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Dov’è il Sud nei programmi elettorali?

by Flavio Cioffi
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Che fine ha fatto la Questione Meridionale? Che fine ha fatto il Mezzogiorno nei programmi elettorali delle forze politiche che si contendono il nostro voto? Entriamo nel merito, con un po’ d’ironia e di cinismo.

Partiamo dal Movimento 5Stelle. Partiamo da lì perché è più facile. Nel programma “dalla parte giusta” vi sono infatti due soli passaggi sul Mezzogiorno: “stabilizzazione di ‘decontribuzione Sud’, per proteggere e creare nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno” e “incrementare gli investimenti nel settore idrico, in particolare nel Mezzogiorno”. Stop. Fine. Non è una nostra sintesi, proprio non c’è altro.

Calenda, invece, nel programma di Azione – Italia Viva, vi dedica un apposito capitolo intitolato “Crescita del Mezzogiorno”. I punti sono:

  • Trasformazione della Agenzia per la Coesione in Agenzia per lo Sviluppo”. Per gestire con “poteri operativi straordinari di affiancamento e, dove necessario, di sostituzione delle amministrazioni locali (…) investimenti di qualunque natura nelle regioni meridionali”. Una nuova Cassa per il Mezzogiorno?
  • Differenziare la defiscalizzazione per incentivare la crescita dimensionale delle imprese”. Senza ulteriori specifiche.
  • Garantire livelli essenziali di prestazioni sociali”. Come? Potenziando quello che ha fatto Draghi. Ma perché, che ha fatto Draghi?
  • Completare l’Alta Velocità e potenziare i treni regionali”.
  • Realizzare l’Esagono della portualità”. Ossia una rete con tanto di cabina di regia.
  • Rafforzare la centralità delle zone economiche speciali (ZES)”. Le famose ZES, che in realtà non sono mai partite.
  • Fare del Sud l’hub energetico del Mediterraneo”. Cioè: gasdotti, piattaforma logistica e produzione di energie alternative. Il che farebbe del Sud il “protagonista assoluto delle dinamiche della geopolitica mediterranea”. Nientemeno.
  • Migliorare i livelli di istruzione e combattere la dispersione scolastica”. Con quali e quanti soldi? Non viene specificato.
  • Aumentare la diffusione della rete internet”. Con quali e quanti soldi? Non viene specificato.
  • Aumentare la quota di turismo non balneare per garantire maggiore continuità”. Non fatemi ripetere la domanda, la risposta è la stessa.
  • Rimuovere i vincoli indiretti alla crescita economica e al benessere sociale”. E, ovviamente, sconfiggere la fame nel mondo.

E’ la volta del Partito Democratico. I “divari territoriali (…) non si esauriscono nella storica frattura tra Nord e Sud”. Ahi, c’è puzza di fregatura. “Affronteremo le fragilità territoriali, come abbiamo fatto negli ultimi anni, (andiamo bene) in particolare attraverso il rilancio della Strategia Nazionale per le Aree Interne (…) rilanceremo e potenzieremo il Piano Sud 2030 (…) Dobbiamo definire livelli essenziali delle prestazioni (…) e superare il criterio della spesa storica”. Quindi, finalmente, niente più autonomia differenziata? E poi: rispettare la quota di PNNR e di bilancio ordinario dello Stato destinati al Mezzogiorno, negoziare con la Commissione europea per la “Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud” e rafforzare gli attuali incentivi. Quindi non cambia niente?

Chiudiamo con il programma del Centrodestra, che tutti danno vincente. E’ un programma chiaro e diretto, che lo si condivida o meno, che per il Mezzogiorno prevede di “garantire la piena attuazione delle misure previste per il Sud Italia e le aree svantaggiate”. Nient’altro, a meno che non si creda davvero al ponte sullo Stretto. Anzi, è per la “piena attuazione della legge sul federalismo fiscale”. Il che per il Sud non suona tanto bene. Quindi, chiaro e diretto com’è, il programma del Centrodestra non si pone proprio il problema.

E allora: dov’è il Sud nei programmi elettorali? Non c’è.