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Arpac Napoli, campi elettromagnetici e inquinamento acustico

by Flavio Cioffi
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Proseguiamo il viaggio di Gente e Territorio alla scoperta del Dipartimento provinciale Arpac di Napoli. La settimana scorsa abbiamo completato il nostro racconto dell’attività svolta dall’Area analitica, oggi cominciamo il percorso all’interno dell’Area territoriale partendo dall’Unità Operativa che si occupa di campi elettromagnetici e inquinamento acustico, AFIS. Siamo con il dottore Dario Mirella, Direttore del Dipartimento, il dottore Luigi Cossentino, Direttore dell’Area territoriale, e la dottoressa Emanuela Buonocore, dirigente l’Unità Operativa AFIS.

Cos’è l’Area Territoriale?

Mirella. Tutti i Dipartimenti dell’Arpac sono costituiti dalla Direzione provinciale, che coordina, e da Area analitica ed Area territoriale. L’Area analitica analizza appunto campioni che provengono dalla sanità e campioni ambientali. I campioni ambientali sono prelevati dalle Aree territoriali. Quindi le Aree territoriali svolgono essenzialmente: controllo del territorio, monitoraggio delle matrici ambientali e controlli di tipo amministrativo.

Cossentino. L’Area territoriale di Napoli è composta da cinque unità dirigenziali, le cosiddette Unità Operative, che si occupano delle varie matrici ambientali. Gli acronimi delle cinque Unità operative sono: AFIS, per gli Agenti Fisici; SUSC, che si occupa di SUolo e Siti Contaminati; ARIA, che si occupa di Emissioni in atmosfera; REMIC, che si occupa di acque REflue, Interne e Marino Costiere; RIFI, che si occupa di RIFIuti. Dispone di circa 40 tra dirigenti, funzionari e tecnici. Alcuni dei funzionari svolgono anche funzioni trasversali, coordinando le attività relative a: Autorizzazione Integrate Ambientali; rapporti con gli Enti; Autorità e polizie giudiziarie nel contrasto ai reati ambientali; certificazioni EMAS.

Tutto questo con 40 persone?

Mirella e Cossentino. Si.

E ce la fate?

Mirella e Cossentino. No.

Mirella. Il Dipartimento di Napoli è quello più fisiologicamente in ritardo sulle attività programmate. Oltre al lavoro, che dovrebbe essere di routine, di verifica dello stato di qualità delle matrici ambientali, ci sono i nuovi insediamenti da autorizzare, i vecchi insediamenti da controllare, le richieste delle Procure, le richieste EMAS e un mare di altre cose. L’Area Territoriale di Benevento ha circa la metà degli addetti di quella di Napoli; ma la provincia di Napoli conta più di 10 volte gli abitanti della provincia di Benevento ed abbraccia il 60% delle problematiche ambientali dell’intera Campania. Servirebbe più del doppio del personale.

Cossentino. Sui circa cinque milioni di abitanti della Campania, in provincia di Napoli ce ne sono più o meno 3,5 su una superficie pari al 12% di quella regionale. Con tutti i connessi problemi di conurbazione che creano le continue criticità alle quali siamo chiamati a rispondere. Negli ultimi anni c’è stato comunque un miglioramento qualitativo del personale, soprattutto in termini di età. Il che ne aumenta la motivazione e favorisce l’aggiornamento professionale in un quadro di ricerca continua di confronto tra unità operative e con l’Area analitica.

Cosa fa esattamente l’AFIS?

Buonocore. Si occupa di inquinamento acustico e di campi elettromagnetici sia ad alte che a basse frequenze, quindi dei pareri di competenza su entrambe le matrici ambientali. Si avvale di sette addetti, tutti laureati e con competenze specifiche su entrambe le matrici, utilizzando fonometri e rilevatori di campo.

Parliamo dei campi elettromagnetici.

Buonocore. Consideriamo ad esempio gli impianti di telefonia mobile. Le istanze da parte delle compagnie che intendono realizzare o modificare un impianto vanno in prima battuta al Comune che deve rilasciare le relative autorizzazioni. L’Arpac esprime un parere di competenza, vincolante, nell’ambito del procedimento generale. Valuta cioè in via previsionale i livelli di esposizione della popolazione ai campi generati da quegli impianti, verificando il rispetto dei limiti di legge. Poi c’è la bassa frequenza, parliamo di elettrodotti e di tutto quello che è legato alla trasmissione della corrente, sui quali eseguiamo controlli su segnalazione da parte dei Comuni e dei cittadini.

Ma esiste un reale inquinamento ambientale, come da più parti si sostiene?

Buonocore. C’è attenzione da parte dei cittadini e questo ci fa piacere perché è uno stimolo ulteriore per il nostro lavoro, anche di comunicazione. Spesso i cittadini sono preoccupati, ma fortunatamente non hanno ragione di esserlo. La maggior parte dei risultati dei nostri controlli, soprattutto su aree particolari della città che definiamo aree calde, sono rassicuranti. I limiti di legge sono rispettati. Tranne che in alcuni casi per i quali si apre la procedura di riduzione a conformità, sempre in capo ai Comuni. I limiti vigenti in Italia sono di 6 volt/metro, contro il dato consigliato dalla Comunità europea di 40 e anche più. Quindi in Italia siamo più cautelati. Ovviamente, man mano che le tecnologie vanno avanti, la rimodulazione degli impianti deve poter sempre garantire un valore molto basso di emissione e il lavoro di Arpac è proprio verificare che questo accada e intervenire in tutti quei casi in cui c’è il rischio di un potenziale superamento.

Per rispondere ai dubbi di molti cittadini, va considerato che l’aumento del numero di antenne non significa che aumenta di conseguenza l’esposizione ai campi magnetici. Perché il parametro fondamentale da considerare è la potenza associata. Ad esempio, la zona dell’eremo dei Camaldoli, attualmente entro i limiti di legge, è stata in passato molto attenzionata perché gli impianti radio tv che vi erano stati installati, in associazione ad impianti di telefonia mobile con potenze molto elevate, aveva determinato dei punti di superamento. Dove vediamo molte più attenne, magari in un centro storico, in realtà queste hanno potenze molto più basse che garantiscono il segnale e allo stesso tempo un livello di esposizione per la popolazione inferiore. Quindi, paradossalmente, spesso più antenne è garanzia di una uniforme distribuzione a tutela dei limiti di legge.

Quanti controlli fate mediamente in un anno?

Buonocore. I controlli sulle istanze, per lo più rivolte all’adeguamento alle nuove tecnologie, molte per l’installazione del 5G, sono tantissimi: almeno 750 all’anno. Con il personale a disposizione riusciamo poi a fare 50/60 ulteriori controlli all’anno nei siti più attenzionati sulla base dei dati a nostra disposizione e delle segnalazioni dei cittadini. Se ragioniamo sul numero di istanze e facciamo un raffronto, purtroppo il numero di controlli su campo è molto inferiore.

Veniamo all’inquinamento acustico.

Buonocore. Anche in questo caso rilasciamo pareri di tipo previsionale nell’ambito delle procedure AIA o degli iter autorizzativi ed eseguiamo controlli su campo. Lavoriamo poi molto su deleghe di indagine riferite alla problematica della movida. Proprio in questo periodo dell’anno si intensificano moltissimo, soprattutto a Napoli, le richieste di intervento da parte della PG operante per la questione dei locali in aree come Chiaia e il Vomero e ultimamente anche il centro storico. Una questione molto complessa e molto delicata, ben nota sia alle Procure che al Comune di Napoli. Sono anni che l’Arpac esegue nel periodo estivo controlli mirati, rilevando sempre superamenti dei limiti di legge. Il problema è legato alla musica nei locali e al numero di avventori, che generano un effetto cumulativo.

Ma l’inquinamento acustico non è solo movida.

Buonocore. No, può essere legato anche a moltissime attività produttive. Anche qui l’Arpac effettua sia valutazioni previsionali, in fase quindi progettuale, che controlli. Proprio in questi giorni sono in corso una serie di controlli soprattutto su aree di tipo misto, dove insistono sia aziende che abitazioni, e i risultati sono molto incoraggianti perché non abbiamo rilevato alcun superamento dei limiti di legge.