Dalle false ipotesi di complotto sulla creazione artificiale del virus nei laboratori, alle false iniziative benefiche a favore degli ospedali. Dalle false notizie riportate su carta intestata del Ministero dell’Interno (segnalate e bollate come fake news dalla polizia postale), a quelle sui presunti rimedi naturali come le tisane calde o l’aglio. Le fake news dilagano in rete.
Impazzano sui social network e sui blog, soprattutto. Cioè sui mezzi di comunicazione più utilizzati e tramite i quali la maggior parte della popolazione mondiale condivide file, foto e video. Ma anche Google mostra, alla richiesta di ricerca “COVID-19”, numerosi risultati (tra link, articoli e commenti) non esattamente veritieri. Persino gli organi di informazione non sono immuni dal problema.
Al fine di aiutare ad individuare le notizie false, la Rai ha attivato un osservatorio, guidato dal direttore di Rai News, Antonio Di Bella. “Oggi le fake news sono un veleno che rischia di minare l’informazione corretta e di minare la coesione sociale”, ha detto Fabrizio Salini, amministratore delegato Rai.
Il rapporto di EUvsDisinfo, struttura della Commissione Europea che contrasta la disinformazione relativa al Coronavirus, ha rilevato che, da gennaio a marzo, il maggior numero di notizie false riguarda ipotesi di complotto.
Ma, a volte, anche le fonti ufficiali diffondono notizie quanto meno imprecise. Ve lo ricordate quando ci dicevano che il Coronavirus era solo una super influenza e ci invitavano a stare sereni?
Non è facile districarsi. Occhio a chi diffonde, verificare la fonte. Un giornale regolarmente registrato è certamente più affidabile di un blog o di un video che gira sui social. Ma in ogni caso mantenere lo spirito critico, diffidare, cercare conferme. Non è facile, ripeto. Ma è fondamentale cercare di difendersi da quella che una volta si chiamava la “voce pubblica”.
C’è poi il rischio censura. Chi controlla i controllori?
