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Wop-bop-a-loo-mop-alop-bom-bom

by Piera De Prosperis
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little richard

Profondo sud Usa, Georgia. L’immediato ricordo letterario è Via col vento. Rossella O’ Hara che vive nella piantagione di Tara con i suoi numerosi schiavi (chi non ricorda Mamie), simbolo di un razzismo paternalista e buonista ma profondamente radicato. Nel tempo non molto è cambiato. A Macon, Georgia, profondo Sud Usa, in una famiglia di religiosissimi pentecostali nasce nel 1932 Richard Wayne Pennyman, fin da bambino: Little Richard. Non deve essere stato facile vivere in quell’ambiente e soprattutto riuscire ad emergere in quello Stato. Troppi divieti, non solo per la profonda divisione tra bianchi e neri, ma anche per il tradizionalismo di una comunità afro che si riconosceva nella sua musica fatta di gospel e di soul. Fare una musica nuova, una “musica del diavolo” mescolare il blues ad armonie jazz, quelle New Orleans, è stata una sfida alla propria gente ed al mondo della tradizione. E’ stata la rivoluzione del rock and roll, che ha segnato generazioni a partire da Elvis.

Little Richard ha portato avanti la sua novità in un percorso di vita burrascoso che lo ha visto in giovane età subire atti di bullismo a causa dei suoi modi effeminati e per la sua andatura oscillante a causa di una congenita differenza di lunghezza delle gambe.

“Wop-bop-a-loo-mop-alop-bom-bom … Tutti frutti Aw Rutti”. In questo incipit geniale di Tutti frutti (1955) si racchiude la vita di Little Richard, una vita sgrammaticata, con una vena di follia . Un artista geniale che ha dovuto lottare anche contro i propri demoni. E’stato pastore, predicatore dopo aver visto, diceva, una meteora solcare il cielo. Un segnale divino. E’ stato vittima del trinomio sesso, droga e rock and roll. Se negli anni cinquanta vietava ai componenti della sua band persino di bere alcool , tra gli anni sessanta e settanta la cocaina gli entra in circolo . Del resto la sua musica è ormai fatta. E’ un grande archivio a cui attingere. E lo faranno a piene mani non solo Elvis, ma anche i Beatles, i Rolling Stones per citarne alcuni. In Italia Celentano lo ha imitato nelle intemperanze verbali e nelle esibizioni, Little Tony nel nome ma anche nelle sgargianti mise. Senza contare che Tutti frutti ha introdotto alcune delle caratteristiche musicali più tipiche del rock come il volume alto e lo stile vocale che enfatizza il ritmo.

Quello stato della Georgia in cui per un ragazzo di colore era così difficile farsi sentire, ha trovato in Little Richard, un afro-americano, la sua più potente voce di rottura degli schemi. La fine della segregazione è passata anche dalla sua musica dirompente, senza colore e senza barriere. Fortemente connotata da quel bisogno di libertà personale, sessuale e culturale di cui il mondo aveva ed ha ancora, purtroppo, tanto bisogno e di cui Little Richard è stato, nella musica, il primo cantore della terra promessa di un’intera generazione.