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Come opera l’Arpac. 2 – I conti

by Lucia Severino
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Senza denari non si cantano messe. Lo sappiamo tutti. Per questo motivo il primo aspetto che vogliamo approfondire nel nostro percorso informativo sul funzionamento dell’Arpac (iniziato la settimana scorsa: https://www.genteeterritorio.it/arpac-sorvino/) è quello economico.

Nella sua recente relazione l’attuale direttore generale dell’Agenzia regionale per l’ambiente in Campania, Stefano Sorvino, vanta il “riequilibrio economico-finanziario dell’Ente”. Un risultato che sarebbe stato conseguito “in autonomia con propri mezzi”. Ossia senza l’aiuto della Regione.

Da diversi anni, infatti, Palazzo Santa Lucia non investe sull’Agenzia in conto capitale. Non finanzia le spese d’investimento, per intenderci. Anzi, è debitore nei confronti dell’Arpac delle anticipazioni da questa sostenute per attività svolte nell’interesse della Regione stessa. Quindi, i capitoli regionali di spesa per attività complementari e per l’aggiornamento tecnologico non sono finanziati. Niente soldi. Vedetevela da soli. Che sono Pasquale io? E allora l’Arpac si è adeguata. Razionalizzazione della spesa, incremento di attività autofinanziate e recupero crediti.

La positiva conclusione di rilevanti contenziosi pregressi nei confronti del Governo ha consentito il riequilibrio finanziario.  Transazioni e recupero crediti hanno permesso di conseguire liquidità senza dover ricorre ad onerose anticipazioni di cassa. La società partecipata Arpac Multiservizi (alla quale dedicheremo un capitolo specifico) è stata sostanzialmente risanata, abbattendo il debito pregresso di oltre 30 milioni di euro. Più in generale, lo stock dei debiti si è ridotto del 60%. Il risultato di amministrazione è così passato dai -0,6 milioni del 2016 ai +1,3 del 2019. Il che permetterebbe di finanziare le spese in conto capitale più urgenti ed essenziali. Non sono più rinviabili, infatti, il rinnovamento del parco strumentale e la manutenzione straordinaria delle strumentazioni di laboratorio.  Ma restano assolutamente necessari investimenti tecnici per almeno 10 milioni di euro.

Sul fronte commerciale, cioè dell’acquisizione di clienti paganti, sono state stipulate numerose convenzioni con Enti e organismi vari. Regione (controllo smaltimento ecoballe, istruttorie VIA, progetti vari). Ministero dell’Ambiente (controlli sulla bonifica del SIN Napoli Orientale). Comune di Portici (progetto Air Heritage). E via dicendo. Inoltre, l’Arpac partecipa all’accordo di partenariato con la Regione, la Federico II, la Fondazione Pascale ed altri per il contrasto dei roghi di rifiuti.

Sul fronte dei costi, è stata posta particolare attenzione all’utilizzo del patrimonio immobiliare disponibile. La locazione della sede della Direzione generale è stata rideterminata con significativo risparmio. Le sedi di Salerno, Avellino, Caserta e Napoli sono ubicate in immobili di proprietà. Le strutture di Benevento e di Agnano, per ora in locazione, stanno per essere trasferite grazie a vantaggiose operazioni di permuta.

Tutto è bene quel che finisce bene allora? Non esattamente. Perché il quadro tracciato, pur positivo, non rappresenta un punto di arrivo ma solo un punto di partenza. I conti ora sembrano a posto, però le risorse attualmente disponibili non consentono altro che gli interventi urgenti e indispensabili. Non è pensabile che l’Arpac non venga adeguatamente finanziata dalla Regione che ne è proprietaria. Non ha senso riempirsi la bocca di paroloni sulla tutela del territorio e poi lasciare che l’Agenzia deputata ai controlli vada in giro alla ricerca di clienti per sopravvivere. O sia costretta a rottamare le cartelle esattoriali. Sono soldi nostri e vogliamo che siano davvero investiti sull’ambiente.

Un plauso allora per quanto fatto negli ultimi 3 anni. Ora Arpac e Regione ci dicano cosa vogliono concretamente fare nel prossimo triennio e come.