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Carnevale

by Piera De Prosperis
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Mentre impastiamo sfoglie di lasagna e friggiamo polpettine ci tornano in mente altri carnevali. Venezia, per esempio, dove trascinati dal gusto del travestimento, ci si sottoponeva a sedute di trucco negli appositi laboratori per turisti, salvo poi rimanere assolutamente esterrefatti dalla perfezione di damine e cicisbei con costumi d’epoca, magari tramandati di generazione in generazione, che circolavano impettiti per piazza San Marco. Anche noi oggi, purtroppo, abbiamo tutti le mascherine.

La maschera ha avuto, nel tempo, la funzione di proteggere nell’anonimato l’autore di gesti diversi dalla norma. Durante il Carnevale nel Medioevo, la Chiesa consentiva l’uso di maschere, in un rito liberatorio che dava la possibilità di capovolgere i valori. Il materiale al posto dello spirituale, il ventre e il sesso al posto della testa, il povero al posto dei potenti. Ovviamente solo a Carnevale. In questo particolare momento dell’anno, nel Medioevo si celebrava la festa dei folli anche detta la festa dell’asino. Il Carnevale, dice lo studioso russo Bachtin, era una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente… era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Contro i rituali canonici, immobili e ieratici della politica e del sacro.

Il mondo alla rovescia tollerato fino al martedì grasso dava vita, dunque, ad un mondo alla rovescia, con una prospettiva altra rispetto a quella tradizionale e di conseguenza anche ad una letteratura carnevalizzata che percorre in maniera sotterranea, nascosta ma forte tutta la letteratura dal Medioevo in poi. Un ruolo di rilievo avevano i giullari ed i clerici vagantes che incoraggiavano il popolo ad esprimere la loro voglia di libertà. Con il mercoledì delle ceneri, l’inizio della Quaraesima, si dava addio alla carne. Tutto rientrava nella norma e i principi regolatori della società venivano ripristinati.

Oggi che il Carnevale è solo un’altra festa commercializzata, sarebbe forse il caso di riflettere su quanto gli usi e i costumi cambino. Indossiamo una mascherina che in epoca di pandemia è un segno di libertà se voglio uscire, continuare a vedere gente anche se a debita distanza. Tuttavia in una sorta di Carnevale capovolto, la maschera la portiamo in un momento di penitenza. Quando finirà la nostra quaraesima sanitaria, esploderemo in una festa senza limiti di follia.

Per ora, l’edizione del Carnevale di Venezia nell’edizione 2021 sarà in streaming, ci si collegherà con il sito ufficiale dell’organizzazione e si assisterà a improvvisazioni, travestimenti, musica e intrattenimento da Ca’ Vendramin, sede del Casinò.

Accontentiamoci! Non possiamo fare altro. Ah sì, dimenticavo… dobbiamo preparare chiacchiere e sanguinaccio.