluzione.

In questo passaggio stretto di trasformazione, ricorda Fabrizio Barca, l’Italia non è in grado di esprimere grandi imprese private. Serve un rilancio del ruolo delle grandi imprese pubbliche e c’è bisogno di una politica dei servizi pubblici attenta ai territori. E’ decisivo che i servizi fondamentali – la mobilità, la salute la comunicazione, l’istruzione, la formazione ambientale – siamo organizzati ed erogati a misura dei territori.

Enrico Giovannini ci ricorda che lo shock da coronavirus impatta sul capitale economico, sul capitale sociale e sul capitale umano. Se analizziamo come sono state affrontate le precedenti crisi scopriamo che le politiche sono state concentrate principalmente, se non esclusivamente, sul capitale economico. In questo modo sono state rese meno reattive altre modalità strategiche per la promozione della ricchezza collettiva e del futuro. Anche per questa ragione, coloro che hanno dato per superata la distinzione tra destra e sinistra devono rassegnarsi: è tutt’altro che superata. Si tratta di affrontare sfide nuove, a cominciare dalla riduzione dello squilibrio di potere tra giovani ed anziani, non solo dal punto di vista del divario demografico ma anche sul piano culturale. Per Fabrizio Barca si tratta innanzitutto di trasferire potere ai giovani, rimuovendo gli ostacoli che impediscono ai giovani di avere potere, ed in particolare gli ostacoli che ancora esistono sulla parità di genere.

Enrico Giovannini sottolinea la necessità di introdurre nella Costituzione, tra i principi fondamentali, il principio dello sviluppo sostenibile, in quanto esso richiede anche di assicurare la giustizia tra le generazioni.  Per Fabrizio Barca bisogna sperimentare nel nostro ordinamento la proposta dell’economista inglese Tony Atkinson, assegnando ad ogni giovane una “eredità universale”, che in Italia potrebbe essere una dotazione pari a 15.000 euro al compimento del diciottesimo anno di età.