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Ricomincio da quattro

by Federico L. I. Federico
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razze equine

Le razze equine italiane sono ventinove: di esse ben tre – peraltro tra le più gloriose e antiche d’Italia – sono riconosciute alla Regione Campania. Un record. E’ il risultato del ruolo strategico avuto dal Regno di Napoli per la diffusione delle razze equine nel bacino del Mediterraneo. Dalle complesse vicende storiche del Regno di Napoli infatti, un dato sicuro che emerge è questo: il Regno di Napoli, dominato in varie forme dinastiche come regno unitario per ben oltre sette secoli dal 1130 fino al 1861, cioè dai Normanni fino ai Borbone delle due Sicilie, potrebbe a ragione essere chiamato “il Regno del Cavallo”. E ciò per l’attenzione che le varie dinastie regnanti nutrirono quasi sempre verso i cavalli, in passato grande strumento di pace e di guerra, andando così incontro al sentire delle popolazioni meridionali legate alla corona napoletana, indipendentemente dalla Monarchia che in quel momento la deteneva.

Un’ulteriore certezza storico-geografica è rappresentata dal fatto che la Pentria molisana, nonostante le sue modeste dimensioni geografiche in rapporto al Regno e alla sua Capitale, non fu da meno. Ciò dipese anche dal fatto che essa era stata da sempre l’estrema propaggine settentrionale della Terra di Lavoro che si incuneava nella valle di Venafro, formando una sorta di avamposto della Campania Felix. E’ per questo motivo che ritengo utile soffermarmi sulle quattro Razze regionali che vantano insieme la Campania e il Molise. Insomma, per dirla con Troisi: Ricomincio da… quattro. Anzi, con quattro Assi.

Elenco quindi le quattro Razze in questione, riconosciute per Legge, nell’ordine di apparizione certa della relativa popolazione equina sul bioterritorio elettivo. Compare per prima la Razza del Cavallo Napoletano. Essa vanta la storia più antica e gloriosa e affonda le sue radici nei secoli lontani della etruschizzazione della Campania, nonché nell’intenso commercio di importazione di cavalli turchi nella Repubblica Marinara di Amalfi. Però, la fase storica più brillante del Cavallo Napoletano rimane scritta nelle vicende di una Napoli quattrocentesca capitale aragonese apprezzata nel mondo e di un Meridione attivo nelle attività allevatorie di prestigio

Segue il cavallo molisano Pentro che risale ad epoche certamente antiche, finora non sicuramente databili, ma legate agli insediamenti romani nelle valli molisane sottratte a Osci, Sanniti e Pentri e poi ai successivi incroci di sangue con cavalli dell’areale mediterraneo, come i Berberi orientali. Questa originale popolazione di cavalli si è conservata allo stato brado per secoli in un areale geograficamente protetto, che è il Pantano della Zìttola in Valcocchiara, a breve distanza da Venafro. Il Cavallo Pentro è stato riscoperto con successo in anni recenti dalla Regione Molise, dopo decenni di colpevole dimenticanza.

Relativamente più recente è il cavallo Persano, che vanta un talent scout d’eccezione quale don Carlos di Borbone Re di Napoli e un’epoca di costituzione della Real Razza di Persano che risale alla metà del Settecento presso il Sito reale di Persano. La Razza del Persano, emblema vivente della Casa reale dei Borbone delle due Sicilie, fu la vittima sacrificale della Casa Savoia alla guida del neo istituito Stato unitario. Essa – dopo varie vicissitudini – fu dichiarata estinta come Razza nei primi anni del Novecento. Ma gli esemplari migliori, tra Stalloni e Fattrici, furono requisiti per le scuderie reali della nuova Casa Regnante. Le traversie però recentemente si sono chiuse con il nuovo riconoscimento della Razza di Persano circa una decina d’anni fa.

Il cavallo Salernitano risulta ultimo nell’elenco soltanto perché è stato il prodotto autoctono e originale della Piana che si estende sulla destra idraulica del Sele, risalendo con il corso del fiume verso il nord e verso l’interno del territorio picentino. Ovviamente nell’ultimo secolo questa distinzione “originaria” si è dissolta, mentre il riconoscimento di Razza al Cavallo Salernitano risale ai primi decenni dell’Ottocento. Le sue vicissitudini furono simili a quelle vissute dal Cavallo Persano, con cui si riscattò gloriosamente con gli ori delle Olimpiadi di Roma del 1960. Le traversie si sono concluse anch’esse recentemente con il nuovo riconoscimento della Razza Salernitano, distinta dal Persano.

I quattro Assi sono stati serviti come meritavano.