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2019, pagina 1: Matera

by Piera De Prosperis
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Con la pagina 365 si chiude il 2018 e siamo a pagina 1 del 2019.

In questo punto e a capo acquista un particolare significato il percorso della città di Matera, capitale della cultura per il prossimo anno. E’ un paradigma di morte e rinascita, desolazione e risurrezione che fa ben sperare sui destini dell’intero nostro paese.

Chi non conosce Matera sa solo, forse, lo slogan Matera 2019 open future, a sottolineare il carattere aperto e futuribile della cultura, capace di creare coscienza civica ed anche occasione di lavoro: cinque sono stati i temi presentati nel dossier di candidatura, che è riuscito a convincere la giuria internazionale: Radici e percorsi, Continuità e rotture, Futuro remoto, Utopie e distopie, Riflessioni e connessioni.

Visitare la città è ripercorrere il nostro passato. Persistenze romane, tracce delle dominazioni successive, ma soprattutto la netta divisione tra la città moderna e i Sassi, complesso urbano unico ed inconsueto: il Sasso Barisano ed il Sasso Caveoso. le strade si snodano labirinticamente tra le abitazioni scavate nella roccia, dove è ancora possibile, attraverso ricostruzioni ad uso dei turisti, immaginare in che condizioni vivesse la popolazione.

Fu Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli, a mettere in risalto le condizioni di degrado sanitario e sociale di chi viveva nei Sassi. Negli anni Cinquanta, Alcide De Gasperi, davanti ai Sassi, spelonche che davano riparo a 15mila persone, sopravvissute in condizioni di degrado, li definì una “vergogna nazionale. Seguì un graduale abbandono volontario e forzoso degli abitanti che furono trasferiti in quartieri moderni. Sembrava che tutto fosse destinato a scomparire, ingoiato dal tempo. Negli anni ’70 è cominciata la rinascita con un concorso internazionale che prevedeva una sistemazione conveniente di tutta la zona, salvaguardandone i valori ambientali. E così la gente è ritornata. Si sono aperti innumerevoli B&B, ristoranti, locali, chi aveva la proprietà di alcuni di quei luoghi si è ritrovato tra le mani inaspettatamente un tesoro, anche grazie alla pubblicità fatta da registi che vi hanno ambientato le loro pellicole, come Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini e La passione di Cristo di Mel Gibson. Tanti materani hanno fatto da comparsa in questi film e se ne vantano come di un illustre riconoscimento. Gli abitanti portano volentieri in giro i loro ospiti, mostrando luoghi a volte inaccessibili o poco noti della loro terra.

E’ un piacere sapere, da turista, di poter dare una mano, la disponibilità e l’evidente operosità creano un clima di condivisione che ha certamente giovato al recupero di questo territorio davvero unico.

Immagino che cosa avesse dovuto provare, invece, Giovanni Pascoli, che dal 1882 al 1884 insegnò latino e greco nel liceo Emanuele Duni di Matera, alla sua prima nomina, lasciando il nido di Romagna: “un’Africa ostile, un esilio forzato in attesa di tempi migliori” (Giovanni Pascoli a Matera (1882-1884) – Lettere dall’Africa, di Giovanni Caserta).

Ma forse la cartolina più significativa della città prima della rinascita è Lucania ’61 di Carlo Levi, un dipinto custodito a Palazzo Lanfranchi, sede del Museo nazionale d’arte medievale e moderna, assieme ad altre 41 opere dello stesso autore.Lucania 61 fu commissionato dal Comitato per le Celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia per rappresentare la Basilicata alla mostra Italia 61, inaugurata a Torino nel maggio del 1961. Carlo Levi era all’epoca l’artista che meglio avrebbe potuto descrivere la Basilicata. Decise di realizzare un enorme dipinto (18,50 x 3,20) che dedicò a Rocco Scotellaro per la profonda stima che lo legava all’intellettuale lucano.

In quella lunga tela c’è tutta la povertà, l’emarginazione e il senso di abbandono dello Stato che si doveva sentire in quegli anni, segnati da sofferenza ma anche da voglia di riscatto come testimonia la presenza nel quadro di tanti intellettuali lucani.

Oggi quel dipinto rappresenta un mondo scomparso. Matera ha saputo trovare la propria via alla crescita, non a caso è una città in cui i giovani ci sono e vi lavorano.

Quale insegnamento possiamo trarre da questo breve excursus? Si può fare! Se si crea una sinergia virtuosa tra Stato, cittadini, intellettuali possiamo creare cultura e lavoro, binomio indissolubile se vogliamo che i progressi siano duraturi e significativi.

Buon anno a tutti, che la pagina 1 dell’anno sia scritta in caratteri d’oro.