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E anche questo è saltato

by Piera De Prosperis
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La poltrona del Ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca scotta e non poco. Dire che Fioramonti era ormai un San Lorenzo sulla graticola pare molto adatto alla luce delle ultime vicende. Aveva detto a più riprese, anche in trasmissioni televisive di grande pubblico, che o si trovavano tre miliardi per scuola e università o era pronto ad andarsene. Se ne è andato. I miliardi nella finanziaria non ci sono e, per non perdere la faccia, l’unica via che ha trovato sono state le dimissioni. Quanto sofferte, non sappiamo. Anche perché circolano tanti rumors. Sulla tempistica delle dimissioni ma anche sulla paventata nascita di un nuovo gruppo parlamentare, con Fioramonti e un pò di dissidenti grillini, comunque sostenitore di Conte, dietro il quale ci sarebbe Goffredo Bettini.

Ma questo ci interessa a latere. Valutiamo l’evento più in generale, proprio a partire dall’excusatio che il Ministro ha fatto del suo operato in un lungo post su Facebook. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione – fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società – al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica. Non è stata una battaglia inutile e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti: lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo).La verità, però, è che sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca.

A questo aggiungiamo quanto l’operato del Ministro sia stato utile per eliminare l’orrore delle buste all’esame di Stato e per ripristinare la traccia di Storia. Interventi che da soli sono serviti a farlo apparire una speranza agli occhi degli operatori della scuola. Ora siamo daccapo. Si ricomincia dopo Natale con il solito balletto dei nomi, anche se sembra che, comunque, l’incarico sarà affidato ad un grillino.

E’ stato certamente un gesto di coerenza. Che può suscitare perplessità in chi è smaliziato di politica ma che in un contesto, quale quello scolastico, in cui si cerca di educare al rispetto degli impegni presi, non è cosa da poco e può essere un esempio di comportamento congruente con quanto dichiarato. Dire una cosa, fare una promessa e poi non mantenerla, essere incoerente è ciò che sicuramente più colpisce i giovani e che più li disaffeziona circa le promesse dei grandi. Quel mondo che Elena Ferrante chiama la vita bugiarda degli adulti. Per questa conseguenzialità Fioramonti merita il nostro apprezzamento.

Il gesto plateale serve, anche, a mettere in luce la scarsa considerazione che la politica ha della scuola. Si parla di cervelli in fuga, di forze giovani che abbandonano il nostro Paese che non investe nella ricerca e poi la manovra finanziaria, fregandosene altamente del richiamo del Ministro, sceglie altre strade. E’ pur vero che la manovra è sul letto di Procuste, tirata a forza se troppo corta, amputata se sporgente. Come scrive lo stesso Fioramonti, ci sarebbe voluto più coraggio ma la politica non ha ancora imparato a fare le cose difficili (Rodari).

Sulla tempistica delle dimissioni c’è chi ha criticato la scelta del periodo natalizio. Il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, ha evidenziato le ripercussioni di tale gesto sia sul piano politico che istituzionale perché essendo il Parlamento chiuso per ferie, non c’è stato un dibattito in merito. Il rispetto istituzionale e la normale prassi costituzionale avrebbero richiesto ben altro momento, tanto è vero che non esistono riscontri di ministri dimissionari nel giorno di Natale. Siamo tutti consapevoli che per fare cambiamenti e riforme di cui la scuola ha bisogno ci vuole ben altra stabilità e che cambiare un Ministro all’anno, o quasi, è quanto più destabilizza gli operatori tutti del settore. Abbiamo sempre detto che iniziative e innovazioni devono essere messe alla prova, devono maturare e sedimentare e così anche le persone che delle novità si fanno promotori.

Possiamo solo sperare che il nuovo Ministro entri in punta di piedi, senza fanfare, e si metta a lavorare come un onesto ed impegnato lavoratore che nella sua cassetta degli attrezzi non ha strumenti di magia o fuochi pirotecnici o grimaldelli, ma strumenti tecnici umili ed appropriati.