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Tra le righe del discorso di Nasrallah

by Luigi Gravagnuolo
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Un discorso ambiguo quello di Hassan Nasrallah lo scorso 3 novembre alla tivvù libanese, riprodotto in diretta su maxischermi installati nelle piazze libanesi e seguito da un imponente numero di affiliati ad Hezbollah. Tanta retorica, ovvio (<<Nessuna parola può esprimere la grandezza e la fermezza del popolo di Gaza e della Cisgiordania…>>). Minacce all’Occidente, scontate. Ma anche tanta cautela. Più rivolto al mondo arabo, ad Hamas, alla Jihad della Palestina ed ai suoi, che al nemico.

Non è mancata la caratterizzazione della guerra in atto come scontro di civiltà: <<…quella contro i sionisti, è uno dei riflessi più chiari della lotta per il bene di Dio. […] Come disse l’Imam Khomeini, “l’America è il Grande Satana…”. Questa lotta rappresenta la lotta del bene contro il male…>>.

Quanto alle minacce, sulla falsariga delle sparate del Medvedev che di tanto in tanto annuncia la distruzione dell’Occidente con le atomiche del Cremlino, anche Nasrallah prova a intimidire il nemico: <<Ci saranno grandi ripercussioni politiche per Israele dopo questa operazione [si riferisce al 7 ottobre, ndr], che ha rivelato la debolezza e la fragilità del regime sionista, che è più debole di una ragnatela. […] Eliminare Hamas o eliminare la sua leadership militare, è un obiettivo impossibile. […] Ci saranno ulteriori azioni contro Israele da diversi fronti, e questo diventerà più chiaro nei prossimi giorni, come abbiamo sentito dai nostri alleati. […] Israele teme che questo fronte possa degenerare in una guerra regionale, e questo scenario è realistico e potrebbe verificarsi>>. Quindi, rivolto agli USA: <<Le vostre navi nel Mediterraneo non ci spaventano. Abbiamo fatto i “preparativi” per le navi americane e chiediamo all’America di ricordare le sconfitte in Afghanistan, Iraq, Siria e Libano>>.

Ma alle parole truculente non ha fatto seguito l’attesa dichiarazione di guerra ad Israele ed all’America, che molti temevano: <<Alcuni dicono che oggi avrei annunciato il nostro intervento, ma noi siamo intervenuti dall’8 ottobre, il secondo giorno della tempesta di Al-Aqsa>>.

In realtà Hamas e la Jihad Islamica della Palestina si aspettavano che Hezbollah sarebbe intervenuta pesantemente al loro fianco, ma finora ne hanno ricavato solo parole e qualche incursione ai confini tra Libano ed Israele. Pesante deve essere stata la critica di Hamas e Jihad nei confronti di Nasrallah e del suo dante causa, l’Iran. Critica che ha fatto breccia anche nella ‘base’ di Hezbollah, che reclama la guerra contro Israele e che, nelle piazze, ascoltava le parole del suo leader. Nasrallah si è rivolto direttamente a chi gli rinfaccia il mancato intervento militare al fianco di Hamas e della Jihad di Palestina, non senza sottolineare come il mondo arabo nel suo insieme, compreso il Libano del cui governo partecipa, finora sia stato a guardare.

Ha accusato tutte le organizzazioni internazionali di aver ignorato la Palestina da decenni, e, tra queste organizzazioni, ha citato anche la Lega Araba. Ha denunciato le iniziative di dialogo e di pace tra alcuni Paesi arabi ed Israele: <<Vogliono ingannare il nostro popolo arabo e islamico affinché normalizzi i legami con questo barbaro regime sionista, ma il nostro popolo non si lascerà mai ingannare. […] alcune di loro non vogliono combattere o sacrificare nulla…>>.

Ha poi difeso l’Iran dalle critiche di Hamas, <<Il processo decisionale spetta ai leader delle fazioni della resistenza, e l’Iran non esercita pressioni su di loro né li controlla, semplicemente li sostiene e rispetta la loro autonomia>>, ciononostante i miliziani di Teheran presenti in Iraq e Siria stanno attaccando le postazioni americane ivi presenti. Ed ha giustificato l’assenza di Hezbollah dal campo di battaglia, che è un falso: <<Alcuni dicevano che oggi avrei annunciato il nostro intervento, ma noi siamo intervenuti dall’8 ottobre, il secondo giorno della tempesta di Al-Aqsa. Alcuni vogliono che iniziamo una guerra su vasta scala, e per loro le azioni sul confine settentrionale potrebbero essere viste come limitate, ma sicuramente non lo sono...>>; qui la citazione delle incursioni quotidiane ai confini nord di Israele, che hanno costretto i ‘sionisti’ a dividere le proprie forze: <<Nemmeno nel 2006 abbiamo fatto quello che stiamo facendo adesso. […] la resistenza in Libano sta combattendo una vera guerra al confine. Una guerra diversa da tutte le battaglie, nei suoi obiettivi, strumenti e procedure. […] Il 7 ottobre, la maggior parte delle forze israeliane volevano ritirarsi dal nord e trasferirsi a Gaza, ma la nostra azione lo ha impedito. Oggi, al confine libanese è presente metà dell’esercito israeliano e gran parte di essi sono forze d’élite. Un quarto dell’aeronautica israeliana e metà della difesa aerea israeliana sono impegnati sul fronte libanese>>.

Hamas e la Jihad si sarebbero aspettati ben altro, ma: <<Non siamo ancora arrivati al momento in cui possiamo attaccare Israele con un colpo solo. Non abbiamo raggiunto questo obiettivo>>.

E poi, Nasrallah la dice tutta. La tempesta al-Aqsa l’avete decisa voi di Hamas da soli, non l’avete concordata prima né con noi, né con l’Iran. È tutta roba vostra, noi stessi ne siamo stati sorpresi. Non potete chiederci di scendere in campo se non siamo pronti: <<L’operazione del 7 ottobre condotta da al-Qassam e altri è stata un’operazione grandiosa e benedetta, ed è stata una decisione palestinese al 100% e l’attuazione è stata palestinese al 100%. L’operazione al-Aqsa flood è stata nascosta anche alle altre fazioni della resistenza, per preservarne la segretezza, e nemmeno noi ne eravamo a conoscenza. […] Questa operazione è stata fatta per la Palestina, da parte dei palestinesi, ed è solo nell’interesse della Palestina>>. Hamas sapeva bene che la risposta di Israele sarebbe stata rabbiosa, ma l’ha fatta comunque fidando nell’eroismo dei Palestinesi: <<Hamas si aspettava questa ritorsione israeliana, e un’azione così grande merita un grande sacrificio, e il popolo di Gaza era pronto a sacrificarsi>>. Il popolo di Gaza, appunto, non noi, sembra dire.

Non basta, i fratelli di Hamas tengano conto che: <<Ogni giorno riceviamo messaggi dalle nazioni arabe che ci implorano di non agire. […] L’America ci minaccia, se apriamo il fronte nord le portaerei ci bombarderanno …>>. Ma Hezbollah non ha paura…

Tra le righe le proposte per una mediazione: <<L’escalation dipende da due fattori: 1. cosa succede a Gaza e come si evolve la situazione; 2. come agiscono i sionisti nei confronti del Libano (<<Un attacco preventivo contro Hezbollah, che Israele ha preso in considerazione, sarebbe l’errore più grande della loro vita>>).

Quindi la proposta: scambio dei prigionieri, garanzie per il Libano e cessazione immediata delle ostilità.

Se abbiamo letto bene, l’obiettivo principale di Hamas, scatenare una nuova guerra dell’Islam contro Israele – dall’Iran all’Egitto, fino al Marocco – ad oggi non è stato raggiunto: al Nord, per ora Hezbollah non entrerà in guerra frontale e ad Est, in Cisgiordania, la Jihad non è riuscita a scalzare l’Autorità Nazionale Palestinese. Una strage gratuita, dunque, quella perpetrata da Hamas il 7 ottobre, anche dal punto di vista degli obiettivi di Hamas. Velleitaria, inutile, barbara.

In questa tragedia il nostro pensiero va, oltre che alle vittime israeliane, a quelle civili palestinesi di Gaza, trascinate in una follia insensata, parto del fanatismo di un gruppo dirigente tanto rabbioso, quanto isolato nello stesso contesto islamico.

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Domenico Perotti 6 Novembre 2023 - 8:38

Una strage velleitaria,inutile e barbara..perpetrata da un gruppo dirigente rabbioso quanto isolato nello stesso contesto islamico.. sintesi che andrebbe letta nelle scuole!

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