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Report 2020 sul consumo di suolo

by Redazione
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E’ stata pubblicata recentemente l’edizione 2020 del report: “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. A cura del Servizio Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

I dati non sono incoraggianti. Confermano infatti la criticità del consumo di suolo nelle zone urbane e periurbane. Soprattutto nelle aree costiere e di pianura, mentre nelle aree marginali le terre vengono abbandonate. Il consumo di suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni degli ecosistemi continuano ad un ritmo definito “non sostenibile”. La trasformazione del territorio a scapito del suolo naturale procede ad un ritmo di oltre 50 kmq. all’anno. Come se ogni cittadino avesse a carico 355 mq. occupati da cemento o altro. Anche se la popolazione continua a diminuire.

L’andamento non è omogeneo. Va peggio in Veneto, Lombardia e nelle pianure del Nord. Ma sta accelerando lungo le coste siciliane, della Puglia meridionale e nell’area metropolitana di Roma. Il Veneto consuma 4.28 mq. per ettaro. La Puglia 3.23. La Lombardia 2.69 e 2.38 la Sicilia.

La Campania non è messa malissimo. Presenta un incremento di consumo netto pro capite di circa 200 mq. a fronte di una media nazionale di circa 350. Lo 0,1% contro lo 0,3% nazionale. In termini assoluti il suolo consumato al 2019 è di 140.033 ettari, pari al 10,30% della superficie. Note dolenti per Casavatore, Arzano e Melito che presentano una percentuale di aree coperte del 90% nel primo caso e dell’80% negli altri due. Napoli è al 63%.

I servizi ecosistemici persi riguardano (anche) la regolazione del microclima, il controllo dell’erosione, la disponibilità e la purificazione dell’acqua, la regolazione del ciclo idrologico. Va da sé che, se non si inverte la tendenza, da qui ad una decina danni la “sostenibilità” dello sviluppo imporrebbe un aumento netto delle aree naturali. Figuriamoci.