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Decreto Coronavirus

by Luca Rampazzo
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milano

A circa quattro ore dalla scadenza del precedente, il Governo ha licenziato il provvedimento emergenziale che regolerà la vita dei lombardi per i prossimi 7 giorni. Il contenuto era stato largamente annunciato e non ci sono grosse novità, ma si aggiungono norme per la zona verde. Ovvero per tutti i fortunati che vivono fuori dalle Regioni (e dalle Province, entrano nella zona gialla anche Pesaro-Urbino e Savona) colpite. Vediamo i provvedimenti zona per zona.

Zona Rossa

Resta tutto invariato: non si entra e non si esce. Ci saranno solo alcuni piccoli aggiustamenti indispensabili (le poste che riaprono per pagare le pensioni). Altrimenti la vita si ferma. Abbiamo già visto in settimana che sono in arrivo modesti aiuti economici anche per le partite Iva. In generale, la situazione è identica alla passata settimana.

Zona Gialla

Qui si assiste al maggior numero di mutamenti. Vediamone alcuni.

Sospensione, sino all’8 marzo 2020, di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose.

Pare che le Chiese non chiudano. Ma ci si deve stare ad un metro di distanza l’uno dall’altro. Perché il Coronavirus ama gli anziani e gli anziani amano le cerimonie religiose. Probabilmente, a parere di chi scrive, si consentiranno le feriali, poco frequentate, e saranno vietate le festive. Vedremo nei prossimi giorni che ne penserà la Diocesi.

Come previsto, estesa la chiusura delle scuole. Riaperti però i musei come aveva chiesto Sala, ma si dovranno rispettare le norme anti affollamento. Un passo verso la normalità, ma senza imprudenze ed accelerazioni.

E veniamo alle dolenti note. Vietato il caffè al bancone. Svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro. Difficile prevedere con quanto zelo verrà applicata la norma, ma già da martedì si rischia la denuncia.

Stessa misura per i negozi, dove può entrare al massimo un terzo delle persone consentite dalla capienza. Se all’Esselunga la cosa è gestibile, più o meno, nei piccoli negozi diventa difficile.

Seguono sacrosante misure di riduzione dell’accesso agli ospedali ed alle RSA. Ma manca la specifica della frazione di persone ammessa.

Solo in alcune Province (Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona) è prevista la chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, delle medie e grandi strutture di vendita. Ad eccezione delle farmacie, delle parafarmacie e dei punti vendita di generi alimentari.

Nella sola Lombardia e nella sola provincia di Piacenza è sospesa l’attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali. Fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza, centri culturali, centri sociali, centri ricreativi. Si torna indietro sulla interpretazione della Regione Lombardia che riapriva i campi di calcetto. Probabilmente a ragione, non aveva molto senso altrimenti.

Vietate anche le trasferte calcistiche dalle Province in zona Gialla. Sacrosanto pure questo.

In sostanza tutto come previsto, salvo alcuni picchi di paranoia difficilmente governabili. Nulla di disastroso. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità mette l’asticella sulla riduzione del numero di contagi come segno della riuscita del provvedimento. Ieri i contagi (con il nuovo metodo di calcolo) sono stati 500/600. Se dovesse andare avanti così, si rischierebbe il collasso del sistema ospedaliero Lombardo.

Infine, la zona verde.

In sunto: più Amuchina per tutti ed istruzioni su come lavare le mani. Importante il divieto di gite fino al 15 Marzo. Poi tanto internet: telelavoro, tele lezioni all’Università. Insomma, benvenuto terzo millennio anche nella nostra penisola. Chissà che questa emergenza non abbia l’effetto positivo di scrostare ed innovare anche le istituzioni più rigide e sclerotiche del Paese.