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Coronavirus. Quando il Nord diventa Sud

by Lucia Severino
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Se nel Lombardo-Veneto la paura serpeggia, nel Regno delle Due Sicilie si avverte l’ansia. Non disgiunta da un certo, cinico, senso di ironica rivalsa. Del tutto fuori luogo. Ma il “popolo” è spesso fuori luogo. Nelle urne, per le strade, sui social.

Da un lato, si ha la consapevolezza che prima o poi il virus arriverà anche al Sud. Dall’altro, è evidente la performance non proprio esemplare delle Regioni del Nord. Da un lato, ci si chiede, con preoccupazione, se il sistema sanitario e della protezione civile regionale saranno all’altezza giù al Sud. Dall’altro, dopo decenni di richiami nordisti al colera, la tentazione di render pan per focaccia è forte.

In definitiva, ci si limita a diffondere vignette del tipo: Non si affittano case ai settentrionali. Oppure: Quando il virus ti prende in parola. Prima il Nord. Poi, è vero, qualche Sindaco alla ricerca di consenso ha emesso ordinanze e pubblicato avvisi inutili e stupidi. Subito revocati o censurati dalle Autorità preposte. Tipo i cinque Sindaci di Ischia. Certo, qualcuno ha messo all’indice anche i compaesani rientrati dal Settentrione. Ma il Nord non ha l’esclusiva delle fesserie. Ci prova, ma non ci riesce.

Anche le reazioni internazionali non sono benevole. A cominciare dai Paesi confinanti. E sono proprio gli euroscettici (o sovranisti, che dir si voglia) ad invocare barriere, frontiere, respingimenti e isolamento. Avere più soldi in tasca aiuta, ma se non si sa spenderli non sono una garanzia. Meglio restare uniti ed affrontare insieme le emergenze. Ovunque si manifestino e chiunque le abbia causate.

Certo, qualcosa in Lombardia non ha funzionato. Amen. Ora rimbocchiamoci tutti le maniche. Però domani, quando la bufera sarà passata, quando si tornerà a parlare di autonomia differenziata e di eccellenza gestionale del Nord, ricordiamoci di oggi. La scala regionale spesso è insufficiente. Come nella sanità. Perfino Zaia ha invocato misure valide per tutto il territorio nazionale. E neanche basta. Ci vuole l’Europa. Ci vuole l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Chiunque siamo, ovunque viviamo, quale che sia il nostro reddito, siamo sempre al Sud di qualcun altro.