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Smart working. Ponte tra necessità ed opportunità

by Anna Malinconico
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La pandemia ha sdoganato alcuni concetti facendoli rientrare pienamente nel linguaggio comune quotidiano, tra questi senz’altro sul podio lo “smart working”͘ Smart significa agile, ma anche intelligente e si riferisce alla modalità di lavoro svolta, al come; sicuramente va considerata alla stregua di una filosofia manageriale emergente, anche in considerazione dei nuovi numeri che ha registrato a suo vantaggio. In epoca pre-covid, infatti, circa 570 mila italiani lavoravano in modalità smart, all’improvviso, da marzo in poi, sono diventati circa 8 milioni, molti dei quali si registrano fra i dipendenti pubblici. Addentriamoci, a piccoli passi, nella rivoluzione del lavoro intelligente, a partire da questa riflessione.

Sebbene fosse già stata utilizzata in svariate occasioni, solo nel 2008 l’espressione “smart working” – utilizzata nell’ambito di una ricerca condotta da Capgemini per conto del famoso istituto londinese CIPD-  fu legittimata e la modalità di lavoro cui si riferiva, fu definita come “un approccio all’organizzazione del lavoro mirato a generare maggiore efficienza ed efficacia nel raggiungimento nel raggiungimento dei risultati lavorativi, attraverso una combinazione di flessibilità, autonomia e collaborazione, parallelamente alla ottimizzazione degli strumenti e degli ambienti di lavoro”͘  Quanta roba! Concetto ricco e complesso che rimanda a numerosi
approfondimenti e visioni. Non solo infatti “lavoro agile”, nella accezione tutta nostrana, ma anche lavoro “intelligente”, perché capace di generare maggiore efficacia (risultati della prestazione), ed essere più efficiente (caratteristica del lavoratore e della prestazione nel suo complesso). Siamo in presenza, dunque, di un nuovo paradigma, un nuovo modello di attività organizzata, non solo di una risposta veloce ad una necessità improvvisa (pandemia) come in molti hanno ritenuto soprattutto negli ultimi mesi. Inoltre, cosa che illustri colleghi sociologi studiosi delle organizzazioni già affermano da tempo, la necessità di un nuovo paradigma organizzativo si impone anche a seguito di mutamenti già in atto, assolutamente precedenti alla pandemia post Covid-19 e che impongono maggiore flessibilità e la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie per migliorare le performance individuali ed organizzative, puntando su risultati mai raggiunti prima Nell’ultimo ventennio alcune fra le  aziende più all’avanguardia hanno realizzato esperienze significative in direzione del lavoro intelligente, ma quello che manca ancora oggi e  che si rende indispensabile per compiere
una passo culturale completo e permettere  il passaggio  dalle singole esperienze, dalle buone prassi, ad una coerente e strutturata strategia generale, è proprio  la legittimazione di un paradigma nuovo, capace di essere modello che si riferisce al processo in atto che vedrà rivoluzionato non solo il tempo ed il luogo di lavoro, ma anche il suo contenuto, il suo ruolo ed il suo stesso significato. Si tratta di un appuntamento con la storia evolutiva delle organizzazioni tutte, non rimandabile ancora per molto. Sono assolutamente d’accordo con De Masi, quando afferma che il nuovo paradigma, quando verrà elaborato nella sua interezza, sarà meno scientifico e più umanistico, avrà un approccio più botton-up e sarà più umanistico e meno scientifico, facendo perno sulla sociologia e sulla psicologia, comportando una cessione di poteri dai capi ai dipendenti ed uno spostamento dall’ufficio alle case͘ Ovviamente questo spostamento d’asse necessiterà di una trasformazione globale, radicale dei comportamenti e degli atteggiamenti di tutti, cosa che ne allontana ancora la piena realizzazione, persistendo paure e resistenze che ne nascondono la ineluttabilità. Alcune aziende strategiche a livello mondiale, fra cui la BT (100 mila dipendenti distribuiti in 170 località nel mondo, di cui il 75% lavora in modo flessibile), hanno sperimentato il nuovo modello organizzativo con successo, risparmiando soldi , favorendo un rinnovato e migliorato rapporto vita-lavoro dei dipendenti, vedendo aumentato l’impegno e la produttività dei dipendenti͘ Nella esperienza di BT, si adotta una filosofia basata sull’autonomia; luogo e orario di lavoro flessibili; team virtuale semi-autonomo; portatile Office Anywhere, pacchetto di formazione basato sul web, web cafè per comunicare con gli smart workers, video conferenze e webinars, online training, self motivazione dei lavoratori e work-life-bilance. L’azienda ha ottenuto tassi più elevati di produttività (+ 21%), minore assenteismo, turn over inferiore al 4%; skills elevati in ingresso, totale rientro delle donne dopo la maternità, riduzione costi fissi e spese generali; risparmio di 5 milioni annui per costi assunzioni; minore pendolarismo (9,7 milioni8 annui); soddisfazione maggiore dei clienti. Insomma, le buone pratiche ispirate allo smart working, inteso nella doppia accezione di lavoro agile ed intelligente, indicano che si tratta della strada giusta da seguire. Spingendo verso il lavoro smart, la gestione delle risorse umane diventa sempre più un fattore critico per il successo dell’azienda; le performance e le carriere si trasformano in strategie attive; si abbassano le gerarchie; emergono valori come la fiducia, la libertà, la modestia, il divertimento, la solidarietà. Si diffonde la volontà di impegnarsi con convinzione, la condivisione delle informazioni è indispensabile.

Lo smart working, ben lungi da essere considerato solo una risposta ad un bisogno improvviso, va assimilato ad una nuova modalità di lavoro, che utilizza strumenti e processi rinnovati, e soprattutto nuovi approcci al management. Questo necessita il superamento di stereotipi relativi a luoghi, orari, strumenti di lavoro e gestione delle informazioni: una rivoluzione culturale vera e propria, una nova filosofia fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità ed autonomia nella scelta di spazi, orari, strumenti, e una straordinaria adesione alle performance aziendali.

La pandemia ci ha negato molte cose, ma ci ha anche permesso di mobilitare risorse personali inesplorate: coraggio, solidarietà, rafforzamento dell’autostima, fiducia in sé e nell’altro fino alla sperimentazione dell’ozio creativo (De Masi), quello stato in cui contemporaneamente si può produrre, apprendere e divertirsi all’unisono͘ E’ la dimensione che ad esempio, vive lo scienziato quando insegue con cura, metodo e tempo, le sue intuizioni che si trasformano in invenzioni o scoperte, ad esempio come il vaccino. Lo smart working è parte di questo progetto di lavoro. Dopo l’emergenza Covid-19, per gli imprenditori che vorranno abbattere i costi dei lavoratori e che vorranno ottenere una maggiore flessibilità nella gestione del loro tempo, garantendo una conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, superiori alla media, il lavoro agile sarà un obiettivo da consolidare͘ Lo sarà anche per l’imprenditore focalizzato sui risultati. Ovviamente va rivista l’intera organizzazione del lavoro, che dovrà essere pensata per obiettivi; dovranno essere rimossi i vincoli relativi alle prestazioni in presenza e si dovranno mettere a disposizione del lavoratore, tecnologie e strumenti adeguati͘ L’esecuzione del lavoro dovrà essere dissociata dalla fisicità dell’ufficio e dovranno essere ridefiniti i sistemi per la valutazione delle performance͘ Il lavoro sarà “blended”: un flusso senza interruzioni e senza confini che si svolgerà in parte fisicamente dentro l’ufficio ed in parte virtualmente in remoto͘ Con lo smart working dovrà essere la rete di rapporti virtuali a creare quel senso di appartenenza alla comunità lavorativa, che prima era assicurato dall’ufficio͘ Sarà però necessario organizzare occasioni di incontro, ludiche, di simposi, per mantenere e curare il rapporto personale, in assenza della quotidianità. Si correranno meno rischi legati ai trasporti, alla sicurezza dei luoghi, alla prevenzione da infortuni, ma certo si rinuncerà a parte della vecchia socialità, che dovrà essere compensata diversamente. Sarà più semplice, trasversale e continua la formazione, facilitata dalle tecnologie e dalle piattaforme.

Elemento fondamentale, soprattutto per il benessere del lavoratore, è la ridefinizione della privacy, perché la vita lavorativa sarà tutt’uno con la vita privata͘ Il lavoratore va “educato” allo smart working, per evitare che non riesca a gestirne confini e possibilità. Va alimentata una “nuova dimensione lavorativa”, puntando sulla consapevolezza e su una rinnovata identità