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Se n’è andata Carla Fracci, “l’eterna fanciulla danzante”

by Piera De Prosperis
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Carla Fracci

Se ne è andato un altro pezzo del secolo breve: Carla Fracci. Se ne è andata nel suo stile leggero, sulle punte, danzando fino alle porte dell’Ade dove ritroverà tutti i grandi colleghi con cui ha fatto la storia del balletto nazionale ed internazionale. Danza in greco vuol dire gioia. Omero nell’Iliade descrive le danze dei giovani per festeggiare le nozze, i matrimoni, l’esuberanza dell’amore. Carla Fracci ha sempre comunicato davvero il senso della gioia. Rivedendo ora tanti filmati commemorativi, quello che colpisce è l’espressione serenamente contagiosa, anche là dove il lavoro di preparazione e realizzazione doveva essere particolarmente duro e faticoso. Gioia di fare un lavoro/passione ad altissimi livelli. Gioia per gli apprezzamenti entusiastici del suo pubblico più o meno competente. Gioia per aver continuato fino alla fine a stare vicino al mondo del balletto classico come insegnante, perché non andasse perduta la sua ampia e profonda esperienza. Nel nostro immaginario danza è equivalente a Fracci, per antonomasia.

La ninfa della danza, Tersicore, era raffigurata in abito lungo, coronata dall’alloro, nell’atto di trarre accordi sulla cetra. Indissolubile per gli antichi il legame tra danza, poesia, musica. Addirittura la danza era esclusa dai giochi olimpici perché nessun premio poteva essere adeguato, anche perché la danza era associata a culti divini. Non era un divertimento ma parte integrante di cerimonie religiose spesso propiziatorie per eventi militari. Abbiamo innumerevoli testimonianze letterarie e raffigurative, sui vasi, della forte presenza della danza nei momenti topici della vita umana.

Mi piace ricordare un frammento di Saffo che ben rende l’atmosfera magico/mistica in cui avvenivano le coreografie:

Sulla tenera erba appena nata

 

Piena splendeva la luna

quando presso l’altare si fermarono:

 

e le Cretesi con armonia

sui piedi leggeri cominciarono spensierate a girare intorno all’ara

sulla tenera erba appena nata.

 

Separata nell’età moderna dal legame religioso, la danza è diventata essa stessa una religione. Sacrifico, duro lavoro, abnegazione, ritmi frenetici di allenamento cui sottoporre il proprio corpo, conservando il sorriso. Questa è la lezione della ballerina Fracci, per poter inseguire e realizzare il proprio sogno bisogna lavorare. Una lezione per i giovani cui si è dedicata negli ultimi tempi.  Una vita sulle punte, in giro per il mondo ma con il desiderio di tornare nella sua città, Milano. Montale la definì l’eterna fanciulla danzante, e così è rimasta, avvolta dai suoi candidi abiti, sacerdotessa vestale di un culto antichissimo ma di straordinaria attualità.