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Dove vuole arrivare la Cina?

by Mario Alvisi
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Cina

Ho vissuto 12 anni in Cina e la mia intenzione, con una serie di articoli, è di porre la domanda su dove la Cina, guidata dal PCC (Partito Comunista Cinese), vuole arrivare nel quadro geopolitico internazionale. Per iniziare a comprendere l’argomento, nel seguito sono riportate idee e prese di posizione dell’intelligence e del Governo della Gran Bretagna in risposta al comportamento del Governo cinese; inoltre, per far riflettere il lettore su come e perché il PCC guida la Cina con azioni che sono al limite di ciò che viene definita la soglia oltrepassata la quale sono veri e propri atti di belligeranza e non pacifiche, vediamo due importanti definizioni.

La prima è che la Cina, in cinese e per i cinesi, è chiamata Zhōngguó in cinese mandarino (中国; anche romanizzato come Jhongguo o Chung-kuo), e significa “Paese centrale” e non, come comunemente si legge sui quotidiani italiani, “Paese di mezzo” quasi che il nome di questo Paese fosse stato suggerito leggendo i libri di Tolkien. La genesi del nome della Cina è che i cinesi consideravano la Cina come il centro del mondo civile, circondato da barbari. Zhōng (中) significa “centro” o “centrale” mentre guó (国) significa “paese”, “regno”, “Stato” o “terra”, riferendosi all’affermazione che la Cina era al centro del “mondo conosciuto” di quella società.

La seconda definizione riguarda il Sūnzǐ Bing Fa 孫子兵 法 “I metodi di guerra del Maestro Sun” (meglio noto come “L’arte della guerra”), in breve Sūnzǐ 孫子 “Maestro Sun”, che è il classico militare più importante e popolare dell’antica Cina. Nella Bing Fa Sun Tzu introduce il concetto che la guerra si combatte con l’inganno. Alcune persone credono che la guerra debba essere combattuta in modo dignitoso e sportivo, ma Sun Tzu non è uno di questi. Al contrario, crede che ciascuna parte debba cercare di ingannare l’altra al fine di concepire la propria strada verso la vittoria.

Il modus operandi del Governo cinese riflette gli insegnamenti della Bing Fa e tiene presente che la Cina è “il Paese centrale”.

Vediamo ora come il Regno Unito interpreta le azioni della Cina.

In un discorso al think tank britannico Policy Exchange il 30 settembre scorso, il generale Sir Nick Carter, capo di stato maggiore della difesa britannico, ha svelato che deve essere messo a punto un nuovo “concetto operativo integrato” per le forze armate britanniche al fine di rispondere al “sempre più complesso e dinamico contesto strategico”. Carter ha detto che “dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modo di pensare se non vogliamo essere sopraffatti”.

Il concetto operativo integrato è, secondo il governo britannico, un cambiamento significativo nel pensiero militare ed una risposta all’avanzamento della tecnologia ed alle tattiche non tradizionali, come le campagne di disinformazione, utilizzate dagli avversari.

Il regime cinese, ad esempio, ha sfruttato tecnologie e tattiche che hanno aggirato il diritto internazionale per evitare che le loro azioni venissero classificate come conflitto secondo le attuali definizioni del diritto internazionale.

L’Esercito popolare di liberazione vede “l’ambiguo confine tra pace e guerra” come un’opportunità per l’esercito cinese di raggiungere i suoi fini, mascherando le sue attività da civili e, quindi, facendole passare come pacifiche.

Occorre inoltre sottolineare il ruolo della nuova forza di supporto strategico cinese, progettata per raggiungere il dominio nello spazio e nei sistemi informatici con una strategia che consiste nel comandare le forze di attacco e difesa per mezzo delle informazioni satellitari, mentre forze d’assalto elettroniche, forze d’assalto su Internet e forze operative mettono a punto varie campagne che includono metodi di guerra elettronica convenzionali, forze d’assalto anti-radiazioni e forze di guerra informatica sugli scenari internazionali.

Si deve guardare con preoccupazione all’autoritarismo digitale della Cina, che si riferisce alla sorveglianza di massa della sua popolazione da parte del Partito comunista cinese ed ai suoi sforzi per esportare questi strumenti in altre parti del mondo.

I rivali più autorevoli della Gran Bretagna, come Cina e Russia, non possono permettersi di entrare in guerra come viene comunemente definita e, quindi, vogliono vincere con azioni che rimangono al di sotto di quella soglia. Questi regimi credono di essere già impegnati in un’intensa forma di conflitto che è prevalentemente politico piuttosto che cinetico. La loro strategia di guerra politica è progettata per minare la coesione, erodere la resilienza economica, politica e sociale e competere per un vantaggio strategico nelle regioni chiave del mondo.

Il loro obiettivo è vincere senza entrare in guerra: raggiungere i loro obiettivi rompendo la nostra forza di volontà, utilizzando attacchi al di sotto della soglia che indurrebbe una risposta di combattimento.

Siamo esposti ad attacchi attraverso la nostra politica di apertura e per come i nostri sistemi democratici possono essere usati contro di noi.

Al fine di contrastare queste politiche cinesi il governo del Regno Unito sta conducendo una revisione completa della sua politica estera, di sicurezza e di difesa. Come parte del cambiamento di politica, l’esercito britannico avrà una presenza più persistente in Asia, ha detto pochi giorni fa il generale Sir Mark Carleton-Smith, capo di stato maggiore della Gran Bretagna.

“È un’area che ha visto una presenza dell’esercito molto più consistente negli anni ’80, ma con l’11 settembre ci siamo naturalmente ritirati”, ha detto. “Pensiamo che ora potrebbe essere il momento di correggere questo squilibrio”. Avere una presenza militare più persistente nella regione “cambierà le narrazioni, fornirà rassicurazione agli alleati e deterrente per gli avversari”, ha detto Carleton-Smith. “Daranno al Regno Unito una scelta e un’influenza più strategiche”.

Queste recenti osservazioni di alti leader militari britannici riflettono un profondo cambiamento nella percezione strategica del regime cinese da parte del Regno Unito.

Il tenente generale Jim Hockenhull, capo dell’intelligence della difesa britannica, ha dichiarato il mese scorso ai media britannici che la Cina “rappresenta la più grande minaccia per l’ordine mondiale, cercando di imporre standard e norme cinesi e usando il suo potere economico per influenzare e sovvertire i sistemi democratici occidentali, sostenuto da massicci investimenti nella modernizzazione delle sue forze armate”.

Si conclude ponendosi la domanda se la Cina voglia conquistare il mondo utilizzando metodi che sono al limite di ciò che viene definito atto di belligeranza dal diritto internazionale; il lettore attento dovrebbe porsi la stessa domanda e partecipare ad un dibattito attraverso il blog.