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USA e IRAN in Medio Oriente: la deterrenza attiva

la pace, per lo meno temporanea, oggi è più vicina

by Luigi Gravagnuolo
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Finora il possesso dell’atomica ha costituito la più potente forma di deterrenza. A garanzia sia delle democrazie euroccidentali che delle tirannie e/o autocrazie orientali. L’evidenza più eclatante è quella di Kim Jon-un in Corea del Nord. Se sta ancora lì a tartassare il suo popolo e a minacciare i confinanti Paesi democratici lo deve al suo arsenale atomico.

Nessun cambio di regime autoritario nella storia degli uomini si è mai avverato senza il concorso di una potenza intervenuta in aiuto dei rivoltosi. Dalle città greche dell’Asia Minore, alla Rivoluzione Russa, alla caduta del nazifascismo, a Gheddafi e Assad. Lo sanno i tiranni, che fanno tesoro della storia. Quando comincia a soffiare aria di libertà nei loro ‘possedimenti’, immediatamente accusano gli oppositori interni di collusione con questa o quest’altra potenza straniera e passano alle minacce verso queste ultime. Magari lanciando missili a testata nucleare in avvertimento, prassi consueta di Kim Jong-un. Oggi il tiranno che dispone dell’atomica è invulnerabile.

Passiamo ora alle democrazie occidentali. C’è qualcuno che dubita che, qualora non fossero integrati nella NATO, quindi protetti anche dalle atomiche francesi, inglesi e americane, la Russia di Putin non avrebbe già attaccato i Paesi Baltici e la Finlandia?

Questo spiega le ragioni della corsa all’atomica da parte del clero islamista di Teheran e l’avversione aggressiva di Mosca all’adesione alla NATO dei suoi confinanti, da essa appetiti, a cominciare dall’Ucraina ovviamente.

In IRAN da un paio di anni a questa parte hanno soffiato, a momenti anche tumultuosi, i venti di libertà. E gli ayatollah hanno alzato il tiro contro Israele, a loro avviso il serpente che induce la vergine Persia a mangiare il pomo proibito della libertà. Solo che Israele possiede l’atomica e loro no. Né il sostegno della Russia, della Corea del Nord e della Cina arriva al punto di fornirgliela. Neanche gli alleati dell’asse anti-occidentale si fidano fino in fondo dei barbuti di Teheran. Così loro stavano e stanno provando a farsela in casa. E ci erano quasi arrivati. Essere riusciti ad arricchire l’uranio al 60% – per l’uso civile del nucleare basta un arricchimento del 6%, al massimo del 20%; per l’atomica serve il 90% – li aveva portati ad avvistare il traguardo. Una volta posseduta l’arma nessuno più avrebbe osato ‘tentare’ il popolo iraniano con la lusinga della libertà, il loro potere sarebbe stato inscalfibile. E magari avrebbero potuto finalmente cancellare dalla faccia della terra Israele e gli Ebrei. Col rischio di sterminare insieme agli Ebrei anche i Palestinesi e gli Arabi che con essi si dividono la Terra Santa, ma tant’è, un santo martirio non si nega a nessuno!

Ci erano arrivati vicino, ma non ancora avevano raggiunto l’obiettivo quando Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre 2023. A chi scrive nessuno toglie dalla mente che sia stata una fuga in avanti deliberata in autonomia da Haniyeh e da Sinwar, convinti che non solo Hezbollah e Houti, ma anche l’IRAN sarebbero così stati costretti ad intervenire in loro sostegno e che le masse arabe legate al fondamentalismo dei Fratelli Musulmani sarebbero insorte contro i propri regimi, portando in guerra contro Tel Aviv il grosso del mondo arabo. Le prime reazioni di Nasrallah e di Kamenei furono di evidente irritazione per l’iniziativa di Hamas. Non erano ancora pronti, l’atomica di Teheran era vicina, ma non ancora disponibile.

La ferocia della reazione israeliana li ha costretti ad intervenire. Prima Hezbollah, poi gli Houti, ma non ancora l’IRAN. Sotto il profilo del diritto internazionale l’attacco di Israele ai siti di produzione nucleare dell’IRAN del 13 giugno scorso è stato perciò in palese violazione della Carta delle Nazioni Unite. Ma c’è qualcuno al mondo che ancora crede nel diritto internazionale? Ed esiste l’ONU?

Ma se il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non è riuscito neanche a condannare l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 e neanche il 7 ottobre di Hamas, prendendo misure analoghe a quelle assunte a suo tempo nei confronti di Saddam Houssein dopo l’invasione del Kuwait! Avrebbe potuto fidarsi Israele della tutela delle Nazioni Unite? Cosa avrebbe dovuto fare? Aspettare che l’IRAN completasse il suo programma di arricchimento nucleare per vedersi cadere in testa una bomba atomica o per sentirsi minacciato di ciò? Ha fatto più che bene la notte nel 13 giugno a rompere gli indugi. Oltretutto ha attaccato in modo mirato i siti nucleari e quelli del potere teocratico, non ha lanciato bombe sui civili.

Stiamo in un momento molto critico per il mondo. Gli equilibri post Seconda guerra mondiale sono saltati e chiunque abbia una qualche forza militare sta tentando di conquistare posizioni in vista della definizione dei nuovi assetti. E attenzione, nella storia il passaggio da un ordine geopolitico mondiale ad un altro è sempre avvenuto attraverso le guerre. Le ultime due mondiali. Una terza guerra mondiale sarebbe forse distruttiva del pianeta. Non si può aspettare che qualche pazzo, magari possessore dell’arma atomica, la provochi. Bisogna disarmare i criminali prima che sia troppo tardi.

In questo scenario l’Occidente sta passando dalla deterrenza passiva propria dei settanta anni successivi a Yalta e Postdam alla deterrenza attiva. È questo il senso sia dell’attacco di Israele all’IRAN sia dell’azione degli USA di domenica scorsa. Un’azione quest’ultima non solo impeccabile sotto il profilo militare, ma chiarificatrice erga omnes dello strapotere dell’arsenale bellico degli USA. I risultati? Il programma di arricchimento nucleare dell’IRAN è stato quanto meno rallentato; i barbuti di Teheran pare abbiano accettato di risedersi al tavolo dei negoziati senza illudersi più di poter prendere per i fondelli l’imbelle Occidente; e il resto del mondo, Putin in testa, ha cominciato a riflettere sull’opportunità di fermarsi per tempo.

E il regime change? Nessuno più di chi scrive sarebbe felice se l’IRAN conquistasse la libertà, se le sue donne potessero decidere di vestirsi come loro pare, se il suo civilissimo popolo potesse godere delle immense ricchezze del Paese, oggi derubate, in parte dal clero e dai pasdaran per il proprio arricchimento personale, in altra parte destinate agli armamenti, ma al momento non pare che esso popolo in maggioranza desideri liberarsi dai barbuti. Pazienza, la democrazia non si esporta. Se il popolo iraniano non la desidera, che resti soggiogato al clero. Ma non porti più minaccia a chi vuole essere libero. La soglia dell’impunità si è abbassata. Ne prendano atto tutti.

E la pace, per lo meno temporanea, oggi è più vicina. Con buona … pace per i nostri pacidisarmisti.

 

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